Italia: via libera del Cdm al Job Act. Renzi: riconosciuti i diritti a una generazione
Renzi rottama i contratti a progetto e art.18. Oggi il Consiglio dei Ministri ha varato i primi due decreti attuativi del Jobs Act, la riforma del mercato del lavoro che introduce il contratto a tutele crescenti e supera l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. “È un giorno atteso da molti anni da una parte di italiani ma atteso anche da un’intera generazione che ha visto la politica fare la guerra ai precari ma non al precariato“, ha detto il premier nella conferenza stampa che si è tenuta al termine del Cdm.
A partire dal 2016 sarà vietato stipulare contratti a progetto e, secondo le stime diffuse da Renzi, “200 mila persone passeranno dai contratti a progetto all’indeterminato“. Secondo i calcoli dell’Ocse, se le riforme del governo saranno portate a termine, in cinque anni ci sarà un incremento degli occupati pari a 340 mila unità.
In caso di licenziamento senza giusta causa, il lavoratore potrà ottenere un risarcimento monetario crescente in base all’anzianità di servizio, per un massimo di 24 mensilità. Ci sarà la possibilità di essere reintegrato solo in caso di discriminazione, licenziamento nullo o per motivi disciplinari quando il fatto contestato è insussistente.
“In Italia da molti anni è diventato normale assumere con tutte le forme di contratto meno il contratto a tempo indeterminato -ha detto in conferenza stampa il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti- la nostra scommessa è rovesciare questo fatto, la normalità sia l’assunzione a tempo indeterminato”. “I decreti approvati dal Cdm servono a fare assunzioni collettive, non licenziamenti collettivi“, è il messaggio indirizzato dal capo del governo ai detrattori della riforma.
Previste nuove tutele per chi perde il posto di lavoro. Viene introdotto il Naspi, il nuovo ammortizzatore sociale che a partire dal 1° maggio proteggerà da disoccupazione involontaria, e la Dis-Coll, l’indennità di disoccupazione per i collaboratori che hanno almeno tre mesi di versamenti. “Nessuno rimarrà solo dopo il licenziamento”, ha aggiunto il premier. “Una generazione vede finalmente riconosciuto il proprio diritto ad avere tutele maggiori”. “Parole come mutuo, ferie, buonuscita e diritti entrano nel vocabolario di una generazione fino ad ora esclusa”.