Notizie Notizie Italia Italia, Roubini: rischio rotta collisione con Ue. E Cgia lancia alert manovra 18,5 miliardi

Italia, Roubini: rischio rotta collisione con Ue. E Cgia lancia alert manovra 18,5 miliardi

9 Aprile 2018 12:33

Rischio Italia, a che punto siamo? Stando allo spread BTP-Bund, che si conferma ancora sotto controllo, il rischio rimane contenuto. Ma avvertimenti e previsioni non proprio confortanti sono arrivati nel fine settimana, in occasione del workshop Ambrosetti. Per non parlare poi anche dell’alert lanciato dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre, secondo cui il nuovo Governo dovrà predisporre entro la fine di quest’anno una manovra di bilancio del valore di almeno 18,5 miliardi di euro per evitare l’aumento dell’Iva.

In primo piano le dichiarazioni dei funzionari europei, ma anche di diversi economisti che hanno partecipato all’evento “Lo scenario dell’Economia e della Finanza”, giunto alla sua 29° edizione,  che si è svolto venerdì 6 e sabato 7 aprile.

A prendere la parola economisti come Nouriel Roubini e Carlo Cottarelli, ma anche esponenti dei piani alti di Bruxelles, come il vice presidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis.

In particolare, l’agenzia Sole 24 Ore Radiocor ha riportato i commenti sull’Italia rilasciati da Nouriel Roubini ai giornalisti, a margine del forum The European House Ambrosetti a Cernobbio. Nel far riferimento al fatto che, a seguito delle elezioni politiche dello scorso 4 marzo, i partiti anti europeisti e populisti hanno conquistato pù del 50% dei voti, Roubini ha affermato che  “la riforma delle pensioni e il reddito di cittadinanza sono voci costose” e che dunque “l’Italia potrebbe finire in rotta di collisione con l’Unione Europea che chiede di ridurre deficit e debito oltre che con i mercati finanziari”.

Insomma, “se le misure promesse in campagna elettorale dovessero essere applicate, vi sarebbe il rischio di una deviazione significativa da obiettivi fiscali”. E tale fattore, unito alla fine degli acquisti di titoli di stato da parte della Bce, che prima o poi arriverà, è fonte di preoccupazione per il futuro dell’Italia:

“I mercati, forse, concederanno il beneficio del dubbio quest’anno ma alla fine del prossimo anno, quando sarà finito il Qe e la Bce avrà iniziato il processo di normalizzazione della sua politica e Mario Draghi avrà lasciato la presidenza della banca centrale europea, le cose potrebbero essere molto diverse”, con una Italia che decide di azzerare le riforme fino a oggi adottate, come la riforma delle pensioni, ergo la riforma Fornero.

“Se la crescita potenziale rimane bassa, se il deficit e il debito anziché calare crescono, allora le cose per l’Italia potrebbero andare male”.

In ogni caso, secondo Roubini, le politiche della Bce hanno consentito troppa complacency  e forse alcune delle promesse fatte in campagna elettorale non ci sarebbero state “senza la Bce e se ci fosse stata una maggiore disciplina di mercato“.

“In sintesi – ha concluso Roubini – c’è un grande elemento di incertezza per l’Italia e non è il caso di abbassare la guardia”.

Un attenti è arrivato anche dal vice-presidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis che, in una intervista al Tg5, ha sottolineato che “è essenziale che l’Italia rispetti i target di bilancio”.

“Ci aspettiamo che l’Italia migliori strutturalmente il suo budget dello 0,3% del Pil, le valutazioni verranno fatte all’inizio del prossimo semestre”.

Cgia Mestre alert sulla manovra

L’Ufficio Studi della Cgia di Mestre ha spiegato il motivo per cui ritiene che il governo dovrà varare una manovra da ben 18,5 miliardi:

“In particolare, bisognerà recuperare 12,4 miliardi per sterilizzare l’aumento dell’Iva, che diversamente scatterà dal 1° gennaio 2019, altri 3,5 miliardi che l’Unione europea ci sta per chiedere, al fine di perseguire il pareggio di bilancio come previsto dal cosiddetto “Six pack” e, infine, ulteriori 2,6 miliardi per ‘coprire’ una serie di spese non differibili”.

Un quadro, quello presentato, che stride in modo impietoso con le promesse che sono state sbandierate dai partiti durante la campagna elettorale, come ha ammesso lo stesso Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio Studi della Cgia:

“Purtroppo l’entità di questa manovra stride in maniera evidente con le promesse elettorali avanzate nelle settimane scorse da coloro che oggi scalpitano per guidare il Paese. Dopo l’ubriacatura che abbiamo subito leggendo gli effetti positivi dovuti all’applicazione della flat tax, del reddito di cittadinanza o dalla cancellazione della legge Fornero, sarà interessante capire come, in pochi mesi, chi ci governerà recupererà oltre un punto di Pil”.

Intanto, se Roubini ha parlato del rischio Italia facendo riferimento all’inizio prima o poi di un processo di normalizzazione dei tassi, l’ex Commissario alla Spending Review Carlo Cottarelli ha detto, riferendosi all’impatto sulla finanza pubblica italiana, di non temere tanto uno shock sui tassi, ma uno shock di tipo recessivo, alimentato dalla guerra commerciale e dai venti di protezionismo che stanno soffiando con l’era di Donald Trump:

“Non credo che il problema possa venire dall’aumento dei tassi di interesse, quello che mi preoccupata è uno shock recessivo, una recessione in Europa per esempio scatenata da una guerra sulle tariffe in cui il Pil riprende a scendere in Italia”.

In quel caso, ha fatto notare Cottarelli ai giornalisti a margine del workshorp Ambrosetti, il rapporto tra debito e Pil ricomincerebbe a salire: “Allora sì che quello farebbe ripartire la speculazione contro l’Italia”.

Ora numero uno dell’Osservatorio sui conti pubblici, Cottarelli ha scritto anche un editoriale pubblicato su Repubblica Affari&Finanza, invitando il prossimo governo italiano – qualunque sia – a promuovere la crescita economica e ad accettare di non potere fare più affidamento sugli aiuti di Mario Draghi:

“Se si aspetta a sistemare i conti, lo si deve poi fare nel momento sbagliato, quando l’economia è in recessione, sotto la pressione dei mercati e con dosi massicce di austerità”. Dunque, “dobbiamo evitare che questo si ripeta, perchè non sappiamo se in futuro ci sarà un whatever it takes 2”.

Ancora, l’Italia non si aspetti che arrivino “aiuti dall’Europa sotto forma di mutualizzazione del debito“.