L’Italia del M5S-Lega assediata da allarmismo: nuova crisi euro, tassi BTP al 5%, Bce allo sbando
L’Italia continua a essere assillata dall’allarmismo dei funzionari europei. Che si tratti di Vladis Dombrovskis, che ha ripetuto praticamente le stesse cose nel giro di pochi giorni, o di altri esponenti dell’Unione europea che preferiscono optare per l’anonimato, l’atteggiamento rimane quello: la prospettiva di un governo M5S-Lega sta scatenando le previsioni più fosche, e non solo sui BTP.
Ormai si parla già di una nuova crisi dell’Eurozona, praticamente di un bis di quella che ha messo in dubbio la stessa ragion d’essere dell’euro nel 2011/2012, e che ha costretto la Bce a trasformarsi in acquirente di debiti pubblici.
“C’è davvero il serio pericolo che il nuovo governo italiano possa, attraverso l’adozione di politiche economiche irresponsabili, dare il via a una nuova crisi dell’euro”, si sfoga un alto funzionario dell’area euro, intervistato da Reuters.
D’altronde, tutti in queste ore stanno facendo un po’ di calcoli per capire quale sarebbe il rischio che i conti pubblici italiani correrebbero, nel caso in cui anche soltanto uno dei miracoli promessi dal M5S e dalla Lega diventasse realtà.
Il reddito di cittadinanza, cavallo di battaglia della campagna elettorale del M5S, costerebbe 17 miliardi all’anno; con un’aliquota del 15% sia per le società che per le persone fisiche, la flat tax voluta dalla Lega (e in generale dal centro destra) cancellerebbe con un colpo di spugna 80 miliardi di euro di entrate all’anno; lo stop alla riforma Fornero sulle pensioni costerebbe 15 miliardi, mentre altri 12,5 miliardi di euro sarebbero necessari per evitare che l’aumento automatico dell’Iva.
“Tutti sono preoccupati che l’Italia possa diventare ingovernabile, e che i populisti trascinino il paese in un’altra crisi profonda”, riferisce un altro funzionario europeo.
Quello che ha in mente il duo Di Maio-Salvini è, d’altronde, decisamente in contrasto con le promesse che l’esecutivo uscente di Paolo Gentiloni ha fatto a Bruxelles: in particolare, quella di portare il deficit a scendere quest’anno all’1,6% del Pil e poi ancora più giù allo 0,8% nel 2019, rispetto al 2,4% del 2017, per arrivare infine al traguardo tanto agognato del pareggio di bilancio nel 2020.
Qualcuno azzarda uno scenario meno catastrofico.
E’ il caso di Nicola Nobile, economista presso Oxford Economics, che ritiene che le manovre di politica fiscale espansiva auspicate dal M5S e dalla Lega possano far salire il Pil italiano del 3% nel 2019, e del 2% in 2020: un bel balzo, rispetto allo scenario di base che prevede per l’economia italiana una espansione attorno all’1%.
Lo stesso Nobile prevede tuttavia un balzo dei tassi dei BTP decennali fino al 5% entro il 2022, rispetto all’attuale 2% circa.
C’è poi una intera platea di economisti che ricorda che, se l’Italia non è ancora capitolata sotto la zavorra dei debiti, è perchè c’è il famoso scudo BTP, ovvero l’aiuto della Bce, che acquista bond italiani – e dell’Eurozona – attraverso il suo programma di Quantitative easing.
Per questo motivo si teme che, una volta che a tale piano sarà messa la parola fine, gli elevati livelli del debito pubblico e il basso tasso di crescita porteranno gli investitori di tutto il mondo a chiedere tassi più alti, per compensare il rischio dei BTP.
A quel punto, l’Italia potrebbe avere seri problemi e trasformarsi anche in un vero dilemma – se non lo è già – per la Bce. Francoforte potrebbe decidere per esempio di posticipare la fine del QE, per evitare che l’Italia collassi del tutto.
“E’ improbabile che una crisi si presenti nei prossimi 12-18 mesi – ha detto un altro funzionario europeo – ma quando la Bce inizierà ad optare per una politica monetaria restrittiva, il quadro sarà preoccupante“.
Cosa potrebbe succedere, a quel punto?
“Uno scenario alternativo potrebbe vedere la Bce decidere di non alzare i tassi per non provocare una crisi in Italia…a quel punto la politica monetaria inizierebbe a perdere la sua indipendenza e si presenterebbe quello che noi economisti chiamiamo “dominio fiscale”.
In questa situazione, la proposta dei due partiti contenuta nella bozza del contratto di governo con cui si chiede all’Eurostat di non conteggiare i BTP che sono nel portafoglio della Bce nel calcolo dei debiti italiani, stupisce più di un funzionario Ue:
“E’ una cosa totalmente assurda. All’Eurostat non cambia niente chi detiene il debito”. E questo perchè sempre di soldi che l’Italia deve restituire, si tratta.
Dopo essere volato di oltre +16% alla vigilia, lo spread BTP-Italia rimane oggi sotto controllo.
Gli scossoni certo non sono mancati, e si sono presentati soprattutto dopo le dichiarazioni del vice presidente della Commissione europea, Vladis Dombrovskis, che ha detto che il nuovo governo dovrà restare nei binari delle riforme fin qui messe in atto dall’Italia. A dispetto delle parole proferite qualche ora fa da Alberto Bagnai, una certezza c’è: il ricatto dello spread funziona ancora.