Notizie Notizie Italia Inverno senza gas russo? I numeri dicono che non servirà un razionamento. Stangata bollette farà da driver per risparmi sui consumi

Inverno senza gas russo? I numeri dicono che non servirà un razionamento. Stangata bollette farà da driver per risparmi sui consumi

9 Settembre 2022 16:16

Mentre i ministri dell’energia UE rimandano la decisione sulle misure volte a risolvere la crisi del gas, tra cui il price cap, gli italiani si stanno domandando se effettivamente si riuscirà a stare al caldo il prossimo inverno, anche alla luce del nuovo piano Cingolani.

Da un’analisi del think thank indipendente per il clima “ECCO”, si evince come la domanda di gas nel periodo novembre-marzo, prevista a circa 37 miliardi di standard metri cubi rispetto ai 40,4 miliardi degli ultimi anni (stime su dati del Ministero della Transizione Ecologica), sia soddisfatta dalle infrastrutture e dagli approvvigionamenti esistenti. In particolare le attuali infrastrutture, il nuovo contratto con l’Algeria per 6 miliardi di metri cubi, di cui gli analisti di ECCO hanno ipotizzato tra 1 e 2,5 già disponibili nel periodo invernale, e stoccaggi al 90% (circa 17 miliardi smc) dovrebbero fornire nella stagione invernale novembre-marzo tra i 37,7 e i 40,9 miliardi di smc.

La buona notizia è dunque che, tra nuove importazioni e stoccaggi, nei prossimi 12 mesi dovremmo avere a disposizione più gas di quanto mediamente ne consumiamo: nel 2021 il consumo annuale di gas è stato di 76 miliardi di metri cubi, mentre nel 2023 ne potremmo avere a disposizione più di 80 miliardi di metri cubi.
La cattiva notizia è che i calcoli finora fatti dal Governo sono basati sul fabbisogno annuale, senza considerare i picchi giornalieri durante i quali i nuovi fornitori (primi fra tutti Libia, Algeria e Norvegia), potrebbero non farcela a soddisfare la domanda italiana.

ECCO ha calcolato che la capacità teorica delle infrastrutture esistenti, esclusi i collegamenti con la Russia, per un totale di 529 milioni di smc/giorno è potenzialmente in grado di soddisfare il massimo della domanda giornaliera registrata negli ultimi anni nel periodo invernale. Tuttavia, non tutti i gasdotti, Libia in particolare, hanno sufficiente gas per assicurare la piena capacità.

Un inverno senza gas russo è possibile, anche con picchi di freddo

Per questo motivo gli analisti di ECCO hanno stimato l’adeguatezza delle infrastrutture esistenti durante eventuali picchi confrontando la domanda e l’offerta giornaliera di gas nel periodo invernale e ipotizzando di dover rinunciare alle forniture russe, ai nuovi rigassificatori di Piombino e Ravenna e alle vecchie centrali a carbone.

Abbiamo ricostruito un possibile profilo, sulla base dei dati di immissione massima di gasdotti, stoccaggi e produzione nazionale degli ultimi anni: si ottiene un valore di 345 milioni di smc al giorno, a fronte di un picco di domanda dello scorso inverno di 378 milioni di smc al giorno, inclusi 10 milioni di esportazioni”, spiega Matteo Leonardi, co-fondatore e direttore esecutivo politiche nazionali di ECCO.

Per raggiungere i picchi invernali serve quindi ricorrere agli stoccaggi, che diventano essenziali, con contributi superiori ai massimi raggiunti negli ultimi anni ma comunque ben al di sotto della capacità nominale (secondo i dati del Ministero della Transizione Ecologica nel periodo gennaio-luglio 2022 le scorte sono aumentate dell’8038,9%).
Per esigenze tecniche gli stoccaggi non possono però essere utilizzati tutti. In Italia ad esempio la riserva strategica, pari a 4,5 miliardi di metri cubi, è utilizzabile solo in casi di estrema emergenza previo via libera da parte del Ministero dello Sviluppo Economico.

Va da sé come l’eventuale interruzione delle forniture russe renda il risparmio una risorsa centrale per dare sicurezza al sistema, ridurre la pressione sugli stoccaggi e mantenerli più a lungo. Considerando che molti dei risparmi saranno indotti da ragioni di prezzo, il ricorso a razionamenti diventa meno probabile. Più risparmiamo in modo ordinato e con la partecipazione dell’intera collettività, più mettiamo in sicurezza il sistema e riduciamo la pressione sugli stoccaggi.

 

Grafico 3 misure governo italia domanda crisi gas

Le soluzioni alternative proposte da ECCO

Il problema potrebbe però ripresentarsi all’inverno 2023-2024. Secondo gli analisti di ECCO da un lato la politica dovrà decidere come e a chi distribuire le risorse economiche per fronteggiare la crisi dei prezzi e a chi chiedere risparmi e interruzioni se queste dovessero essere necessarie. Dall’altro, capire quanto il pacchetto europeo REPowerEU, che chiede di anticipare gli obiettivi climatici accelerando il passaggio dalle fonti fossili a efficienza e rinnovabili, risulti l’opzione strutturale migliore di fronte al protrarsi della crisi.

Inoltre, le risorse economiche andrebbero indirizzate a favore della diffusione di elettrodomestici di categoria e consumo efficiente, rivedendo l’impianto costoso e non selettivo degli attuali bonus, riservando le risorse ai più vulnerabili, senza associarle alle ristrutturazioni edilizie e introducendo standard di efficienza più elevati per il commercio di tutta una gamma di apparecchiature elettriche, dai frigoriferi ai modem di casa.

Per la grande impresa, la cui fiscalità e parafiscalità incide con un peso minore in tariffa, gli spazi di intervento sono limitati e includono necessariamente il credito d’imposta e ulteriori incentivi (ad esempio credito agevolato e sistemi di garanzia) per le realtà che investono in efficientamento energetico, rinnovabili e idrogeno verde, in ottica di sganciarsi dal gas.

Sganciare il prezzo delle rinnovabili dal prezzo del gas nel mercato elettrico, di cui si parla sempre più, secondo gli analisti di ECCO è una misura emergenziale che deve essere fatta contestualmente a una proposta completa di riforma del mercato elettrico funzionale allo sviluppo delle rinnovabili, che come da obiettivi nazionali è previsto fornire il 70-80% di energia elettrica al 2030, e alla decarbonizzazione del settore elettrico nel 2035 come da impegno G7 e in linea con le raccomandazioni dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA).

Se il gas costa caro, e poco si può fare a riguardo, oltre ai sostegni va assicurata la permanenza di un sistema strutturale di superbonus/ecobonus in grado di portare l’efficienza energetica nelle abitazioni.

Infine, per la riduzione delle accise su benzina e diesel andrebbero applicati criteri selettivi o condizionalità. Incondizionata come è attualmente non è un sostegno alle famiglie per l’inflazione ma è un incentivo a chi usa l’auto. Per il bonus trasporti invece andrebbe emulata la strategia della Germania che ha riscosso un enorme successo, senza al contrario aumentare le tariffe dei trasporti come è successo recentemente in una delle metropoli più inquinate d’Europa, cioè Milano.