“Il successore di Powell già in estate”. La moral suasion di Trump abbatte il dollaro

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Donald Trump starebbe considerando la possibilità di accelerare la nomina del successore del presidente della Fed Jerome Powell, il cui mandato terminerà tra 11 mesi. Ma di fatto, l’indiscrezione del “The Wall Street Journal” citando fonti ben informate, ha uno scopo di forte moral suasion e di indebolimento della sua figura, con conseguente aumento della sfiducia degli investitori.
Per legge, Trump non può infatti rimuovere Powell se non “per giusta causa” (fatto grave e dimostrabile).
Sulla notizia, oggi i rendimenti dei titoli di Stato statunitensi a due anni, sensibili alle variazioni dei tassi, sono scesi di 0,02 punti percentuali, attestandosi al 3,76%. E il dollaro è sceso ai minimi da tre anni. Ne approfitta l’euro che nelle prime ore dell’alba si è avvicinato a 1,17 dollari e viene scambiato ora intorno a 1,1680 in rialzo dello 0,2%. Il dollaro ha perso oltre il 10% da inizio anno, complice la preoccupazione per lo stato dell’economia statunitense.
Come funziona l’elezione del presidente della Fed
L’idea di annunciare il successore in anticipo, a settembre-ottobre o perfino in estate, sarebbe dunque un tentativo di indebolire il presidente della Fed e spostare le aspettative del mercato verso ulteriori tagli dei tassi di interesse. Proprio sui tassi va in scena da tempo un duro scontro tra la Casa Bianca e la Fed.
Il mandato di Powell come presidente della Federal Reserve termina ufficialmente a maggio 2026, mentre la sua posizione nel Consiglio dei governatori della Fed resta salda fino al 2028. I membri del Consiglio dei Governatori della Fed sono nominati dal presidente degli Stati Uniti e confermati dal Senato. Per legge, le nomine devono garantire “un’equa rappresentanza degli interessi finanziari, agricoli, industriali e commerciali e delle divisioni geografiche del Paese” e nessun Governatore può provenire dallo stesso Distretto della Federal Reserve.
Il mandato completo di un Governatore è di 14 anni e una volta nominati, i governatori non possono essere rimossi dall’incarico per le loro opinioni politiche. I lunghi mandati e le nomine scaglionate hanno lo scopo di contribuire all’isolamento del Consiglio – e del Federal Reserve System nel suo complesso – dalle pressioni politiche quotidiane a cui potrebbe sono sottoposti. Ecco perché gli attacchi ripetuti di Trump hanno sicuramente effetti sull’economia e sul sentiment del Paese, ma difficilmente incideranno fattualmente sul mandato di Powell.
I papabili alla successione
Intanto al vertice Nato dell’Aia il presidente Usa, Donald Trump, ha dichiarato di avere in mente tre o quattro nomi per sostituire l’attuale presidente della Federal Reserve (Fed), Jerome Powell. “Se ne andrà molto presto, per fortuna, perché penso che sia pessimo”, ha tuonato nuovamente Trump che non ha tuttavia nominato i potenziali sostituti del banchiere centrale né ha definito una tempistica per una decisione. Il mandato di Powell come presidente termina a maggio 2026.
Secondo il WSJ, il presidente americano sta prendendo in considerazione alcuni nomi da proporre per la successione di Powell nel maggio 2026. L’ex governatore della Fed Kevin Warsh e il direttore del Consiglio economico nazionale Kevin Hassett. Tra i candidati ci sarebbe anche il segretario al Tesoro Scott Bessent, l’ex presidente della Banca Mondiale David Malpass e il governatore della Fed Christopher Waller.
Gli scontri Fed-Casa Bianca
L’inquilino della Casa Bianca ha definito Powell (da lui nominato al vertice della Fed nel 2018) come “uno stupido”, sottolineando che a suo avviso “dovremmo avere tassi più bassi di 2,5 punti, pagheremmo molto meno di debito”.
Il tema del debito americano e della sua sostenibilità è l’ago della bilancia, ma Powell si trova di fronte a una situazione complessa. I conflitti commerciali innescati dalla Casa Bianca, da un lato promettono di indebolire la crescita e dall’altro rischiano di avere un impatto al rialzo sull’inflazione, quantomeno nel breve termine. Nel complesso, la Fed rimane sotto una pressione politica molto forte. In poche parole, il presidente Trump vuole che la Fed tagli i tassi di interesse, sostenendo che l’approccio cauto di Powell sta soffocando la crescita economica.
Trump ha preso di mira personalmente il presidente della Fed Jerome Powell, bollandolo come un “principale perdente”. Ma Trump non ha necessariamente bisogno di rimuovere Powell per indebolirlo. Una minaccia più sottile – l’installazione di una presidenza ombra della Fed, e qualcuno già schierato pubblicamente come successore di Powell – potrebbe erodere fortemente la sua autorità.