Inflazione Usa in arrivo, tema caldo per Fed e politica
Dopo una settimana segnata dalle elezioni americane e dalla riunione della Fed, l’attenzione torna a focalizzarsi sui dati macroeconomici e in particolare sull’inflazione statunitense. Mercoledì è in programma il rapporto sui prezzi al consumo di ottobre, attesi in accelerazione rispetto a settembre. Focus anche su prezzi alla produzione e vendite al dettaglio, rispettivamente giovedì e venerdì.
L’inflazione resta un tema molto caldo, soprattutto dopo la rielezione di Trump, che ha cavalcato l’ascesa dei prezzi per attaccare l’amministrazione Biden e la candidata democratica Kamala Harris. Gli investitori, tuttavia, temono che l’agenda politica dei repubblicani possa portare a nuove spinte inflazionistiche, ostacolando il compito della Fed e rallentando i tagli dei tassi. Ma oltre agli Usa, anche in altri Paesi la crescita dei prezzi rappresenta una vera e propria questione politica.
Attesa risalita dell’inflazione Usa a ottobre
Il consensus di Bloomberg sull’indice dei prezzi al consumo di ottobre indica un aumento dello 0,2% su base mensile, in linea con quello registrato a settembre, e un’accelerazione dal 2,4% al 2,6% su base annua.
Il dato core, calcolato al netto di prezzi alimentari ed energetici, è previsto in crescita dello 0,3% congiunturale e del 3,3% tendenziale, in entrambi i casi invariato rispetto alla lettura del mese precedente.
Come sottolineato dagli analisti di Mps Capital Services, “da guardare sarà soprattutto la componente core-ex housing, citata dallo stesso Powell nell’ultima riunione Fed. Il rialzo non sarebbe una sorpresa ed è atteso dalla stessa Fed in scia principalmente ad effetti statistici”.
Focus anche su PPI e vendite al dettaglio
Secondo Bloomberg Intelligence, il taglio dei tassi di dicembre (dopo quello di 25 bp della scorsa settimana) non dovrebbe essere in discussione, a meno di sorprese dal Pce core del 27 novembre. Nei mesi successivi, però, l’accelerazione dell’inflazione potrebbe portare la Fed a mantenere il costo del denaro elevato più a lungo, frenando ulteriormente l’economia.
Da seguire giovedì anche il report di ottobre sui prezzi alla produzione, attesi in rialzo dello 0,2% rispetto a settembre e del 2,3% anno su anno, contro l’1,8% del mese precedente.
Venerdì invece focus sulle vendite al dettaglio, da monitorare per tracciare i consumi degli americani, la principale componente del Pil a stelle e strisce. Il consensus indica un aumento dello 0,3% su base mensile, rispetto allo 0,4% di settembre.
Inflazione al centro del dibattito politico Usa e non solo
Il malcontento generale per i prezzi elevati è stato un elemento chiave nella campagna elettorale di Trump, contribuendo alla sua vittoria nei confronti della vicepresidente Kamala Harris. Allo stesso tempo, molti analisti ritengono probabile una risalita dei prezzi a causa delle politiche repubblicane incentrate su tagli delle tasse, deregolamentazione e più dazi sulle importazioni.
Ma la questione non riguarda soltanto gli Stati Uniti. Quest’anno, come sottolineato dal Financial Times, il carovita è stato terreno di battaglia anche nel Regno Unito e in Giappone e con ogni probabilità lo sarà l’anno prossimo in Germania e in Canada.
L’inflazione è vicina al target delle banche centrali in oltre la metà dei Paesi Ocse, tra cui Regno Unito, Italia, Francia e Canada. Tuttavia, la fiducia dei consumatori rimane inferiore ai livelli pre-pandemia, riflettendo il malcontento per l’elevato costo della vita. Nonostante la crescita dei salari, i redditi reali in molte grandi economie hanno appena superato i livelli pre-Covid e i livelli medi dei prezzi nell’area Ocse sono circa il 30% più alti rispetto alla fine del 2019, prima del Covid e della guerra in Ucraina, con picchi del 50% per i prodotti alimentari.
I consumatori “guardano quanto spendono per la bolletta o per la spesa settimanale e concludono che questi costi non stanno diminuendo”, nota Paul Dales, economista presso la società di consulenza Capital Economics.
“Gli scoppi di inflazione possono destabilizzare intere società e sistemi politici”, aggiunge Isabella Weber, professoressa di economia presso l’Università del Massachusetts Amherst. L’ultima impennata dei prezzi è stata principalmente guidata da beni essenziali come cibo, alloggi, energia e trasporti. Quindi i consumatori (ed elettori) “hanno perso fiducia nel sistema e sono arrabbiati con lo Stato”. Motivo per cui l’inflazione è destinata a rimanere un argomento centrale nelle prossime campagne elettorali.