Inflazione Usa: in arrivo Cpi di aprile, focus su effetto dazi. Mercato vede meno tagli Fed

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In uscita oggi pomeriggio i dati sull’inflazione statunitense di aprile, che potrebbero dare una prima misura dell’impatto dei dazi di Trump sui prezzi negli Usa. Ecco le previsioni degli analisti e le componenti da monitorare per la Fed e gli investitori.
Le stime sull’inflazione Usa di aprile
Secondo il consensus di Bloomberg, l’indice dei prezzi al consumo ha registrato un incremento congiunturale dello 0,3% ad aprile rispetto a marzo, sia nella componente headline sia nel dato core (rispettivamente -0,1% e +0,1% il mese scorso).
Su base annua, l’inflazione è attesa stabile per entrambe le metriche: al 2,4% per l’indice complessivo e al 2,8% per il Cpi al netto dei prezzi alimentari ed energetici, esclusi dal calcolo dell’inflazione di fondo in quanto più volatili.
Effetto dazi sui prezzi ancora incerto
I dati di aprile dovrebbero riflettere i primi effetti dei dazi imposti sui prodotti cinesi e non solo, anche se l’impatto potrebbe essere contenuto, in quanto molti beni sono stati importati negli Usa prima dell’entrata in vigore delle tariffe.
Per gli esperti di Bloomberg Economics, i rivenditori potrebbero riscontrare difficoltà nel trasferire ai consumatori i prezzi più alti senza penalizzare la domanda, motivo per cui il risultato netto dei dazi potrebbe essere meno inflazionistico del previsto.
Tuttavia, la tregua annunciata ieri da Washington e Pechino per abbassare temporaneamente le rispettive imposte rischia di determinare un aumento della domanda, alimentando la crescita dei prezzi al consumo.
Come sottolineato da Barclays Private Bank, probabilmente “sia la Fed che gli investitori dovranno pazientare ancora un po’ prima di poter valutare adeguatamente l’impatto dell’incertezza commerciale sui prezzi al consumo“.
Le componenti dell’inflazione da monitroare
Nel frattempo, economisti e responsabili di politica monetaria continuano a monitorare specifiche categorie di prezzi per anticipare il trend dell’inflazione.
Citigroup ravvisa un probabile calo nel settore dei viaggi (biglietti aerei e noleggi auto) e un rallentamento negli alloggi, la principale componente dell’indice dei prezzi al consumo.
Goldman Sachs prevede quattro tendenze chiave: una flessione dei prezzi delle auto usate (-0,5%) e un leggero aumento dei prezzi delle auto nuove (+0,1%); un forte aumento nella categoria delle assicurazioni auto (+0,7%); una modesta pressione al rialzo in settori come abbigliamento, tempo libero e comunicazione; un’inflazione negativa per l’assicurazione sanitaria.
Il mercato riduce le previsioni su tagli tassi Fed
Guardando al futuro, serviranno dunque più dati per capire se i dazi ostacoleranno il percorso disinflazionistico verso il target del 2%, inducendo la Fed a ritardare l’allentamento monetario. Goldman prevede un’inflazione CPI core su base annua del +3,5% e un’inflazione PCE core del +3,6% a dicembre 2025.
Oltre ai report sui prezzi, sarà importante monitorare l’andamento del mercato del lavoro e in particolare il tasso di disoccupazione.
Nelle ultime sedute gli operatori hanno sensibilmente ridotto le aspettative sui tagli dei tassi nel corso del 2025. Ora una riduzione entro luglio viene prezzata con una probabilità intorno al 40%, rispetto al 100% di una settimana fa e il primo taglio viene scontato soltanto a settembre.