Fiducia famiglie e imprese ancora giù: Italia inizia il secondo trimestre con il freno tirato

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Nubi all’orizzonte per l’economia italiana con il secondo trimestre del 2025 che si apre all’insegna della debolezza. Così si legge dai dati diffusi oggi dall’Istat che confermano un ulteriore calo degli indicatori di fiducia ad aprile, toccando i minimi dell’anno sia per le famiglie che per le imprese.
A pesare la nuova fase di protezionismo commerciale avviata dagli Stati Uniti e dal presidente Trump che finisce per alimentare l’incertezza e aggravare le prospettive macroeconomiche.
Istat: giù la fiducia di imprese e famiglie in Italia
Dati alla mano, ad aprile l’indice di fiducia delle imprese diminuisce per il terzo mese consecutivo, portandosi al livello più basso da marzo 2021. Il calo è dovuto ad un peggioramento diffuso a tutti i settori; gli unici segnali debolmente positivi di questo mese provengono dal giudizio sugli ordini nella manifattura e dalle attese sulle vendite nel commercio al dettaglio.
Il secondo calo consecutivo della fiducia dei consumatori, sottolinea l’Istat, esprime un generalizzato peggioramento delle opinioni dei consumatori, in particolare delle attese sulla situazione economica dell’Italia e delle valutazioni sull’opportunità di risparmiare nella fase attuale.
Confesercenti: tengono (per il momento) commercio e costruzioni. Allarme turismo
L’attuale peggioramento riflette un ciclo economico stagnante, con una crescita del PIL stimata allo 0,4% per l’intero 2025, ben al di sotto dell’obiettivo del governo, rivisto al ribasso lo scorso ottobre. Così Confesercenti, che commentando i dati resi noti dall’Istat, sottolinea come tra i fattori che incidono sul morale delle imprese figurano anche il caro energia, che ha nuovamente appesantito i costi operativi, e le incertezze normative in materia di polizze catastrofali.
A livello internazionale, il ritorno delle tensioni tariffarie tra Stati Uniti e Unione Europea contribuisce a deprimere ulteriormente la fiducia, inibendo investimenti e consumi. Il rischio concreto, secondo Confesercenti, è che ci sia un inasprimento del quadro economico già in affanno. A conti fatti, l’associazione in particolare segnala che la guerra commerciale innescata dal Presidente Donald Trump potrebbe tradursi in una contrazione dei consumi delle famiglie italiane pari a 11,9 miliardi di euro nel biennio. E a destare particolare preoccupazione, continua Confesercenti, è il turismo, un settore dove la fiducia delle imprese è in forte calo. Sul comparto pesano le restrizioni del commercio internazionale e il deludente andamento del Giubileo, che non ha finora prodotto l’atteso effetto volano, vuoi anche per l’improvvisa morte di Papa Francesco. Dopo anni in cui il turismo ha sostenuto la crescita nazionale, l’attuale battuta d’arresto rappresenta un campanello d’allarme per l’intero sistema economico.
ING: la parola d’ordine per gli italiani è prudenza
In ogni caso, i dati resi noti dall’Istat sono un primo chiaro segnale dell’impatto dei dazi statunitensi. Come sottolinea Paolo Pizzoli, senior economist di ING, “il deflagrare della questione dei dazi Usa e l’alto livello di incertezza che ha iniettato nel sistema economico si sta ora manifestando nei dati sulla fiducia degli italiani. I dati Istat mostrano che l’impatto è stato complessivamente negativo, con ripercussioni sia sui consumatori che sulle imprese.”.
E l’effetto domino sui consumi potrebbe essere dietro l’angolo. “ Mentre le aspettative sulla disoccupazione futura si ammorbidiscono un po’, la prudenza sembra prevalere, dato che l’opportunità segnalata di acquistare beni durevoli si ritira. Nel quarto trimestre del 2024 avevamo assistito a un calo del tasso di risparmio delle famiglie, che si era avvicinato ai livelli pre-Covida, favorendo i consumi e continuando a farlo nel primo trimestre del 2025. Il quadro potrebbe ora cambiare, poiché l’aumento dell’incertezza sembra indurre i consumatori a una nuova prudenza, nonostante la tenuta del mercato del lavoro”.
Anche l’eurozona è in affanno: economia sottotono nei prossimi mesi
Ma non solo l’Italia. Le recenti tensioni tariffarie e commerciali hanno avuto un prevedibile impatto sull’intera economia dell’Eurozona. Secondo i dati resi noti dalla Commissione europea difatti la fiducia economica è scesa a 93,6 in aprile, da 95,0 in marzo, raggiungendo così il livello più basso dal dicembre dello scorso anno.
Osservando alcune componenti, l’indebolimento della fiducia è ampiamente distribuito in tutti i principali settori, ma non in modo uniforme. Paesi come l’Irlanda e il Belgio, ma anche i Paesi Bassi hanno registrato un calo relativamente significativo della fiducia, mentre Francia e Germania hanno tenuto . Ma, sottolinea Carsten Brzeski, Global Head of Macro di ING, “non ci conforta il fatto che le due maggiori economie dell’eurozona siano rimaste relativamente stabili. Ci aspettiamo invece una reazione ritardata nei prossimi mesi”.
“In prospettiva, il flusso di notizie sul commercio e sulle tariffe si è calmato negli ultimi giorni. Tuttavia – continua l’esperto – ciò non toglie che le tariffe applicate siano ancora più alte rispetto all’inizio dell’anno, nonostante le esenzioni e la pausa di 90 giorni, e che la minaccia di un ulteriore aumento incomba ancora sull’economia globale”. “Il livello di incertezza rimane elevato, il che rappresenta un ulteriore fattore di rallentamento dell’attività economica nell’eurozona”, conclude Brzeski.