L’inflazione rialza la testa anche in Inghilterra. Gli economisti attendono al varco la BoE
Ce n’è abbastanza per far girare la testa alla Bank of England. A dicembre l’inflazione in Gran Bretagna ha toccato i massimi dagli ultimi otto mesi a questa parte su base annua. Nell’ultimo mese del 2011 l’indice dei prezzi al consumo è salito del 3,7% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente dopo il +3,3% di novembre, secondo i dati dell’Istituto di statistica britannico, citati da Bloomberg. Il dato è superiore alle attese degli economisti, che si attendevano un aumento nell’ordine del 3,4%. Su base mensile, l’indice dei prezzi al consumo è cresciuto dell’1%. Bisogna rimettere indietro le lancette dell’orologio al 1996 per ritrovare un rialzo così importante.
“L’inflazione è in crescita. Nell’area euro i prezzi sono saliti sopra il target al 2,2%, e anche in Inghilterra il copione si è ripetuto. Con un mondo alle prese con la crisi del debito sovrano è il rialzo dell’inflazione ciò di cui abbiamo bisogno per facilitare questo momento di prova?”, si domanda Karen Ward, economista di Hsbc. “Sfortunatamente è l’inflazione peggiore. Ciò di cui hanno i proprietari di case oggi per cercare di erodere i loro debiti è un aumento degli stipendi. In contemporanea, i governi hanno bisogno di un recupero nominale per alzare le tasse e per diminuire la necessità di tagliare le spese”.
“C’è anche un piccolo ma prezioso segnale positivo da questo tipo di inflazione. Infatti, i paesi sviluppati dipendono dall’andamento dei prezzi degli alimentari e dell’energia, un andamento dettato dalla velocità di crescita nei Paesi sviluppati, piuttosto che dai segnali di rafforzamento dell’economia domestica”, argomenta l’esperta. Cosa fare? “Ci sono due modi per cercare di eliminare lo shock di questo rialzo dei prezzi: primo i lavoratori possono chiedere un aumento di salario ai loro capi, oppure qualora non avessero una tale confidenza, potrebbero diventare nervosi perché si trovano a lavorare in condizioni più svantaggiose, con un salario che ha perso potere d’acquisto. In questo scenario pertanto – conclude l’economista di Hsbc – un rialzo dei prezzi del greggio e degli alimentari semplicemente servirà a smorzare la spesa per i beni domestici e i servizi e a deprimerne i prezzi”.
Luca Mezzomo di Intesa Sanpaolo osserva che il dato uscito questa mattina non è lontano dalle stime di consensus, ma ad un’approfondita lettura in realtà si tratta di un numero ampiamente alto, ben al di là delle attese. Pertanto un’inflazione così importante, a suo avviso, “è probabile che alimenterà le aspettative che la Bank of England possa spostarsi verso nuove restrizioni di politica monetaria”. “Il cambiamento non sarà imminente, avremo bisogno di assistere ad una continuazione di questo andamento – aggiunge – . Solo nella seconda parte del 2011 prevediamo una mossa sui tassi di interesse”.
“I prezzi al consumo stanno salendo un po’ dappertutto nell’area euro: sta pesando molto la componente energetica”, segnala Carmela Pace di Mps Finance. “Cosa faranno le banche centrale non è facile dirlo. Per quanto riguarda la Bce ci aspettiamo un rialzo dei tassi già nella prima parte del 2011 ed è possibile che anche la BoE faccia lo stesso, ma ovviamente prima di muovere bisognerà vedere quale sarà l’evoluzione della crescita in Europa e in Inghilterra. Si tratterà comunque di rialzi di bassa entità che non cambiano molto lo scenario”. Al termine dell’ultima riunione di politica monetaria, tenutasi a metà gennaio, la Banca Centrale di Inghilterra ha deciso di non intervenire sui tassi di interesse che sono rimasti fermi sul minimo storico allo 0,5%. Il dato non ha riservato alcuna sorpresa al mercato che si era preparato ad un nulla di fatto.