Mission impossible per l’Eurogruppo: gli economisti credono poco a una svolta nella crisi
Niente illusioni. Ridisegnare il meccanismo che regola i salvataggi nell’Europa spaventata dalla crisi dei debiti sovrani non è una mission impossible, ma neanche questione di una due giorni. Non più tardi del 4 febbraio i capi di Stato e di governo dell’Unione europea potranno mettere la nuova pietra angolare nella crisi che sta bruciando il Vecchio continente. Lo ha ribadito la Commissione europea questo pomeriggio. Una data non scelta a caso. Quel giorno Lisbona si lascerà alle spalle le elezioni presidenziali e potrà quindi tirare fuori il cappello per chiedere gli aiuti a Bruxelles e al Fondo monetario internazionale. Intanto sarà all’Eurogruppo che prenderà il via stasera che si incomincerà a fare il punto sulle munizioni da schierare. La scorsa settimana è stata solo un’illusione, dice convinto uno strategist. E in effetti anche se la crisi del debito sovrano in Europa non si è fatta sentire in queste prime settimane del 2011 e se la stessa Commissione Ue è preoccupata e spinge per una nuova strategia complessiva, qualcosa vorrà pur dire.
Nuove e più pesanti tensioni sembrano inevitabili nei primi mesi di quest’anno, è quanto prevedono a Bruxelles in un documento interno reso noto dall’edizione online del settimanale tedesco Der Spiegel. Tutti gli sforzi intrapresi finora, si legge nel rapporto, non sono riusciti a disperdere i timori degli investitori sui mercati internazionali. Questo malgrado il buon successo dei collocamenti di titoli a lungo varati a inizio d’anno dalla Spagna e dal Portogallo. Servono risposte. Detto fatto l’esecutivo Ue proporrà, sempre secondo lo stesso documento, una strategia complessiva che ruota intorno a un netto rafforzamento del Fondo di stabilizzazione europeo (Efsf), al quale continua però a opporsi la Germania.
L’ipotesi finora circolata è stata quella che prevede il raddoppio delle risorse del Fondo per sostenere i Paesi dell’Eurozona in difficoltà, portando la sua dotazione da 440 a 880 miliardi di euro. Ma Berlino frena e – secondo le ultime indiscrezioni – allo studio ci sarebbe ora un aumento delle garanzie statali tale da portare la capacità effettiva di finanziamento del Fondo a 440 miliardi concretamente erogabili. Non un euro di più. Ciò dovrebbe bastare anche nell’ipotesi di un pronto intervento nei confronti di Portogallo e Spagna. Gli Stati membri più solventi dovranno, a questo scopo, fornire nuove garanzie e altri miliardi per rafforzare la patrimonializzazione del Fondo, le cui condizioni di prestito dovranno essere le più flessibili possibili. Nel documento si parla anche della possibilità di un acquisto diretto di titoli di Stato dei Paesi in difficoltà da parte del Fondo, sull’esempio di quanto sta facendo ora la Bce, che verrebbe così alleggerita del compito. Il Fondo acquisterebbe i titoli da investitori internazionali o direttamente dal Tesoro emittente.
E nella lista delle modifiche viene contemplata anche la possibilità di prestare soldi a Governi dell’Eurozona in difficoltà perchè possano attuare piani di riacquisto di emissioni proprie con tassi elevati e durate sfavorevoli. Infine, i fondi dell’Efsf dovrebbero anche essere usati per aiutare istituti bancari in crisi. Dall’altra parte che la crisi dei debiti sovrani sia tutt’altra che passata, lo provano gli ultimi dati arrivati da Francoforte nel primo pomeriggio. La Banca centrale europea ha effettuato acquisti di titoli di Stato sul mercato secondario per 2,313 miliardi di euro nella settimana al 14 gennaio, a fronte di soli 113 milioni acquistati nella settimana precedente. Il totale degli acquisti effettuati nell’ambito del programma varato dalla Bce in maggio è salito così a quota 76,5 miliardi di euro e per quest’importo la banca centrale effettuerà domani un’asta di drenaggio a sette giorni con l’obiettivo di sterilizzare per intero la liquidità aggiuntiva immessa nel sistema con l’acquisto dei titoli. L’operazione, a tasso variabile con un tetto all’1%, verrà regolata mercoledì 19 gennaio.
“Si tratta di numeri che mostrano come la Bce stia significativamente aumentando l’acquisto di bond per sostenere la periferia. La scorsa settimana i mercati sono stati confortati dal successo delle asta di Portogallo, Spagna e anche dell’Italia”, commenta Oscar Bernal di Ing. “Ma è probabile che questo momento di sollievo sia solo temporaneo, altri importanti test arriveranno nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. L’incertezza sulla crisi del debito sovrano è lontana dall’essere superata e le preoccupazioni sulla sostenibilità del debito pubblico nel lungo termine dei paesi periferici restano vive più che mai. Tuttavia – segnala l’esperto olandese – pensiamo che l’acquisto di bond continuerà per tutto l’anno. Ma, da quando la Bce ha adottato un atteggiamento più da falco, la domanda sul fondo salva stati se rimpiazzerà la banca centrale europea o meno nella veste di acquirente di bond dell’ultima ora resta aperta”.
Come osserva Jim Reid di Deutsche Bank la scorsa settimana i ministri dell’Eurozona e la Bce hanno fatto un buono lavoro tenendo alta la soglia di attenzione sul fatto che si stanno ancora attrezzando contro l’escalation della crisi. Questo ha fatto rientrare le tensioni: gli spread del Club Med si sono ristretti, e sul mercato delle valute l’euro è volato in sette giorni con un guadagno del 4,5% sul dollaro. Ma già oggi il vento è cambiato. E la moneta unica ha imboccato la via dei ribassi. “Nonostante questo, è molto improbabile che arrivino degli annunci concreti”, avverte anche lo strategist tedesco, secondo cui “la riunione dell’Eurogruppoi potrebbe mettere in discussione il possibile aumento della dotazione fino a 1500 miliardi di euro del fondo salva Stati e la possibilità di un acquisto diretto sui mercati dei bond dei governi sotto attacco speculativo. Di certo, però le speranze che venga trovato un accordo sembra difficile dai commenti della signora Merkel nel fine settimana in cui ha detto che per lei è essenziale che prima venga scritta una strategia su come coordinare il rilancio dell’economia”.