Inflazione eurozona al 2,6%, peggio delle stime. Taglio tassi Bce a settembre in bilico?

L’inflazione della zona euro accelera leggermente al 2,6%, a fronte di una rilevazione attesa stabile al 2,5%. Il dato core rimane invariato al 2,9%, mentre gli analisti si aspettavano una discesa al 2,8%. I dati supportano l’atteggiamento cauto della Bce su un taglio dei tassi già a settembre e rimandano ogni valutazione ai report su inflazione e salari delle prossime settimane.
Inflazione zona euro superiore alle stime
Secondo la lettura preliminare relativa al mese di luglio, l’indice dei prezzi al consumo della zona euro ha registrato una variazione nulla (0%) su base mensile, dopo il +0,2% rilevato a giugno. Gli analisti prevedevano mediamente una diminuzione congiunturale dello 0,1%.
Su base annua, l’inflazione ha accelerato dal 2,5% al 2,6%. Il consensus indicava una rilevazione stabile al 2,5%.
Infine, il Cpi core, che esclude le componenti più volatili (prezzi alimentari ed energetici), è rimasto invariato al 2,9%, a fronte del 2,8% stimato.
Per quanto riguarda l’inflazione dei servizi, un’area critica per i maggiori rischi di aumento dei salari, i dati mostrano un rallentamento (il primo in tre mesi) al 4 per cento.
Dati rafforzano visione prudente della Bce
Il rapporto conferma la rigidità dell’inflazione. Lagarde e gli altri membri del Consiglio direttivo della Bce sono alla ricerca di segnali di discesa dei prezzi e hanno ribadito l’impegno a riportare l’inflazione verso il target del 2%. Finché i dati non forniranno sufficienti prove in tal senso, l’atteggiamento dei funzionari rimarrà prudente.
La stabilità dell’indice core e la lieve risalita dell’inflazione headline non fanno altro che confermare questa visione, per cui la banca centrale dovrà valutare i prossimi dati per decidere se tagliare effettivamente i tassi nella riunione di settembre.
Focus in particolare sul Cpi di agosto, che beneficerà di effetti base favorevoli sul fronte dell’energia e potrebbe mostrare un avvicinamento all’obiettivo del 2%. In tal caso, i responsabili di politica monetaria potrebbero procedere con un’ulteriore riduzione del costo del denaro nell’appuntamento successivo.
Attenzione anche all’orientamento che emergerà questa sera dalla riunione della Federal Reserve e dalla conferenza stampa del presidente Jerome Powell.
La reazione dei mercati al report sull’inflazione
I mercati hanno accolto i dati sull’inflazione con un lieve peggioramento degli indici azionari. L’Euro Stoxx 50 rimane in territorio positivo a +0,7% mentre il Ftse Mib scambia intorno alla parità.
Sull’obbligazionario, lo spread Btp-Bund si mantiene in area 135 bp, con il rendimento del decennale italiano 3,68% e quello del titolo di Stato tedesco si attesta al 2,33%. Sul Forex, l’euro/dollaro viaggia poco mosso in area 1,082.
Per quanto riguarda le aspettative sulle prossime mosse della Bce, il mercato degli swap overnight continua a scontare quasi a pieno un taglio dei tassi a settembre, prezzato con una probabilità del 95%. L’allentamento monetario complessivo previsto entro fine anni è pari a 57 bp, il che implica almeno due riduzioni da 25 bp tra settembre e dicembre.
L’inflazione in Italia, Francia, Germania e Spagna
In giornata sono stati diffusi anche i dati preliminari sull’inflazione dell’Italia e della Francia.
L’Istat ha rilevato una crescita mensile dei prezzi al consumo (incluso il tabacco) pari al +0,5%, rispetto al +0,3% previsto dagli analisti (+0,1% a giugno), e un incremento dell’1,3% su base annua, rispetto allo 0,8% del mese precedente e al +1,1% atteso. L’indice armonizzato cala dello 0,8% rispetto a giugno (consensus -1,2%) e accelera dallo 0,9% all’1,7% su base annua, molto più dell’1,2% stimato.
In Francia, l’inflazione è risalita a luglio, ma meno di quanto previsto dagli analisti. L’indice dei prezzi al consumo ha registrato un +0,2% mensile e un +2,3% anno su anno (consensus 2,4%), rispetto al 2,2% di giugno. Su base armonizzata emerge un’accelerazione dal 2,5% al 2,6% tendenziale, a fronte del +2,8% stimato dal consensus.
Ieri, invece, l’inflazione tedesca ha deluso gli operatori con un’accelerazione inattesa al 2,6% (dal 2,5% di giugno) dell’indice armonizzato rispetto a luglio 2023. Si ricordano infine i segnali positivi giunti dall’inflazione spagnola, con un Cpi armonizzato in calo dal 3,6% al 2,9% anno su anno, a fronte del 3,2% atteso dagli esperti.