Notizie Notizie Mondo Incubo Argentina: controllo prezzi, tasse su export, ministeri azzerati. L’austerity di Macri per salvare peso

Incubo Argentina: controllo prezzi, tasse su export, ministeri azzerati. L’austerity di Macri per salvare peso

4 Settembre 2018 12:14

Massima priorità, anche a costo di misure di austerity: arrestare il crollo del peso argentino, ripristinare la fiducia degli investitori di tutto il mondo ottenendo altre tranche di quegli aiuti dell’Fmi da $50 miliardi che sono stati concordati lo scorso giugno. Non c’è tempo da perdere: il peso argentino ha inanellato nuovi minimi record, a dispetto della recente decisione della Banca centrale argentina di alzare i tassi di interesse fino al 60%, nella speranza di risollevarne le quotazioni.

Invece no. La mossa non ha funzionato, il peso ha continuato a capitolare. Il problema, è che la moneta ha continuato a perdere terreno anche dopo le misure drastiche annunciate ieri dal presidente Mauricio Macri, che si possono riassumere in una parola sola: austerity, per l’appunto.

Indicativo, per capire la situazione, è il grafico postato su Twitter da Mohammed El-Erian, che certifica il bagno di sangue che continua a colpire i mercati emergenti, in primis la Turchia e l’Argentina, ma anche l’Indonesia, con la rupia attaccata dai sell.

Lo scorso 30 agosto, il peso ha superato anche la lira turca, aggiudicandosi il triste primato di peggiore valuta dei mercati emergenti del 2018.

Nell’ultimo anno, il peso argentino ha bruciato quasi il 50% nei confronti del dollaro. Le altre valute emergenti più colpite dagli smobilizzi sono la lira turca, il real brasiliano, il rand sudafricano, il rublo, la rupia indonesiana e la rupia indiana.

Argentina: Macri annuncia nuove misure austerity

“Tutti devono fare sacrifici – ha detto il presidente argentino Macri, rivolgendosi al suo popolo, che ha perso il 50% delle sue ricchezze, dall’inizio dell’anno, a causa del collasso del peso. Collasso che il presidente ritiene sia stato “esagerato e provocato dalla debolezza della Turchia e del Brasile“.

Macri ha promesso misure draconiane, tra cui l’eliminazione di interi ministeri, il ridimensionamento della macchina governativa, in aderenza al principio secondo cui l’Argentina deve prefissarsi l’obiettivo di “non spendere più di quello che ha”.

Nell’intento di rimettere i conti in ordine, verranno inoltre imposte tasse più alte sulle esportazioni. Visto che le aziende esportatrici stanno beneficiando del crollo del peso, è questo il ragionamento di Macri, è giusto che facciano la loro parte pagando più tasse.

Considerata infine l’inflazione galoppante, che si è trasformata in iperinflazione, verranno avviati controlli sui prezzi su alcuni beni alimentari essenziali.

Un programma di vera e propria austerity, la cui natura Macri  non nasconde. Tanto da dire che la realizzazione di queste misure “farà salire la povertà”. Il target anti-deficit è quello di raggiungere l’equilibrio dei conti nel 2019, e poi di agguantare un surplus dell’1% nel 2020, grazie ai più di 350 miliardi di peso argentini che incasserà con le tasse sulle esportazioni”.

La genesi della crisi dei mercati emergenti ha origine nelle finanze pubbliche di questi paesi non in ordine ma anche, o proprio per questo, nei rialzi dei tassi che la Federal Reserve ha avviato nel suo percorso di normalizzazione di politica monetaria. Le strette monetarie hanno infatti reso più difficile, per queste economie, riuscire a rimborsare i debiti denominati in dollari. Tutto questo, a fronte di una inflazione superiore al 30%.