Notizie Notizie Mondo In caso di Grexit: le conseguenze di un’uscita della Grecia dall’euro (S&P’s)

In caso di Grexit: le conseguenze di un’uscita della Grecia dall’euro (S&P’s)

1 Luglio 2015 08:29
Tra Bruxelles, Francoforte, Atene e le altre capitali europee si continua a trattare, finora con poco successo, per trovare un accordo dell’ultimo minuto che allontani lo spettro di un’uscita della Grecia dall’euro. Una possibilità diventata ora concreta. Quali le conseguenze per Atene e i rischi di contagio per i partner europei? In un report gli analisti di S&P’s hanno risposto alle domande più frequenti degli investitori.  
Che probabilità c’è che la Grecia abbandoni l’euro e reintroduca la dracma?
La probabilità è cresciuta considerevolmente. Considerato che il governo greco sembra disposto ad affrontare le conseguenze sul sistema bancario e sull’economia del fallimento delle trattative, stimiamo al 50% la probabilità di un’uscita della Grecia dalla zona euro. Se ciò accadesse la Grecia perderebbe l’accesso ai finanziamenti della Banca centrale europea. Verrebbe a mancare il denaro in valuta estera necessario per la prosecuzione delle attività del settore privato e di quello pubblico. Questo porterebbe al razionamento nelle importazioni di forniture chiave come la benzina. 
Come potrebbe avvenire l’uscita e quali sarebbero le conseguenze?
Con la presenza di controlli sulla circolazione dei capitali, l’interruzione dell’Ela  da parte della Bce e il prosciugarsi delle entrate fiscali sia per l’impossibilità che per la mancanza di volontà a pagare le tasse, la situazione economica arriverebbe in breve termine a un punto di non ritorno. Gli euro a disposizione del governo sarebbero appena sufficienti per una piccola parte dei pagamenti. Si potrebbe ricorrere all’emissione di ‘Iou’ (pagherò) per remunerare impiegati, pensionati e fornitori. I ‘pagherò’ comincerebbero a circolare come metodo alternativo di pagamento portando, in seconda battuta, all’adozione di una valuta domestica. La legalità della circolazione della nuova valuta, dopo la ridenominazione dei contratti, segnerebbe l’uscita formale del Paese dalla moneta unica. 
L’uscita porterebbe la Grecia in uno stato di profonda e prolungata recessione rendendo ancora più insostenibile il debito pubblico a fronte di una valuta domestica svalutata. Buona parte del debito greco è denominato in euro e qualsiasi tentativo di cambiare questa denominazione verrebbe considerato default. Oltretutto la Grecia è fortemente dipendente dalle importazioni per quanto riguarda energia, cibo, medicinali e altre necessità primarie. La scarsità di euro a disposizione aggraverebbe quindi le condizioni dell’economia e della popolazione. Inoltre potremmo assistere a numerose cause nella ridenominazione dei contratti. Il sistema giudiziario potrebbe metterci anni a risolvere queste situazioni favorendo una paralisi degli investimenti. 
Quanto sarebbe forte il contagio verso gli altri Paesi dell’Eurozona?
I rischi sarebbero ora inferiori rispetto a quelli del 2012. Oggi c’è una struttura di supporto finanziario più robusta nel Vecchio continente e i legami tra la Grecia e i partner, dal punto di vista bancario, sono stati ridotti. Un’uscita della Grecia, pertanto, potrebbe non avere ripercussioni immediate sui rating di altre nazioni dell’area euro.