Immatricolazioni gennaio e conti Daimler frenano il comparto in Europa
Il settore automobilistico europeo conquista la scena. Non per la presentazione di nuovi modelli, ma per le performance odierne della maggiore case automobilistiche fuori e dentro la Borsa.
E se il buon giorno si vede dal mattino, non è stato di certo un buon risveglio per il settore delle quattro ruote dopo che l’Acea ha diffuso i numeri mensili sulle vendite di nuove auto. Anche il nuovo anno si è infatti aperto con il segno meno per il mercato auto europeo. Nel complesso dei Paesi dell’Unione europea allargata e dell’Efta, le immatricolazioni di gennaio sono state pari a 1.072,548 unità. Si tratta di un calo dell’1,1% rispetto allo stesso mese del 2009. Positive le performance della Francia e della Germania in crescita rispettivamente dell’8,2% e del 16,5%. Ribassi a doppia cifra, invece, per la Gran Bretagna (-11,5%), e la Spagna (-23,5%).
cui si sottraggono la Francia, sostenuta dal piano incentivi fino alla fine dell’anno da poco concluso, e la Germania, dove la ripresa economica è stata più decisa”. E ha aggiunto: “In assenza di misure di sostegno alla domanda o di altri fattori che diano impulso al mercato, sappiamo che, quest’anno, l’andamento delle vendite in Europa seguirà i ritmi del riassestamento economico e, secondo le attuali previsioni, segnerà una contrazione dei volumi attorno al 2% rispetto al 2010”.
Secondo il Centro Studi Promotor GL events, in un quadro mondiale in cui le vendite di auto sono ripartite quasi ovunque, l’Europa è ancora un’area in cui la domanda è debole, ma vi sono le prospettive per un recupero nel corso del 2011 trainato soprattutto dalla locomotiva tedesca.
Ad appesantire il comparto, tra i peggiori in Borsa in Europa, ci hanno pensato anche gli analisti di Banca Akros. Gli esperti hanno deciso di mantenere un atteggiamento più prudente e cauto su settore dell’automotive, in particolare sui costruttori tedeschi. La view sull’intero settore è stata di conseguenza bocciata a neutrale da positiva. Diversi i motivi alla base di questo downgrade. “Innanzitutto i timori di un rallentamento della crescita nei mercati emergenti – sostengono nella nota odierna – stanno aumentato in scia alle politiche implementate dai Governi per contenere le pressioni inflazionistiche”. Paure che faranno aumentare la possibilità di una frenata dei tassi di crescita di alcune economie, quali quella indiana, cinese e brasiliana, rispetto al 2010. Un altro punto da tenere in considerazione è l’aumento delle materie prime.