Notizie Notizie Mondo In Cina sale l’inflazione, ma meno delle attese. La BoJ alza stime crescita.Tokyo sui massimi di maggio

In Cina sale l’inflazione, ma meno delle attese. La BoJ alza stime crescita.Tokyo sui massimi di maggio

15 Febbraio 2011 07:36

Nel 2011 i prezzi aumenteranno in Cina e l’Anno del Coniglio sarà l’anno dell’inflazione. Per il momento questo adagio è stato confermato, ma con una sorpresa. I prezzi al consumo nel paese asiatico sono saliti del 4,9% a gennaio rispetto a un anno fa. Si tratta di un dato superiore al 4,6% di crescita registrato in dicembre, ma inferiore alle stime medie di consensus che puntavano su un rialzo del 5,4%. Il dato arriva dopo che sui mercati già ieri si era diffusa la voce di una possibile contrazione dei prezzi sotto il 5%. Voce che aveva infiammato gli scambi a Shanghai, dove l’indice era salito del 2,5%. L’inflazione in Cina resta sempre guidata dal forte aumento dei prezzi dei prodotti alimentari, che hanno segnato un incremento del 10,3% in gennaio. L’aumento dei prezzi al consumo, il principale indicatore di inflazione ha raggiunto il 5,1% a novembre e del 4,6% in dicembre. Nel corso dell’intero esercizio 2010 è stato del 3,3%.


Mentre la Cina settentrionale sta vivendo una grave siccità che minaccia il raccolto di frumento invernale, i prezzi del grano sono aumentati del 15,1% e quelli della frutta fresca hanno registrato un’impennata del 34,8%, come ha dettagliato il National Bureau of Statistics (Nbs). Il governo ha adottato a gennaio nuove misure per frenare l’aumento dei prezzi, come un terzo aumento di 25 punti base dei tassi di interesse in quattro mesi e un ulteriore aumento del tasso sulla riserva obbligatoria per le banche. Pechino è preoccupata per le conseguenze sulla stabilità sociale dell’inflazione, che colpisce in modo sproporzionato le famiglie a basso reddito le cui spese per il cibo rappresentano la quota maggiore della spesa totale.


L’indice dei prezzi alla produzione, che dà un’idea della evoluzione dei prezzi al consumo nei prossimi mesi, è salito al 6,6% in gennaio, contro il 5,9% in dicembre, dimostrando che la pressione inflazionistica è aumentata. La Nbs ha spiegato che ha rivisto i suoi metodi per calcolare l’indice dei prezzi in modo da dare maggior peso alle spese di alloggio, che comprendono l’affitto e le spese, ma non il prezzo di acquisto degli appartamenti. Costi che sono aumentati del 6,8% il mese scorso rispetto a gennaio 2010. Il nuovo indice, tuttavia, dà un pò meno enfasi ai prezzi degli alimenti. La Nbs ha anche precisato che il nuovo metodo di calcolo ha ottenuto un indice di prezzo più elevato: 4,942% contro 4,918% con il vecchio metodo. “Nel complesso, la pressione inflazionistica resta molto elevata”, ha commentato Yao Wei, economista di Societe Generale a Hong Kong. “L’indice è un pò meno alto rispetto alle nostre aspettative”, ha aggiunto, puntualizzando: “questo non cambia il fatto che l’economia è surriscaldata in generale”.


L’inflazione in Cina rimarrà probabilmente elevata per diversi mesi a causa dei prezzi alimentari, dell’aumento dei salari e dei prezzi delle materie prime, a cui si unisce la possibilità di maggiori costi energetici se saranno ulteriormente liberalizzati, commenta Jing Ulrich amministratore delegato di JP Morgan e presidente per i titoli e le materie prime della Cina. Anche se la componente alimentare è stata corretta al ribasso nel computo dell’indice di recente, secondo Ulrich, non è il momento di abbassare la guardia. “Le nostre previsioni interne – spiega – prevedono che i tassi di interesse e quelli sulle riserve minime obbligatorie aumentino ancora per due volte, rispettivamente, nel resto dell’anno”. Poichè la popolazione del paese diventa più ricca e consuma più carne, la domanda di cereali, che sono anche utilizzati come cibo per animali, probabilmente rimarrà ferma nei prossimi mesi, ha detto ad una tavola rotonda. Anche le importazioni di soia probabilmente rimarranno forti con la Cina che continua a comprare dagli Stati Uniti, Brasile e Argentina. Secondo il dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, le importazioni di soia della Cina hanno rappresentato il 58% del commercio globale nel corso del raccolto 2009-2010. Ulrich ha detto che la Cina potrebbe dover aumentare le importazioni di grano di quest’anno a causa della siccità che sta colpendo la sua coltura invernale.


Su queste indicazioni la Borsa di Tokyo ha aggiornato i massimi da maggio, salendo dello 0,20% con l’indice Nikkei a 10.746,67 punti, stimolata dal ribasso dello yen, nonostante la presenza di massicce prese di beneficio. L’indice Topix ha guadagnato lo 0,35% a 962,57 punti, con volumi ancora molto ampi. Il Nikkei ha tagliato il traguardo con un rialzo dello 0,20% a 10.746,67 punti, sostenuta dai dati sull’inflazione di gennaio in Cina (+4,9%, meglio del 5,6% atteso) e della revisione al rialzo (da +3,1% a +3,3%) della produzione industriale nipponica di dicembre. La Banca centrale del Giappone al termine della riunione del proprio comitato per la politica monetaria ha deciso di lasciare invariati i tassi. Il tasso di riferimento resta confermato tra 0,0% e 0,1%. La BoJ ha invece migliorato le stime sull’economia giapponese, giudicata in ripresa progressiva.