Il robotaxi Tesla debutta a fari spenti, pochi dettagli e Musk non incanta. Attesa per reazione Wall Street

Con qualche anno di ritardo rispetto alle ottimistiche previsioni di Elon Musk, arriva il tanto atteso lancio dei robotaxi targati Tesla. Il servizio è stato lanciato ieri ad Austin, in Texas, dopo quasi un decennio di clamore da parte di Musk per quella che potrebbe essere una nuova era per la casa automobilistica che però si troverà a fronteggiare una accanita concorrenza con soprattutto Alphabet già in pista da tempo negli Usa con Waymo.
Le prime corse senza sorprese e qualche piccolo intoppo
I primi viaggi dei robotaxi (nella foto il robotaxi, in esposizione durante la nona edizione della fiera VivaTech dedicata alle startup e all’innovazione tecnologica dello scorso 12 giugno) sono stati limitati a una piccola parte della città texana, con un dipendente in ogni veicolo a tenere d’occhio le operazioni. Alcuni degli utenti iniziali, principalmente fan di Tesla e influencer, hanno trasmesso video in live streaming mentre scaricavano un’app di ride-hailing e facevano i loro primi viaggi nel ‘taxi senza conducente’.
Dai video del lancio del robotaxi non è emerso nulla di particolare. I suv Model Y hanno percorso brevi distanze, attraversato incroci, evitavano i pedoni e parcheggiando senza problemi. Non è mancato qualche piccolo intoppo, come quando uno streamer ha testato un pulsante per far accostare il veicolo e invece si è fermato brevemente in mezzo a una strada prima che il veicolo ricominciasse a muoversi.
C’era un operatore Tesla seduto sul sedile del passeggero anteriore del Robotaxi, ma non gli era permesso commentare nulla né influenzare in alcun modo l’auto.
Tariffa a 4,2 dollari per iniziare
Il prezzo della corsa? La tariffa forfettaria iniziale sarà di 4,20 dollari, ha dichiarato Musk. I robotaxi saranno disponibili tra le 6 del mattino e la mezzanotte di ogni giorno all’interno di diversi chilometri quadrati di un’area geo-recintata della città, escluso l’aeroporto.
Il ceo di Tesla ha detto che inizialmente saranno disponibili da 10 a 20 veicoli prima di espandersi a mille entro pochi mesi, e successivamente introdurrà una Cybercab appositamente costruita senza pedali o volante.
L’obiettivo di Musk è portare i robotaxi a 20-25 città statunitensi entro la fine del prossimo anno.
Tanti annunci passati e tempi ancora incerti
Musk ha accennato alla possibilità di un servizio di auto autonoma per la prima volta in un business plan nel 2016, dicendo che entro tre anni i clienti Tesla sarebbero stati in grado di utilizzare i loro veicoli come robotaxi. Poi nel tempo con cadenza almeno annuale lo stesso Musk ha più volte preannunciato l’arrivo della guida autonoma.
Tesla offre da tempo un sistema chiamato Full Self Driving che, nonostante il nome, richiede una supervisione continua del conducente e non rende i veicoli autonomi. La società ha detto che gestirà la sua rete di robotaxi utilizzando una versione “non supervisionata” del software che non richiederà un conducente umano per il monitoraggio.
Tra entusiasmo degli analisti e rischio flop
Il lancio avvenuto ieri è stato insolitamente di basso profilo nonostante la grande attesa tra gli investitori. La presentazione è stata insolitamente di basso profilo per un’azienda che ha tenuto un “Cyber Rodeo” per celebrare l’apertura di una fabbrica in Texas nel 2022.
“I robotaxi sono fondamentali per il caso di investimento di Tesla”, rimarca Tom Narayan, analista di RBC Capital Markets, che attribuisce alla guida autonoma circa il 60% della valutazione di Tesla.
Dan Ives, analista di Wedbush, si aspetta che i robotaxi siano competitivi con Waymo fin dall’inizio. “Il viaggio autonomo da 1 trilione di dollari ha inizio”, ha detto Ives che vede il valore di tesla potenzialmente raddoppiarsi grazie alla guida autonoma. “Nel complesso, questi Robotaxi hanno superato le nostre aspettative e offerto un’esperienza di viaggio fluida e personalizzata che ha acceso la scintilla della guida autonoma”, rimarca l’analista che ha provato in prima persona il servizio ieri a Austin
Il rischio principale che corre Musk è di deludere le attese. Il lancio del servizio sembra già scontato nel prezzo del titolo Tesla che scambia a oltre 180 volte gli obiettivi di EPS e oltre 11 volte le stime di vendita. Ed eventuali futuri ritardi nel lancio dei robotaxi andrebbero a spianare la strada a Waymo. Altro problema è che gli attuali servizi di robotaxi non generano entrate significative.
Gli altri non stanno a guardare
Settimana scorsa Volkswagen ha annunciato che a partire dal prossimo anno lancerà i suoi robotaxi in Europa e negli Stati Uniti. ID.Buzz, una versione avanzata del Bulli elettrico, sarà equipaggiato con 13 telecamere, 9 lidar e 5 radar. Il minivan inizialmente sarà destinato esclusivamente a operatori di flotte o trasporto pubblico. Nel 2027 i primi 1.000 veicoli senza conducente circoleranno ad Amburgo e Los Angeles. La flotta sarà gestita nel Vecchio continente dalla controllata Moia con obiettivo iniziale di 500 unità nel 2027; oltreoceano la partnership con Uber dovrebbe portare a ordini fino a 10mila veicoli nei prossimi dieci anni.
A operare già da tempo negli Usa c’è Waymo, che fa capo ad Alphabet ed effettua 250mila corse a settimana, sta lavorando al lancio di nuovi servizi in città come Washington, Atlanta, Miami e soprattutto New York. Waymo ha raggiunto le 700mila corse mensili nella sola California. Il servizio di robotaxi rappresenta già oltre il 25% del mercato del ride-sharing, con Uber e Lyft che stanno rapidamente perdendo quote di mercato, sebbene Waymo gestisca solo 1.500 veicoli in diverse città. Morgan Stanley prevede che Waymo produrrà 2,5 miliardi di dollari di fatturato annuo entro il 2030.
In rampa di lancio c’è anche Amazon con la sua controllata Zoox – acquistata nel 2020 per 1,2 miliardi – che ha avviato la produzione fino a 10mila robotaxi l’anno.