Notizie Notizie Italia Il Pil italiano regge il colpo dell’inflazione, ma continua a preoccupare il debito pubblico. Ecco le stime di Maurizio Mazziero

Il Pil italiano regge il colpo dell’inflazione, ma continua a preoccupare il debito pubblico. Ecco le stime di Maurizio Mazziero

8 Marzo 2023 17:16

Nonostante le criticità, l’economia italiana regge il colpo. Questo è ciò che emerge dal 49° Osservatorio trimestrale sui dati economici italiani elaborato dalla Mazziero Research che analizza diversi aspetti dell’economia italiana, che nonostante tutto si sta dimostrando più resiliente di quanto precedentemente ipotizzato.

In quest’ottica, la produzione industriale italiana sembra non essere stata intaccata granché dall’inflazione e dall’aumento dei tassi della Banca Centrale Europea, con il PIL che ha archiviato un 2022 al +3,7%, mentre il saldo della bilancia commerciale extra-UE è ormai tornato in positivo da tre mesi.
Tutto questo beneficia anche l’occupazione con 118 mila nuovi posti di lavoro nel 4° trimestre 2022 a cui si aggiungono altre 35 mila unità solo nel mese di gennaio.

“Le note dolenti sono sempre e solo sul versante del debito, dove si nota una dinamica che supererà i 2.800 miliardi nel corso del 1° trimestre“, commenta Maurizio Mazziero, secondo cui bisogna monitorare attentamente anche la spesa per interessi che, dopo un balzo di 20 miliardi nel 2022, potrebbe continuare la sua corsa verso l’alto.

Debito pubblico si mantiene elevato

Anche per il 2022 l’aumento del debito pubblico si è mantenuto su livelli elevati e ben oltre la media storica. Se negli anni 2020 e 2021 il forte aumento della spesa pubblica ha riguardato l’azione di contrasto alla pandemia e le misure di sostegno a imprese e famiglie, il 2022 trae la sua origine principalmente dall’aumento dei prezzi energetici.

Tuttavia, la buona crescita del PIL ha consentito di mostrare comunque una contrazione nel rapporto debito/PIL, una dinamica che potrebbe risultare più ardua da raggiungere nel 2023 a causa di una crescita in rallentamento e una spesa per interessi più elevata. Scende anche il rapporto deficit/PIL, seppur ben superiore a quanto previsto dal Governo (5,1% contro l’attuale 8,0%).

Evoluzione del debito pubblico italiano e stime Mazzero Research fino a giugno 2023

Il grafico qui sopra mostra con la linea rossa i valori ufficiali del debito pubblico, mentre le linee grigie rappresentano le stime sino a giugno 2023 elaborate dalla Mazziero Research.
Dopo la pubblicazione del debito di fine 2022 a 2.762 miliardi, adesso il debito pubblico potrebbe subire una forte accelerazione nel primo semestre del 2023, portandosi così in una forchetta compresa tra 2.828 e 2.865 miliardi a giugno.

PIL visto a +0,7% nel 2023

Nella Tabella qui sotto sono riportate le stime della Mazziero Research sul PIL dell’intero anno 2023 e dei singoli trimestri.
Dopo il lieve calo del 4° trimestre, stimiamo una leggera ripresa a +0,1% nel 1° trimestre, che dovrebbe continuare anche nel 2° e 3° trimestre con un +0,2% e presentarsi piatta nell’ultimo trimestre.
Su base annuale, grazie a una crescita acquisita dal 2022 pari a +0,4%, si avrebbe un aumento del PIL dello 0,7%.

Stime di evoluzione trimestrale del Pil italiano e variazione annuale

Entrate tributarie: continua l’aumento

Si conferma la tendenza di aumento delle entrate tributarie. Nel 2022, lo Stato ha incassato in imposte dirette (Irpef, Ires e sostitutive) quasi 24 miliardi in più rispetto all’anno precedente e oltre 20 miliardi in più di imposte indirette. L’unica voce che vede una contrazione è quella delle imposte sugli oli minerali, con una diminuzione di quasi 5 miliardi a causa della riduzione delle accise.

Tuttavia, rimane forte il divario tra entrate e uscite (grafico sotto), anche se Mazziero sottolinea che “la situazione è senz’altro in miglioramento rispetto ai terribili anni legati alla pandemia (2020-2021), ma ancora molto lontana da una condizione di normalità”.

Differenza tra entrate e uscite negli ultimi 5 anni

Rendimenti dei Titoli di Stato si stabilizzano

Il grafico qui sotto mostra l’evoluzione dei rendimenti medi dei titoli di Stato. Nel dettaglio, il tasso tipico (linea in giallo) indica il rendimento medio ponderato per tipologia di emissione. Come si può notare, dopo i forti aumenti BTP e CCT hanno trovato una stabilizzazione, mentre i BOT si trovano ancora in fase crescente.

Rendimenti medi dei titoli di Stato italiani

Non si è fatto attendere l’impatto sulla spesa per interessi che evidenzia un aggravio di quasi 20 miliardi nel 2022 rispetto all’anno precedente. In quest’ottica, Maurizio Mazziero avverte che “questa spesa è destinata ad ampliarsi sempre di più nei prossimi anni, anche nel caso i rendimenti non subiscano ulteriori aumenti, dato che man mano che andranno in scadenza i titoli di Stato più vecchi, le nuove emissioni si adegueranno ai rendimenti più elevati”.

Rating rimangono invariati

Come evidenzia Maurizio Mazziero, “Moody’s si ravvede e riporta in positivo le stime di crescita per l’Italia”.
Tuttavia, non ci sono grandi novità sul fronte del rating, “l’unica agenzia che avrebbe dovuto esporre un giudizio (Scope ratings) ha passato la mano, non svolgendo alcuna valutazione. Aspetto positivo, dato che su questo versante “no news” equivale a “good news”.

Il tema del rating, in questo momento, sembra aver perso di interesse, in un’economia che nel complesso tiene. Inoltre, si denota una certa distrazione nell’aumento del debito che, anche in seguito alle revisioni legate ai trattamenti contabili dei crediti (bonus edilizi), hanno peggiorato non poco la dinamica dei conti pubblici.

Moody’s, comunque, ha recentemente rivisto in positivo la crescita dell’Italia portando la sua stima per il 2023 dal -1,4% a un +0,3%.

Rating italiano dal 2010 ad oggi