Notizie Notizie Italia Il nuovo MES può far fare alla Bce quello che Salvini e Meloni invocano da sempre, ecco la clausola ignorata dai sovranisti

Il nuovo MES può far fare alla Bce quello che Salvini e Meloni invocano da sempre, ecco la clausola ignorata dai sovranisti

14 Aprile 2020 16:34

Il Meccanismo europeo di stabilità (Mes) è il protagonista del dibattito politico degli ultimi giorni, culminata sabato sera nelle parole del premier Giuseppe Conte che ha attaccato in diretta televisiva i leader dell’opposizione Matteo Salvini e Giorgia Meloni accusandoli di dire “falsità” per quanto riguarda l’attivazione del MES da parte dell’Italia. La posizione del governo appare al momento quella di non voler chiedere l’attivazione del cosiddetto MES light, ossia senza condizioni, che permetterà di finanziare le spese legate a finanziamento per spese sanitarie dirette e indirette.

MES light, perchè mai dire no?

Per l’Italia, sarebbe pari a 36 miliardi, il 2 per cento del Pil. Confindustria oggi ha lanciato un appello affinchè l’Italia usi “tutti gli strumenti disponibili per assicurare al Paese le risorse necessarie a superare l’emergenza sanitaria e avviare l’indispensabile fase della ripresa economica”. Quindi dire sì al MES light, concentrandosi sulla sostanza delle cose.

“Nel nostro Paese il dibattito rasenta l’assurdo – argomenta l’economista Carlo Cottarelli – . Il problema è che il Mes è ormai inteso dai più come sinonimo di austerità perché, in passato, i prestiti del Mes venivano concessi in cambio di tagli al deficit pubblico”. Qui invece, in assenza di condizionalità, la condizione “non è quella di spendere meno (alias austerità) ma di spendere di più”, asserisce l’ex commissario alla spending review.

La clausola che chiama in causa la Bce

Intanto emerge una clausola dell’accordo partorito dall’Eurogruppo che è sfuggita ai più e potenzialmente potrebbe aprire a un sostegno da prestatore di ultima istanza da parte della Bce.  Ne parla oggi un articolo del Corriere a firma di Federico Fubini,. Il Pandemic Crisis Support, ossia una linea di credito per somme fino al 2% del Pil del Paese in difficoltà, è un prestito che  può essere reso disponibile dal Mes «sulla base di termini standardizzati» (cioè uguali per tutti), sulla base di una valutazione semi-automatica riguardo al fatto che il debito del governo da aiutare sia sostenibile. L’unica condizione è che il denaro sia usato per il finanziamento diretto o indiretto dei costi sanitari, di cura e prevenzione dovuti alla crisi Covid-19.

 

Nel finanziamento diretto e indiretto si possono includere ad esempio i costi per mettere in sicurezza le aziende o mantenere a casa i dipendenti. Come spiega l’Eurogruppo, questo Pandemic Crisis Support è basato sull’esistente linea di credito precauzionale Eccl, l’”Enhanced Conditions Credit Line”, un modello di prestito previsto dal Mes per stabilizzare un Paese che rischia difficoltà di mercato. Tuttavia, come precisa Fubini, chiamare in causa la Eccl ha implicazioni importanti visto che se oggi un governo chiede al Mes l’accesso al prestito anti-pandemia, che è una Eccl, la Bce sarebbe così legalmente in grado di decidere di comprare i suoi titoli su scadenze fra uno e tre anni senza limiti. Un nuovo tipo di strumento del Mes privo di condizioni che apre così la strada di fatto al ruolo della Bce come prestatore di ultima istanza di un governo in difficoltà per la pandemia.

La decisione di intervenire spetterà comunque alla Bce. Il paradosso è che questa versione del Mes senza condizionalità va a spianare potenzialmente la strada a una Bce prestatore di ultima istanza per un Paese in difficoltà (in questo caso per la pandemia), ossia quello che i sovranisti italiani – gli stessi che si oppongono fermamente al MES – hanno sempre chiesto.