Il crollo di Credit Suisse penalizza le banche europee
Peggiora sensibilmente la situazione sulle borse europee, con Piazza Affari tra i peggiori (Ftse Mib in calo del 3,5% a 25.841 punti), affossata come gli altri listini dalle vendite sui titoli finanziari.
In questo contesto tra i titoli peggiori troviamo Unicredit (-7,4%), Finecobank (-6,7%), Intesa Sanpaolo (-6,6%)e Banco Bpm (-6,5%).
Il crollo di Credit Suisse
Sul comparto finanziario europeo pesa il crollo odierno di Credit Suisse che è arrivato a perdere il 20%, toccando così nuovi minimi storici sotto quota 2 franchi ad azione (-36,5% da inizio anno, -72% negli ultimi 12 mesi), l’ottavo ribasso consecutivo per il titolo. I credit default swap (CDS, strumenti che consentono di assicurarsi contro il rischio di fallimento, oltre che per speculazione) sui titoli della banca che sono saliti al livello record superiore a 550, segnalando così una probabilità di default di circa il 36%.
Il crollo di oggi arriva dopo che la Saudi National Bank (Snb), il principale azionista di Credit Suisse, ha dichiarato che non aumenterà la liquidità nella banca svizzera non potendo andare oltre il 10%.
Nel dettaglio, in un’intervista a Bloomberg, il presidente della Snb, Ammar Al Khudairy, ha risposto “assolutamente no” quando gli stato chiesto se il suo istituto di credito fosse disposto ad aiutare Credit Suisse in caso di richiesta di ulteriore liquidità aggiuntiva.
La Banca nazionale saudita è di proprietà per una quota superiore al 35% del fondo sovrano del regno dell’Arabia Saudita ed è diventata l’azionista di maggioranza di Credit Suisse, con una quota di poco sotto il 10%, dopo che alla fine dello scorso anno è intervenuto massicciamente in sede di aumento di capitale da 4 miliardi di dollari del gruppo svizzero. In particolare, la banca saudita ha investito nell’operazione circa 1,5 miliardi di dollari.
Ma i guai non finiscono qui. Credit Suisse ha pubblicato in ritardo il suo rapporto annuale del 2022, confermando i risultati negativi presentati lo scorso 9 febbraio. Il gruppo svizzero nel 2022 ha registrato una perdita di 7,29 miliardi di franchi, la più importante dal 2008.
Credit Suisse deve affrontare anche il massiccio deflusso di denaro dei fondi da parte dei propri clienti, basti pensare che solo nel quarto trimestre del 2022 l’istituto svizzero ha registrato un deflusso netto di 110 miliardi di franchi di fondi in gestione.
“Non paragonateci al Collasso di SVB”
In risposta alla Banca saudita, Axel Lehmann, presidente del consiglio di amministrazione di Credit Suisse ha dichiarato che l’istituto svizzero ha “solidi coefficienti patrimoniali e un bilancio solido”.
Inoltre, secondo il manager “non sarebbe corretto paragonare gli attuali probelmi di Credit Suisse con il recente collasso della Silicon Valley Bank, soprattutto perché le banche sono regolamentate in modo diverso”.