Notizie Ifo e attesa per Bce determinano discesa euro sotto quota 1,28

Ifo e attesa per Bce determinano discesa euro sotto quota 1,28

24 Settembre 2014 13:52

Nuovo scrollone al ribasso del cambio euro/dollaro dopo l’ennesimo calo dell’indice Ifo tedesco, il quinto consecutivo, abbinato alle parole di Mario Draghi che hano ulteriormente alimentato le attese per prossime mosse della Bce.

Il cross eur/usd ha toccato in questi minuti un minimo intraday a 1,2787, nuovi minimi a oltre 14 mesi. La discesa della divisa unica europea si è accentuata dopo le parole del presidente della Banca centrale europea (Bce), Mario Draghi, che ha implicitamente alimentato le attese di nuove misure non convenzionali da parte della Bce. In una intervista a Europe 1 Radio pubblicata sul sito della Bce, Draghi ha rimarcato che la ripresa nella zona euro continua ad essere “modesta, debole e fragile” anche se non c’è al momento rischio recessione. Sull’euro, Draghi ritiene che gli attuali livelli del cambio “riflettono le differenti traiettorie delle politiche monetarie” con la Bce che manterrà un approccio accomodante ancora molto a lungo mentre le politiche monetarie degli altri paesi potrebbero gradualmente riconoscere il recupero sta avvenendo in quei Paesi”.

Questa mattina indicazioni non confortanti erano arrivate dall’Ifo tedesco. L’indice relativo al clima degli affari in Germania ha deluso le attese scendendo a settembre a 104,7 punti dai 106,3 punti della precedente rilevazione, mentre il mercato indicava 105,8 punti. E’ il quinto calo consecutivo con discesa al livello più basso dall’aprile 2013. “L’economia tedesca non sta più correndo”, ha osservato Hans-Werner Sinn, presidente dell’istituto economico Ifo.

Intanto oltreoceano i riflettori rimangono puntati sul timing della prima stretta sui tassi da parte della Fed. Ieri James Bullard, presidente della Fed di St. Louis, si è espresso a favore di un primo rialzo già alla fine del primo trimestre, mentre William Dudley (Fed di New York) ha acceso il faro sui rischi legati al movimento del biglietto verde. Un eccessivo apprezzamento del dollaro potrebbe infatti ripercuotersi sulla crescita.