Notizie Notizie Italia Ha vinto Tria? No a reddito cittadinanza promesso, piuttosto un mini sussidio. Mentre ansia spread contagia Salvini

Ha vinto Tria? No a reddito cittadinanza promesso, piuttosto un mini sussidio. Mentre ansia spread contagia Salvini

11 Settembre 2018 11:34

Un mini-sussidio al posto dei 780 euro al mese del reddito di cittadinanza, tanto sbandierati dal M5S prima, durante e dopo la campagna elettorale e tra i pilastri portanti del contratto di governo. E’ quanto scrive La Repubblica oggi precisando che, a essere dimezzata (nel caso dell’importo si parla di una decurtazione in realtà più che dimezzata), sarebbe anche la platea dei beneficiari.

L’idea sarebbe quella di erogare 300 euro al mese a 4 milioni di persone, invece che 780 euro al mese a 8 milioni.

L’idea del mini-sussidio sarebbe stata sfornata dal guardiano dei conti pubblici italiani, il ministro dell’economia e delle finanze Giovanni Tria, che starebbe pensando di falciare in modo impressionante le risorse da destinare alla proposta tanto cara al M5S.

Non più i 17 miliardi, il costo della versione originaria secondo quanto proposto dal Movimento nel 2013, ma appena 5 miliardi: meno, dunque, anche dei 9-10 miliardi, riportati sempre dal quotidiano La Repubblica qualche giorno fa.

E questo perchè non c’è niente da fare, l’esigenza di accontentare i mercati si fa sempre più impellente.

Ora, che questo governo non potesse snobbare le dinamiche dello spread e ignorare l’esistenza degli speculatori, pronti a colpire in ogni momento un paese con un debito troppo alto, lo si sapeva da tanto tempo.

Ma, fino all’ultimo, la coppia dei vicepremier Di Maio-Salvini era stata particolarmente affiatata soprattutto su un punto: quello di mettere al primo posto gli italiani, che si trattasse di finanza o di migranti.

Una sorta di Italia First, sulla falsariga dell’America First di Trump.

Lla zavorra del debito ha però avuto la meglio, facendo calare il sipario sul teatrino nato dall’asse M5S-Lega. Tanto che anche il sito di informazione americano CNBC, tra le tante cose di cui si è parlato al Forum Ambrosetti di Cernobbio dello scorso fine settimana, ha fatto notare soprattutto la confessione del leader della Lega Matteo Salvini: “Ogni mattina, prima di svegliare i miei figli, controllo lo spread”.

Eppure, non nè che sia passato così poco tempo da quella che è apparsa come una vera e propria chiamata alle armi lanciata dal ministro dell’Interno, in risposta all’articolo del Wall Street Journal, che aveva chiaramente affermato come la situazione politica in Italia, e l’ansia per la legge di bilancio, stesse rialimentando una altrettanta elevata ansia da spread e, di conseguenza, il terrore di una nuova crisi dell’euro.

Quel giorno, neanche un mese fa, Salvini si era presentato alla stregua di un salvatore della Patria contro il nemico spread, parlando di “poteri forti” e di “banchieri e finanzieri”, che avrebbero “cercato in ogni maniera di stroncare l’esperimento italiano con il debito pubblico, lo spread, il declassamento delle agenzie di rating, i richiami e le penalità”.

Ma “noi non arretriamo di un millimetro” – aveva garantito agli italiani, sobillandoli anzi contro gli squali della finanza: “Quando inizieranno a bastonare ci sarà bisogno di voi, della vostra reazione”, aveva detto.

Ora invece lo spread conta, e conta pure parecchio, come ha fatto notare il ministro Tria, che evidentemente sta riuscendo nell’intento di far rigare dritto tutti, anche i più ostili al mondo della finanza.

Tornando alle indiscrezioni riportate da La Repubblica, “se Tria riuscirà a trovare le coperture si tratterà al massimo di 5 miliardi che coinvolgeranno 1 milione e mezzo di italiani in condizioni di disagio che tuttavia non potranno aspirare ai 780 euro, ma a soli 300 euro“.

“Giusto? Sbagliato? -si chiede il quotidiano, proseguendo – Massimo Baldini, dell’Università di Modena, collaboratore de lavoce.info, ha simulato per Repubblica quanti “poveri” si possono sussidiarie e con che cifra mensile, date le risorse oggi realisticamente disponibili. Ne emerge che, in buona sostanza, non si potrà andare oltre un potenziamento del Rei, il reddito di inclusione, già attivato dal precedente governo”.

Il punto è che i requisiti per accedere al reddito di cittadinanza – in base alla proposta originaria, che ha un costo di 17 miliardi –  sono tali che la platea interessata sarebbe di circa 8 milioni di persone. Oltre alla questione dei costi esisterebbe un chiaro “rischio di comportamenti sleali da parte di chi fa domanda”.

Ma anche considerando l’altra ipotesi, quella che farebbe scendere la spesa a 10 miliardi, ovvero quella di considerare solo la povertà assoluta e non quella relativa, la platea scenderebbe a 5 milioni e anche in questo caso, come nel precedente, chi non riuscisse ad arrivare ai 780 euro prenderebbe la differenza. Il punto è che la misura anche in questo caso costerebbe troppo.

Dunque?

Dunque la beffa è che il tanto annunciato e sbandierato reddito di cittadinanza potrebbe ridursi a essere semplicemente un potenziamento del Rei.

“Resta solo il potenziamento di una misura che già c’è e sulla quale si sta lavorando: il Reddito di inclusione – scrive il quotidiano – Le differenze sono sostanziali: la cifra ha base fissa e varia solo con il numero dei componenti del nucleo, circa 300 euro in media, riducendo il rischio di comportamenti opportunistici; inoltre la platea è ridotta a chi ha meno di 2.250 euro all’anno netti per un single. Un mini reddito – conclude insomma La Repubblica – ma più mirato“.