Notizie Notizie Mondo Guerra Russia-Ucraina: è fuga da rublo, bond, borsa Mosca. Putin spaventa anche i russi, corsa agli sportelli

Guerra Russia-Ucraina: è fuga da rublo, bond, borsa Mosca. Putin spaventa anche i russi, corsa agli sportelli

24 Febbraio 2022 13:50

Vladimir Putin invade l’Ucraina, esplode la guerra tanto temuta dal mondo: il rublo collassa al minimo record nei confronti del dollaro Usa, e a collassare sono anche i bond russi e la borsa di Mosca.

La banca centrale russa interviene per cercare di salvare il salvabile, mentre i cds confermano l’alta tensione sul debito sovrano.

Panico anche in Ucraina, dove la banca centrale congela il mercato del forex e pone limiti alle operazioni di prelievo dei contanti, dopo la corsa agli sportelli incessante da parte dei cittadini ucraini.

Ma la corsa gli sportelli, scrive il Wall Street Journal , sta vedendo protagonista anche Mosca, dove diversi correntisti si sono messi in fila di fronte agli ATM, temendo che Putin possa imporre controlli di capitali e ridurre la disponibilità di hard currency, ovvero di quelle valute forti, come dollaro, euro, sterlina.

Scene di disperazione e di violenza si alternano in Ucraina che, secondo le accuse di Putin, ha osato desiderare i aderire alla Nato e all’Unione europea, come ha ribadito tra l’altro ieri il presidente ucraino Volodymyr Zelensk, definendo le ultime manovre di Mosca “un atto di aggressione contro l’Ucraina, la sua sovranità e la sua integrità”.

Le borse di tutto il mondo vanno a picco, e in tilt ovviamente vanno anche i mercati dei paesi direttamente interessati dal conflitto.

Putin attacca l’Ucraina, rublo scivola a minimo record sul dollaro

Tornando al rublo, la moneta russa è capitolata fino al minimo di tutti i tempi, a quota 89,60, nei confronti del dollaro Usa, per poi ridurre parte delle perdite e risalire attorno a 84 sul dollaro, comunque in calo del 3,6% nella seduta odierna.

Immediato il soccorso della Banca centrale russa, che ha diramato un comunicato con cui ha annunciato la decisione di” intervenire sul forex per cercare di stabilizzare la situazione sul mercato finanziario” e “fornire una liquidità aggiuntiva al settore bancario” russo, colpito nelle ore precedenti dalle sanzioni occidentali.

“La Bank of Russia assicurerà il mantenimento della stabilità finanziaria e la continuità delle operazioni delle istituzioni finanziarie, utilizzando tutti gli strumenti necessari, si legge nella nota, che ha precisato anche come le altre istituzioni finanziarie abbiano “pronti chiari piani di azione per ogni eventuale scenario”.

C’è da dire che le casse russe hanno una solidità pressocché invidiabile, contando su riserve in valuta estera per un valore superiore ai 600 miliardi di dollari e anche di quantità notevoli di oro, che possono essere utilizzate in funzione salva-rublo.

Ma per ora è la psicologica che prevale, tanto che quello scudo non riesce a calmare i nervi degli investitori, che stanno fuggendo dal rublo, dai bond russi e dalla borsa di Mosca.

Detto questo, vale la pena ricordare che, dal 2014, la Russia ha diversificato molto la propria esposizione, riducendo gli investimenti in titoli di stato Usa e in dollari, tanto che sia l’euro che l’oro incidono sulle riserve totali della Russia molto più dei dollari, stando a un rapporto pubblicato a gennaio dall’Institute of International Finance.

La Russia dispone di forti difese macroeconomiche; oltre alle riserve valutarie di $635 miliardi, vanta un rapporto debito-Pil pari al 18%.

Notevole il processo di de-dollarizzazione lanciato da Mosca: a livello di riserve valutarie, Mosca è il quarto principale detentore al mondo: sulle riserve la principale esposizione è sull’euro, che incide su tutte le riserve per un terzo.

Qualche settimana fa Forbes ha dedicato inoltre un articolo a quella che potrebbe essere definita una sorta di roccaforte finanziaria della Russia, sottolineando come, con il Brent – che in quei giorni era salito a $88,88 al barile e oggi ha superato quota $100 – Mosca potesse contare su petro-dollari per un valore superiore a $600 milioni al giorno.

Negli ultimi anni Putin & Co hanno ammassato anche grandi quantità di oro, per un valore di 130 miliardi di dollari, o il 20% delle riserve totali.

Soltanto Stati Uniti, Germania e Italia detengono quantità superiori di oro.

Attacco Putin a Ucraina, boom dei cds su debito russo, già ‘paria’

Preoccupante il trend dei credit default swap – cds, contratti per assicurarsi contro il rischio di defult del debito made in Russia – con quelli a cinque anni che sono schizzati fin oltre 815 punti base, con un balzo di oltre 600% dall’inizio dell’anno. Lo scorso 16 dicembre viaggiavano appena attorno a 53 punti base.

Preso di mira, dunque, il debito russo che è diventato tra l’altro debito paria con le recenti sanzioni  lanciate dall’amministrazione di Joe Biden.

Il sell off sulla carta russa ha portato i tassi dei titoli di stato russi OFZ denominati in rubli e con scadenza decennale a volare fino al 10,93%, al record massimo dall’inizio del 2016.

Tonfo record per la borsa di Mosca, con l’indice RTS denominato in dollari ora in flessione del 34%, dopo essersi sgonfiato di quasi il 50% nelle ultime cinque sessioni. Nei minimi intraday della sessione odierna, l’Rts è crollato fino a -49,93%, per poi limare le perdite a -34%. La borsa è scivolata al di sotto del valore minimo testato durante la pandemia Covid-19 nel 2020.

Piegato dalle vendite anche per l’indice denominato in rubli Moex, che scivola del 27%, dopo essere precipitato del 45% a 1.690,13 punti. In generale, l’azionario russo tocca i valori più bassi dal 2016.

E non finisce qui, visto che il massacro ha colpito anche le azioni delle società russe quotate alla borsa di Londra: in particolare i sell off hanno messo KO i titoli delle banche controllate da Mosca Sberbank e VTB, insieme a Gazprom e Rosneft. Sberbank è capitolata fino a -75%.