Ucraina: dopo mossa Putin, debito Mosca ormai debito paria. Biden e l’Europa lo mettono al bando
Il debito sovrano della Russia di Vladimir Putin diventa debito paria, con Joe Biden, ma anche i mercati europei, che lo mettono al bando.
La strada sbarrata ai bond russi emessi da Mosca fa parte delle sanzioni che il presidente americano Biden ha sferrato contro la Russia, dopo che Putin ha riconosciuto l’indipendenza delle due repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk, nel Donbass dell’Ucraina. Putin ha ordinato anche l’invio di forze russe nell’area.
Potrebbe essere solo l’inizio delle sanzioni.
In un discorso proferito nella serata italiana di ieri, Biden ha annunciato la decisione di imporre sanzioni contro alcune istituzioni finanziarie russe, le due banche VEB e PSB, quest’ultima banca militare della Russia, e contro alcuni esponenti dell’elite russa, inclusi i membri delle loro famiglie.
Il motivo ufficiale delle sanzioni lo ha puntualizzato lo stesso presidente: “Questo è l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Di conseguenza, inizierò come risposta a imporre sanzioni”. Ancora Biden: “Chi, “in nome di Dio, pensa di dare a Putin il diritto di dichiarare ‘nuovi Paesi’ quelli presenti nei territori che appartengono ai suoi vicini? Questa è una violazione in flagrante del diritto internazionale, che richiede una risposta decisa da parte della comunità internazionale”.
Le sanzioni imposte sono solo un assaggio, come ha confermato alla CNN un funzionario della Casa Bianca: “E’ solo la lama affilata del male che possiamo infliggere”.
La decisione di Biden di mettere al bando i titoli del debito pubblico russo ha messo subito sull’attenti il mondo degli investitori.
In cosa consiste, esattamente, il divieto di accesso dei bond russi ai mercati Usa e anche made in Europe?
Il presidente americano ha annunciato che, per l’appunto, “stiamo mettendo in atto ampie sanzioni sul debito sovrano russo. Ciò significa che stiamo tagliando fuori il governo russo dai finanziamenti occidentali“. E questo significa che “(Mosca) non potrà più raccogliere finanziamenti dall’Occidente e non potrà scambiare il suo nuovo debito sui nostri mercati, e neanche sui mercati europei”.
Debito Mosca paria, le implicazioni per la Russia e gli investitori
Le conseguenze sono spiegate in un articolo di Bloomberg, che sottolinea come il bando impedirà agli investitori di acquistare ogni nuovo singolo titolo di stato russo che venga emesso dopo il 1° marzo dal governo di Mosca.
Ma vale la pena di ricordare che gli investitori fanno già fronte ad alcune restrizioni nell’acquisto di bond russi sul mercato primario.
Per ora, le punizioni inferte alle casse del Cremlino si fermano qui: tuttavia, le sanzioni potrebbero avere effetti contagio sul debito già esistente e rappresentare un rischio per le potenziali future operazioni di rifinanziamento del debito da parte della Russia.
L’obiettivo primario dell’Occidente rimane colpire il mercato primario del debito russo. “Il messaggio degli Stati Uniti è chiaro, non vogliamo che deteniate asset russi – ha affermato Tim Ash, strategist senior della divisione dei debiti sovrani dei paesi emergenti presso BlueBay Asset Management – Uscite ora dalla carta russa è il messaggio lampante”.
Vale la pena ricordare che agli investitori americani è stato vietato l’acquisto di nuovo debito russo denominato in dollari già dal 2014, quando la Russia sfidò l’Occidente con l’annessione della Crimea.
Ed è dal 2019 che alle banche Usa è stato impedito di partecipare al mercato primario nel caso di emissioni di bond sovrani russi denominati in valuta diversa dal rublo. Nel 2021, Biden ha poi sancito il divieto di accesso al mercato primario per le istituzioni finanziarie Usa, anche nei casi di emissione di titoli di debito russi denominati in rubli.
Insomma, è da un po’ di tempo che il debito russo è un debito paria. E ora, con le sanzioni appena annunciate da Biden, ha fatto notare Ash, assistiamo ora a misure che, considerate nel complesso, “colpiscono sia il debito emesso in dollari e in rubli nel mercato primario che quello scambiato nel mercato secondario”.
Dall’escalation della crisi Ucraina, i bond sovrani russi hanno già pagato uno scotto importante, come emerge dal trend dei credit default swap – cds, contratti per assicurarsi contro il rischio di default – che sono volati a 342 punti base, rispetto al valore appena superiore a 100 pb della metà di dicembre. E ovviamente le vendite non hanno preso di mira soltanto il debito pubblico.
Alcuni ETF tra i più conosciuti che acquistano azioni di società russe hanno segnato forti ribassi, come per esempio il VanEck Russia ETF che, nella sessione di ieri, ha riportato la perdita più sostenuta dallo shock dei mercati del marzo 2020, provocato dall’esplosione della pandemia Covid-19.
Il rublo, inoltre, ha perso più del 5% dall’inizio dell’anno, confermandosi la peggiore valuta al mondo.
Tornando allo schiaffo sferrato dall’Europa e dagli Usa al debito pubblico russo, la conseguenza numero uno è che la Russia, per un po’ di tempo, non potrà chiedere finanziamenti all’Occidente.
Un dramma finanziario?
Non proprio: intervistato da Bloomberg Guido Chamorro, co-responsabile della divisione dei debiti dei mercati emergenti presso Pictet Asset Management, ha sottolineato che il paese è ben posizionato, il che significa che potrà andare avanti per un po’ senza appoggiarsi ai finanziamenti esteri: i bassi livelli dei debiti verso i paesi esteri, i surplus doppi e la quantità elevata di riserve significano che la nazione è relativamente auto-sufficiente“, ha detto Chamorro.
Certo la tensione sui mercati è palpabile, se si guarda al balzo dei rendimenti dei titoli di stato russi con scadenza a 10 anni, che sono volati fino a quasi l’11%, al record in sei anni. E prima dell’annuncio delle sanzioni, Jahangir Aziz, analista di JP Morgan, scriveva in una nota che “il divieto di accesso al trading sul mercato secondario di nuovi OFZ e di nuovi eurobond sovrani, specialmente se esteso a investitori non Usa, “potrebbe avere un impatto significativo sui rendimenti”.
Debito e geopolitica: il favore di Putin a Cuba
Intanto, a conferma di come Putin si stia muovendo per blindarsi dall’Occidente e dalla Nato, Mosca ha fatto una importante mossa per rafforzare i suoi rapporti con Cuba: nella giornata di ieri, riporta Reuters, il Cremlino ha deciso infatti di posticipare fino al 2027 alcuni pagamenti sui debiti dovuti dall’Havana.
Dal comunicato diffuso dalla Duma, emerge che la Russia aveva erogato prestiti a Cuba per un valore di $2,3 miliardi, e che le controparti hanno ratificato una serie di accordi per ristrutturare il debito cubano.
La manifestazione di generosità è arrivata dopo che l’Havana ha espresso il proprio sostegno a Mosca, denunciando “le sanzioni unilaterali e ingiuste che sono state imposte dall’Occidente“, in occasione di una visita nel paese del vice primo ministro russo Yuri Borisov.
Nel commentare le sanzioni, intervistata anche lei da Bloomberg, Cathy Hepworth, responsabile della divisione dei debiti dei mercati emergenti presso PGIM Fixed Income – che gestisce titoli di stato dei mercati emergenti per un valore di $72 miliardi – si è così espressa:
Le sanzioni, ha detto, “rendono molto più difficile per la Russia emettere debito estero, ma in realtà questo bisogno non esiste”. Certo, “se le sanzioni dovessero essere rafforzate (colpendo per esempio più banche), potrebbe diventare un po’ più complicato per le banche locali avere una tale capacità nell’emissione di debito locale”.
Dai dati del Tesoro Usa emerge che i residenti americani detenevano a dicembre $14 miliardi circa di titoli di stato a lungo termine emessi da emittenti russi, una somma lievemente superiore alla quantità di bond emessi dalla Turchia, ma meno della metà delle partecipazioni nel debito della Norvegia.
I titoli di stato russi – con i mercati che avevano già chiuso mentre Biden annunciava le sanzioni – hanno ceduto prima del discorso del presidente Usa, scontando l’arrivo delle misure punitive.
Gli eurobond russi con scadenza nel 2028 hanno perso nella sessione di ieri 3,7 centesimi a 136 centesimi di dollaro, capitolando al valore minimo dal 2015. E stando agli indici di JP Morgan Chase, lo spread Russia-Usa, ovvero il rendimento extra che gli investitori chiedono ora per detenere titoli di stato russi piuttosto che Treasuries Usa, è salito ieri di 50 punti base a quota 330.
Alcuni mercati locali russi rimarranno chiusi oggi in occasione della Festività dei difensori della patria.