Grexit: uscita dall’euro farebbe male più ad Atene che ai mercati. Ecco quattro possibili scenari
E’ sempre più muro contro muro tra Atene e Berlino. Il primo ministro greco, Alexis Tsipras, ha fatto capire che interessa poco un prolungamento delle scadenze definendo “assurde” le condizioni proposte da Berlino per bocca del ministro delle Finanze Schaeuble.
Atene vuole smarcarsi dalla presa della troika e probabilmente la riunione odierna dell’Eurogruppo sarà solo un antipasto per vedere se ci sono le condizioni per chiudere un accordo nel meeting di settimana prossima.
Basso rischio contagio aumenta il potere negoziale della troika
Lo scenario attuale, rispetto a quello dell’inizio della crisi del debito sovrano, vede un rischio contagio dei mercati ridottosi drasticamente. “Le istituzioni finanziarie europee hanno ora un’esposizione minima verso la Grecia, il che diminuisce la probabilità di una nuova e più ampia crisi. Ciò rafforza anche la posizione della Troika nei prossimi negoziati”, argomenta Azad Zangana, European Economist di Schroders.
Lo scenario attuale, rispetto a quello dell’inizio della crisi del debito sovrano, vede un rischio contagio dei mercati ridottosi drasticamente. “Le istituzioni finanziarie europee hanno ora un’esposizione minima verso la Grecia, il che diminuisce la probabilità di una nuova e più ampia crisi. Ciò rafforza anche la posizione della Troika nei prossimi negoziati”, argomenta Azad Zangana, European Economist di Schroders.
L’esperto di Schroders traccia poi quattro diversi scenari a seconda di come andranno a finire i delicati negoziati tra Bruxelles e Atene.
Quattro possibili scenari: con Grexit rischio profonda recessione per paese ellenico
1) Esito positivo. La Troika fa alcune concessioni a Syriza, in cambio della continuazione del processo di riforme. L’economia greca ha un piccolo rallentamento, ma evita la recessione. L’impatto sull’Europa nel suo complesso è poco significativo.
2) Syriza fallisce. Syriza non riesce a ottenere nulla dalla Troika e si rende conto della dura realtà delle finanze greche. Il partito non riesce quindi ad effettuare gli aumenti di spesa pubblica e i tagli alle tasse promessi. Syriza come partito si frammenta e la coalizione si rompe, portando a nuove elezioni. L’economia ellenica rallenta, ma le implicazioni generali sono poco significative.
3) Grexit. Syriza rompe i legami con la Troika, non essendo riuscita a raggiungere un compromesso, e poi si rifiuta di pagare gli interessi sul debito concesso dalla Troika. I leader europei decidono di spingere la Grecia fuori dall’Eurozona bloccando i fondi della BCE diretti verso le banche greche, il che porta alla cosiddetta “corsa agli sportelli”. Alla fine, la Grecia è costretta ad abbandonare l’unione monetaria per poter stampare la propria valuta. Il Paese entra in una profonda e lunga recessione, con alcuni effetti collaterali in Europa.
4) La Troika se ne va, ma senza Grexit. Le negoziazioni con la Troika finiscono in stallo, con un blocco del credito. La Grecia continua a ripagare i prestiti ma, per poterlo fare, è costretta a mantenere un ampio avanzo di bilancio. Poiché non c’è default, la BCE continua a supportare le banche greche, facendo sì che la Grecia rimanga nell’eurozona. L’economia greca entra in recessione a causa dell’aumento di austerità, ma gli effetti secondari sono temporanei e di piccola portata.
L’economia greca, che è tornata a una crescita positiva nel 2014 soprattutto grazie a maggiori esportazioni e una minore debolezza di altre sotto-componenti,mentre mancano ad arrivare segnali di ripresa negli investimenti delle imprese. “Ciò evidenzia l’esitazione e lo scarso sentiment che hanno sia gli investitori locali sia quelli stranieri che, a nostro avviso, verrà solo esacerbata dai risultati delle elezioni”, rimarca Azad Zangana.
Probabile stallo dei negoziati nel breve
“La permanenza della Grecia nell’unione monetaria dipende dalle riforme strutturali – prosegue l’economista di Schroders – ma anche dall’abilità di Alexis Tsipras di raggiungere un compromesso accettabile con la Troika. Andremo quasi certamente verso uno stallo nelle negoziazioni nel breve periodo, anche solo per la volontà di Syriza di mantenere una linea ferma. Il rischio della cosiddetta Grexit è ancora una volta elevato e, per questa ragione, gli investitori dovrebbero pensarci molto bene, prima di investire in Grecia”.
“La permanenza della Grecia nell’unione monetaria dipende dalle riforme strutturali – prosegue l’economista di Schroders – ma anche dall’abilità di Alexis Tsipras di raggiungere un compromesso accettabile con la Troika. Andremo quasi certamente verso uno stallo nelle negoziazioni nel breve periodo, anche solo per la volontà di Syriza di mantenere una linea ferma. Il rischio della cosiddetta Grexit è ancora una volta elevato e, per questa ragione, gli investitori dovrebbero pensarci molto bene, prima di investire in Grecia”.