Notizie Notizie Mondo Grexit: l’Eurozona non deraglierebbe. Il rischio maggiore? Le pressioni sugli altri periferici

Grexit: l’Eurozona non deraglierebbe. Il rischio maggiore? Le pressioni sugli altri periferici

3 Giugno 2015 15:21
Dopodomani è il 5 giugno, ennesima data cruciale per la Grecia chiamata a restituire al Fondo monetario internazionale 300 milioni di euro. Il mancato pagamento, nonostante la proposta di riunire in un unico versamento a fine mese tutti i prestiti in scadenza a giugno, manderebbe in default tecnico Atene. Eppure, sarà a causa di una certa assuefazione alla vicenda o grazie all’ombrello protettivo aperto da Mario Draghi con il Quantitative easing, i mercati sono rimasti abbastanza indifferenti alla ridda di voci e trattative. 
Secondo Paul Jackson, head of research e Andràs Vig, research associate di Source o “i mercati non credono al default e a un Grexit o ritengono che le implicazioni sarebbero limitate”. Quanto limitate? “Se Atene lasciasse la moneta unica – spiegano i due strategist – il Paese finirebbe nel caos ma le implicazioni per il resto dell’area sarebbero limitate visto che la Grecia rappresenta solo l’1,75% del prodotto interno lordo. La nuova moneta si svaluterebbe immediatamente mentre l’euro potrebbe rafforzarsi. Per la Grecia arriverebbero i benefici della svalutazione e, anche se l’accesso ai mercati finanziari sarebbe sbarrato per qualche anno, libero dal fardello del debito il Paese potrebbe respirare”. 
Se perdere la Grecia vorrebbe dire rinunciare all’1,75% del prodotto interno lordo complessivo dell’area euro, bisogna fare i conti anche con i crediti che non verrebbero più incassati. Anche in questo caso, però, Jackson e Vig vedono conseguenze limitate dalle dimensioni della Grecia. “Il debito greco ammonta al 3,1% del Pil dell’Eurozona contro il 92% del rapporto debito/Pil di tutta l’Area”. Tuttavia bisogna considerare che un default non porterebbe a una cancellazione completa del debito. “I bond attualmente in circolazione prezzano un haircut del 70% sulla durata biennale e del 55% su quella decennale”. 
Qual è il pericolo maggiore per l’Eurozona? 
Il pericolo maggiore è “che i mercati decidano di attaccare altri Paesi periferici come hanno fatto in passato”. È il pericolo contagio che la Bce ha cercato di neutralizzare con il Quantitative easing. “Anche se gli acquisti di titoli di Stato da parte della Banca centrale europea sono commisurati al peso del singolo paese nell’area, Francoforte si è già dimostrata flessibile, per esempio con la recente decisione di anticipare alcuni acquisti per evitare il pericolo liquidità nei mesi estivi. Pertanto, se altri paesi periferici dovessero finire sotto pressione la Bce potrebbe favorirli negli acquisti. Davvero gli speculatori vorranno scontrarsi con la Bce? È difficile che un’uscita della Grecia dall’euro – concludono i due ricercatori – faccia deragliare l’Eurozona. La volatilità senza dubbio crescerebbe ma nel giro di due anni si guarderebbe all’evento come a una liberazione, per entrambe le parti”.