Notizie Notizie Mondo Greta Thunberg fa tremare H&M, AD Persson: da lotta eco-attivisti conseguenze ‘terribili’ per fast fashion. E non solo

Greta Thunberg fa tremare H&M, AD Persson: da lotta eco-attivisti conseguenze ‘terribili’ per fast fashion. E non solo

29 Ottobre 2019 12:28

L’eco-attivismo di Greta Thunberg spaventa H&M, il colosso svedese del fast fashion. A dirlo è stato lo stesso numero uno della catena di negozi di abbigliamento, l’amministratore delegato Karl-Johan Persson (44 anni, figlio del presidente miliardario Steffan Persson, nipote del fondatore Erling Persson).

In un’intervista rilasciata a Bloomberg, Persson ha rilasciato dichiarazioni forti, mostrando tutta la sua preoccupazione per gli effetti della crescente consapevolezza, da parte dei giovani ma non solo, di voler adottare uno stile di vita che sia, prima di tutto, eco-sostenibile. Alla borsa di Stoccolma, le quotazioni di H&M arretrano di oltre -1%, a 204,55 corone svedesi-

Ecologia, sostenibilità, politiche green, eco-attivismo, eco-sostenibile: tutti questi termini sono entrati a far parte del vocabolario planetario. Marce, manifestazioni, piazze gremite in tutto il mondo da giovani attivisti che auspicano un mondo migliore, un mondo più attento al clima, un mondo che faccia della tutela della terra la priorità numero uno.

Anche l’Italia si sta adeguando, con il premier Giuseppe Conte che ha lanciato il Green New Deal, con tanto di BTP Green per i genitori della generazione Greta.

Tutto ok per il dirigente Persson, se non fosse che tutto questo attivismo, a suo avviso, rischia di avere conseguenze negative non solo per l’industria del fast fashion, ma per l’economia in senso più ampio. In particolare, le conseguenze per il fast fashion – per società dunque come H&M – potrebbero essere “terribili”.

AD H&M Persson lancia alert su fenomeno consumer shaming

Il dirigente ha fatto riferimento a un fenomeno sempre più diffuso: il “consumer shaming”, ovvero quella sensazione di vergogna che i consumatori, in generale, stanno provando in misura sempre maggiore. Tra queste, c’è la vergogna di volare, il “flight shaming”: una vergogna che è stata esaminata anche dagli analisti di Citi che, in una nota, hanno avvertito che la vergogna di prendere l’aereo per viaggiare (contribuendo, con il consumo di carburante, all’inquinamento), potrebbe costare miliardi al settore delle compagnie aeree.

Del fenomeno “flight shaming” ha parlato  anche il numero uno di H&M. D’altronde, proprio per opporsi all’industria del trasporto aereo che, secondo i dati, contribuisce per il 2,5% alle emissioni di gas serra ogni anno, Greta Thunberg ha scelto di recarsi negli Stati Uniti, in occasione dei lavori dell’Assembolea Generale dell’Onu, in barca.

Tutti questi comportamenti, dettati dalla necessità di rispettare il clima, ha avvertito Karl-Johan Persson, rischiano di provocare effetti dirompenti, portando i consumatori “a smettere di fare cose, a smettere di consumare, a smettere di volare”. Il risultato – ha sottolineato il dirigente – è che questi sforzi “avranno un piccolo impatto (da sottolineare piccolo) sull’ambiente, provocando però conseguenze terribili a livello sociale”.

“La questione del clima – ha detto ancora il ceo – è incredibilmente importante. Rappresenta una minaccia enorme, che noi tutti dobbiamo prendere seriamente: politici, aziende, individui. Allo stesso tempo, l’eliminazione della povertà è un obiettivo altrettanto importante”.

Con quest’ultima frase, il dirigente ha praticamente ammesso di essere preoccupato per il modo in cui il cambiamento delle attitudini dei consumatori potrebbe condizionare in modo negativo la battaglia “per eliminare la povertà”.

Ma pronta è stata la replica della società Fast-Company, che ha fatto notare che H&M di certo non attinge alla forza lavoro e alle fabbriche dei paesi in via di sviluppo per altruismo. Piuttosto, “lo fa perché la manodopera costa meno”.

“Facciamo parte di un’industria che, indubbiamente, fa fronte a sfide significative quando si parla di sostenibilità ambientale e sociale – aveva scritto l’AD di H&M Persson in un rapporto – Ma io desidero che H&M Group continui a essere una forza positiva per risolvere queste sfide condivise. Sappiamo che siamo una grande compagnia e sappiamo dunque che abbiamo un’altrettanta grande responsabilità per assicurarci che il nostro impatto sul pianeta sia positivo”.

H&M non nega di fatto l’esigenza di fare qualcosa per il pianeta. Tutt’altro.

Nel report sulla sostenibilità del 2018, pubblicato nel marzo di quest’anno, il gruppo ha messo in evidenza che il 57% di tutti i materiali utilizzati per la realizzazione dei suoi prodotti o sono riciclati o sono arrivano da altre fonti sostenibili.

H&M, si legge ancora, ha ridotto inoltre le emissioni di diossido di carbonio legate alle sue attività di un altro 11%. Stando ai dati delle Nazioni Unite, il settore dell’abbigliamento incide da solo per circa il 10% sulle emissioni di gas serra.