Notizie Notizie Mondo Grecia: riforme Ue respinte. Senza accordo in questi giorni è rischio default e Grexit (analisti)

Grecia: riforme Ue respinte. Senza accordo in questi giorni è rischio default e Grexit (analisti)

8 Giugno 2015 08:21
Sarà un’altra settimana cruciale per la Grecia, dopo che il governo guidato da Alexis Tsipras ha respinto le proposte dell’Unione europea sulle riforme da implementare nel Paese, in cambio degli aiuti da oltre 7 miliardi di euro. Le posizioni tra Atene e i suoi creditori sono ancora distanti e un ennesimo nulla di fatto nei prossimi giorni potrebbe rendere difficile trovare una soluzione prima della fine di giugno, quando scadrà il secondo programma di sostegno e la Grecia dovrà rimborsare quasi 1,6 miliardi di euro al Fondo monetario internazionale. Intanto si avvicinano anche le scadenze di luglio e agosto sul debito alla Banca centrale europea. 
 
greciaNel fine settimana Tsipras ha respinto il piano di riforme elaborato dall’Unione europea, che include un taglio alle pensioni e una maggiore flessibilità del mercato del lavoro, definendolo “assurdo”. Il ministro delle Finanze ellenico, Yanis Varoufakis, ha rincarato la dose ieri, giudicandolo un “limite offensivo”. Dall’altra parte, i creditori internazionali giudicano invece insufficienti le proposte di riforma messe sul tavolo dalla Grecia e si aspettano a breve una nuova lista. In questi ultimi giorni, proposte e contro-proposte sono rimbalzate da una parte all’altra senza portare però ad alcun progresso concreto. 
Il dossier Grecia con molta probabilità finirà sul tavolo del vertice G7, in corso da ieri in Baviera. Sempre oggi a Berlino, Varoufakis dovrebbe incontrare il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, secondo alcune indiscrezioni raccolte da Afp. I negoziati dovrebbero poi proseguire mercoledì, in occasione del summit Ue-America Latina, organizzato a Bruxelles.
  
“Crediamo che un accordo verrà raggiunto per evitare il default della Grecia, probabilmente attraverso una proroga del programma di aiuti oltre la fine di giugno e una erogazione parziale dei fondi di salvataggio rimanenti”, rassicurano oggi gli analisti di Barclays, anche se ricordano come questa ipotesi non sia semplice visto che richiederebbe l’approvazione di alcuni parlamenti nazionali, tra cui il Bundestag in Germania. Nel caso in cui però non si registrassero progressi nelle prossime settimane e i creditori non riaprissero ufficialmente i rubinetti del piano che termina a giugno, gli esperti vedono una serie di complicazioni che potrebbero portare a un’uscita della Grecia dalla zona euro (il cosiddetto Grexit): l’Europa non sarà più in grado di finanziare le banche greche, alle stesse condizioni e inoltre, se la Grecia non dovesse rimborsare i prestiti all’Fmi, o i titoli attualmente detenuti dalla Bce, in scadenza a luglio (3,4 miliardi il 20 luglio) e agosto, occorrerà imporre controlli sui capitali. “Con il rischio di un default in aumento, che può portare a una uscita del Paese dalla zona euro, è probabile che i deflussi di depositi continuino esercitando ulteriori pressioni sul sistema bancario greco, che si basa sempre più sul sostegno straordinario di liquidità da parte della Banca della Grecia”, sottolineano da Barclays.
 
In ottica di più lungo periodo, i colloqui tra Atene e i suoi creditori continueranno, probabilmente fino a dopo l’estate, per concordare un terzo piano di salvataggio e magari una ristrutturazione del debito. Nel frattempo, però, la situazione economica in Grecia continua a peggiorare, aggiungendo pressione sul bilancio delle amministrazioni pubbliche. Secondo i numeri diffusi dal Ministero delle Finanze venerdì scorso, il deficit statale è cresciuto di 1 miliardo in maggio per raggiungere un totale di 2 miliardi da inizio anno.