Grecia: cresce il ricorso ai finanziamenti della Bce, governo in crisi di liquidità. In arrivo il terzo piano di salvataggio?
Banche greche sempre più dipendenti dalla liquidità targata Bce. Complice la fuga di depositi iniziata a novembre (secondo i dati ufficiali in pochi mesi sono stati ritirati qualcosa come 20 miliardi di dollari) le banche elleniche a gennaio hanno incrementato il ricorso ai fondi della Banca centrale europea del 46,75%. Nel primo mese dell’anno i prestiti ottenuti dalle banche elleniche tramite le operazioni pronti contro termine dell’Eurotower, stando alle statistiche mensili diffuse dalla Banca centrale greca, sono passati da 56,04 a 82,24 miliardi di euro.
Nonostante la situazione sembrerebbe, per ora, in fase di normalizzazione (fonti bancarie citate dal Wall Street Journal stimano che il nuovo accordo con i creditori avrebbe fatto rientrare nei caveau delle banche elleniche circa 800 milioni di euro), non è escluso che un nuovo peggioramento della situazione possa far tornare l’emergenza anche perché la mancanza di liquidità non riguarda solo il sistema bancario.
Voci insistenti riferiscono che il governo centrale potrebbe presto trovarsi a corto di fondi. Particolarmente significative in questo senso le parole del presidente dell’eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, che nel corso di un’intervista concessa al Financial Times ha ipotizzato la concessione dell’ultima tranche di aiuti, pari a 7,2 miliardi di euro, prima della fine di marzo. Nel mese corrente l’esecutivo deve rimborsare 7,27 miliardi di titoli (4,6 miliardi di titoli trimestrali) e, con entrate fiscali decisamente inferiori alle previsioni e senza poter far ricorso a emissioni a breve (il tetto fissato da Francoforte a 15 miliardi è già stato raggiunto), il pericolo di default è reale.
In arrivo il terzo piano di salvataggio?
La tensione a livello europeo resta alta, Tsipras ha accusato Spagna e Portogallo di voler mettere a repentaglio i negoziati (i due Paesi iberici con le elezioni alle porte sono coscienti che fare sconti a Syriza significherebbe perdere consensi in patria), sarebbe in preparazione un terzo piano di salvataggio per Atene (in aggiunta ai 240 miliardi già concessi). La voce è stata confermata dal Ministro delle Finanze spagnolo Luis de Guindos che è arrivato a ipotizzare un intervento compreso tra i 30 e i 50 miliardi di euro, decisamente maggiore rispetto ai 20 miliardi immaginati finora. Il nuovo piano dovrebbe partire a giugno.