Grecia: ancora nessun accordo uscirà dall’Eurogruppo. L’Ue chiederà “duro lavoro” in cambio di aiuti
Il giorno della resa dei conti tra Grecia e Unione europea è arrivato. Oggi pomeriggio i ministri delle Finanze della zona euro si riuniranno a Bruxelles per discutere sulla questione ellenica al fine di trovare un accordo sulle riforme da implementare nel Paese in cambio della nuova tranche di aiuti da oltre 7 miliardi di euro. Un obiettivo che ormai si rincorre da mesi ma che viene rimandato di Eurogruppo in Eurogruppo. E anche questa volta si preannuncia l’ennesimo nulla di fatto tra Atene e i creditori internazionali. Già nei giorni scorsi Jeroen Dijsselbloem, presidente dell’Eurogruppo, ha fatto sapere che sebbene siano stati compiuti progressi nelle trattative, la riunione di oggi non sarà decisiva.
Secondo le ultime indiscrezioni, oggi l’incontro si chiuderà con la richiesta alla Grecia da parte dell’Unione europea di maggior impegno e lavoro duro per raggiungere un’intesa nelle prossime settimane. Niente di più. Intanto però la zona euro starebbe preparando una proposta di accordo da sottoporre alla Grecia entro fine maggio, con la lista delle riforme necessarie per sbloccare gli aiuti. Secondo quanto riporta il quotidiano Katimerini, la proposta europea sarebbe un “prendere o lasciare”, vale a dire l’ultima offerta per versare quei 7 miliardi di euro di cui la Grecia ha sempre più bisogno.
Il tempo infatti stringe. Mentre i negoziati proseguono da mesi, le casse del Paese si svuotano progressivamente e ci si interroga se saranno sufficienti a ripagare il prestito del Fondo monetario internazionale (Fmi), di oltre 700 milioni di euro, in scadenza domani. Si riaffaccia così la paura che la Grecia cada nell’insolvenza. Tanto che lo stesso Fmi starebbe lavorando con le autorità nazionali nei Paesi dell’Europa sud-orientale (Bulgaria, Romania, Albania, Serbia, …) su un piano di emergenza per gestire un default della Grecia. Lo riporta in Wall Street Journal, citando una fonte interna dell’Fmi. Questi Paesi sarebbero maggiormente esposti alla Grecia, con diverse filiali di banche greche presenti sul territorio.