Mercato del lavoro statunitense torna a mostrare i muscoli, listini azionari festeggiano
Il mercato del lavoro statunitense si lascia alle spalle il passo falso registrato a marzo. Il Dipartimento del lavoro della prima economia ha annunciato che il mese scorso il saldo delle buste paga nei settori non agricoli (non-farm payrolls) è risultato positivo per 223 mila unità, non lontano delle 228 mila unità stimate dal consenso degli analisti. Il dato scaturisce dalle +213 mila payrolls del settore privato e dalle +10 mila degli impieghi governativi.
Finito l’inverno, la crescita delle buste paga si è riportata sopra la soglia delle 200 mila unità dopo la pausa registrata a marzo quando il saldo è risultato positivo per “sole” 85 mila unità (dato rivisto da 126 mila). Revisione al rialzo per il dato relativo febbraio, passato da +264 a +266 mila.
Buone nuove anche dal tasso di disoccupazione, sceso dal 5,5 al 5,4 per cento, il livello minore dal maggio del 2008. Il tasso di partecipazione della forza lavoro è cresciuto di 10 punti base al 62,8%.
Primo rialzo dei tassi a settembre?
Nel complesso, il rallentamento registrato nei primi 4 mesi del 2015, nei quali le buste paga sono cresciute di 194 mila unità mensili (+260 mila al mese nel 2014), dovrebbe spingere la Federal Reserve a rinviare il primo incremento dei tassi a dopo l’estate anche perché i numeri in arrivo dai salari segnalano una crescita delle retribuzioni pressoché stabile.
Ad aprile il salario medio orario è cresciuto di 3 centesimi di dollaro, pari allo 0,1%, a 24,87 dollari portando il dato annuo al 2,2%, all’estremo superiore del range 1,9-2,2% che caratterizza questo dato dal 2012 (quando il tasso di disoccupazione si attestava in quota 8 per cento). Pressioni rialziste non arrivano neanche dalle ore lavorate, stabili in quota 34,5.
Listini azionari in evidenza
L’aggiornamento sta spingendo i listini europei, l’eurostoxx segna un incremento dell’1,6%, e i future sugli indici a Wall Street: a mezz’ora dall’opening bell i derivati su Dow, S&P e Nasdaq evidenziano tutti un incremento di un punto percentuale. Con l’eurodollaro in rosso di mezzo punto percentuale a 1,1211, sale anche l’indice del dollaro, a ridosso di quota 95 punti (+0,45%).