Governo M5S-PD verso carbon tax. Per Equita notizia negativa per Enel e A2A
Settore utility sotto i riflettori, sulla scia delle varie indiscrezioni stampa secondo cui il nuovo governo giallorosso M5S-PD potrebbe presentare una proposta, a firma M5S, per l’introduzione di una carbon tax. La prospettiva viene scontata da Enel, che a Piazza Affari cede più dell’1%, reduce dal massimo in oltre 10 anni testato alla vigilia, sulla scia, anche, dell’imminente ingresso del titolo nell’Euro Stoxx 50.
Di carbon tax si sta parlando nelle ultime ore anche riguardo al nuovo ministro dell’economia, l’eurodeputato del PD Roberto Gualtieri. Nel fare il suo ritratto, molti segnalano il suo desiderio di trasformare il Patto di stabilità in un “Patto di sostenibilità e crescita con una Golden rule sugli investimenti”, e di rafforzare il bilancio dell’Unione europea, finanziandolo con “digital tax, carbon tax (per l’appunto) e tassa sulle transazioni finanziarie”.
Nel commentare la proposta di una carbon tax che possa dare un contributo significativo alle Entrate dello Stato, Equita SIM in una nota sottolinea che la notizia è negativa, in particolare, per Enel e A2A, che sono i principali produttori di energia coal in Italia.
“Come riportato dai quotidani, il nuovo Governo potrebbe presentare una proposta a firma M5S per l’introduzione di una carbon tax che colpisca l’utilizzo del carbone nei processi industriali, incluse le attività di acciaierie, cementieri e generazione elettrica. L’obiettivo sarebbe quello di raccogliere 10 miliardi di introiti fiscali. Impostazione un po’ tardiva quella del Governo, considerando gli interventi già avvenuti a livello EU per le modifice dei C02 rights, passati da 5€/tonnelata a 30 €/Tonnellata (con prospettive in aumento nei prossimi anni) che già stanno impattando l’utilizzo del Coal (con significativa riduzione dell’output e margini praticamente azzerati considerato gli spark spreads negativi già visti nel 2Q di quest’anno)”.
La nota di Equita continua:
“L’introduzione della carbon tax accelererebbe ulteriormente il processo di chiusura delle centrali a carbone entro il 2025 per altro già iniziato da Enel su alcuni assets. Notizia negativa per i due principali produttori di energia coal in Italia (Enel ed A2a) anche se riteniamo che, considerati gli attuali livelli di produzione, l’impatto non sarà rilevante e parzialmente compensato dal conseguente aumento dei prezzi dell’energia (anche su MSD). Incerta anche la quantificazione degli introiti per il Governo. La carbon tax, infatti, è una misura efficace sul polluting ma non sulla raccolta fiscale
considerando che induce alla riduzione/sostituzione delle tecnologie assoggettate con conseguente azzeramento del flusso di imposta nel tempo”.
Ha parlato intanto di carbon tax e delle prime informazioni che trapelano dal programma di governo M5S-PD anche Toni Volpe, amministratore delegato di Falck Renewables, a margine del forum Ambrosetti di Cernobbio.
Interpellato in merito alla possibilità di una carbon tax per accelerare la transizione energetica, Volpe ha fatto notare che “negli altri paesi un floor sul carbon tax ha funzionato per decarbonizzare il settore energetico. Dal punto di vista di chi si occupa di transizione energetica, tutto ciò che riduce utilizzo di carbone nei processi industriali è positivo. Poi vanno analizzati oneri e impatti sul settore”.