Governo in bilico con minaccia nuovi esodi da M5S. BTP sotto la lente, Conte assediato da nodo MES e spettro Draghi
Instabilità politica italiana sempre in piano piano, in queste ore ancora di più dopo che la coalizione di governo ha perso la “maggioranza ‘tecnica‘ in Senato, a causa della recente defezione della senatrice Alessandra Ricciardi, che ha abbandonato il M5S per unirsi alla Lega. La coalizione ora è formalmente appoggiata da 160 senatori, uno in meno rispetto alla soglia necessaria per detenere il controllo”. A riassumere quanto accaduto negli ultimi giorni è Wolfango Piccoli, co-presidente della società di consulenza mondiale Teneo Intelligence, nell’articolo intitolato “ITALY: Uphill struggle for the government”, ovvero Italia: “sforzo faticoso per il governo”.
“Il risultato (di questo esodo) – spiega Piccoli – è che il governo diventerà ancora più dipendente dal sostegno (esterno) di quei senatori che, o sono indipendenti, o si sono uniti ad altri gruppi per sopravvivere. E se è vero che la Lega di Matteo Salvini soffre nei sondaggi, è altrettanto vero che la guerra di Salvini contro la coalizione di governo sta funzionando. E questo si deve principalmente all’infinito caos interno al M5S, che potrebbe tradursi in ulteriori defezioni nel breve termine (secondo alcune fonti, altri due senatori sarebbero pronti ad abbandonare la nave, salendo in quella della Lega. Un terzo dovrebbe uscire dal M5S e unirsi al “Gruppo Misto”).
Non per niente, i BTP sono tornati a essere colpiti dalle vendite nelle ultime ore, anche se è necessario elencare altri fattori che stanno allontanando gli investitori dagli asset considerati più rischiosi, riportandoli a puntare su quelli più sicuri, come il Bund tedesco. Questi fattori sono: il pesante downgrade delle stime sull’economia globale annunciato dal Fondo Monetario Internazionale nell’ aggiornamento del WEO (Word Economic Outlook); la minaccia dell’amministrazione Trump di imporre $3,1 miliardi di dazi contro alcuni prodotti europei; il rischio di una seconda ondata di infezioni di coronavirus, con nuovi casi che si stanno ripresentando in tutto il mondo, e che hanno raggiunto nelle ultime ore livelli record in Usa (Con Trump, tra l’altro, niente affatto preoccupato).
Anche senza l’instabilità politica che si è venuta a creare puntualmente in Italia il quadro, con il ripresentarsi dell’avversione al rischio, basta a penalizzare la carta italiana, che sicuramente fa parte dei risk assets. E così, a fronte degli acquisti sui Bund tedeschi (considerati invece beni rifugio), che portano i tassi decennali a scendere al minimo in un mese al -0,48%, le vendite sui BTP fanno salire i tassi decennali italiani fino a +6 punti base, all’1,40%. La situazione è comunque ancora sotto controllo, con lo spread BTP-Bund oggi in calo attorno a quota 175.
La strada, per il governo Conte, è insomma in salita, e ora c’è anche il nodo Iva, come fa notare Wolfgang Piccoli:
“Presto il governo cercherà di ottenere l’approvazione del parlamento per aumentare la spesa di almeno 10 miliardi di euro (somma che dovrebbe lievitare a 20 miliardi circa tempo che la richiesta verrà presentata), portando il deficit attorno all’11-11,5% del Pil, rispetto alle stime attuali del 10,4%. La maggior parte delle risorse verrà utilizzata per finanziare lo schema di aiuti lanciato dall’esecutivo, fornendo finanziamenti aggiuntivi alle regioni e ai comuni, e rafforzando il fondo di garanzie per le piccole e medie imprese”.
Il riferimento è al Decreto rilancio, che proroga lo stop ai licenziamenti fino alla metà di agosto. “E’ probabile – prevede l’esperto – che le misure verranno estese, sulla scia del timore di un balzo del tasso di disoccupazione in vista delle elezioni cruciali di settembre (elezioni regionali)”.
Riguardo alle altre misure, viene fatto notare che la proposta di ridurre l’IVA, ipotizzata dal viceministro dell’Economia Laura Castelli (che, scrive Wolfang Piccoli, non ha né la competenza né la statura politica richiesta per fare questo lavoro) e in qualche modo sostenuta dal premier Conte – con il solito intento di assicurarsi le prime pagine dei giornali – non sta ricevendo grande popolarità. A parte il M5S, tutti gli altri patner di coalizione si oppongono (alla misura) e anche Confindustria e i sindacati hanno espresso la loro opinione negativa sulla questione. Un taglio dell’Iva alimenterebbe tra l’altro ulteriori timori a Bruxelles e in altre capitali europee sull’impegno del governo (che per Piccoli non esiste) a intraprendere la strada delle riforme, proprio mentre le difficili trattative sul Recovery Fund ( si riuscirà a chiudere entro luglio come vuole Conte?) sono prossime a entrare in una fase cruciale”.
Sul taglio dell’Iva, l’autore dell’articolo ricorda che “secondo le stime, una riduzione dell’1% dell’aliquota standard (22%) costerebbe 4,3-4,5 miliardi l’anno, mentre un taglio dell’1% dell’aliquota ridotta (10%) costerebbe 3,1 miliardi l’anno”.
In tutto questo, in vista delle elezioni regionali (in Veneto, Campania, Toscana, Liguria, Marche, Puglia, Valle d’Aosta) e comunali (in 1.149 comuni) e anche del referendum costituzionale sul taglio del numero dei parlamentari i prossimi 20-21 settembre, c’è l’eterno nodo del MES, linea di credito pandemica che permetterebbe all’Italia di ricevere prestiti fino a 36 miliardi di euro all’interesse dello 0,1%.
Per Piccoli, “è improbabile che Roma faccia una mossa fino a quando le trattative sul Recovery Fund europea non saranno completate”. E, “visto che il MES è diventato una questione tossica per la politica italiana, il governo potrebbe chiedere un voto congiunto sul MES e sul Recovery Fund per ridurre la probabile reazione negativa dei politici, e assicurarsi la maggioranza parlamentare. In ogni caso, questo sarà un passaggio delicato per l’esecutivo”.
Successivamente (sempre se il nodo del Mes sarà stato sciolto), le elezioni regionali si confermeranno “il primo test elettorale per il governo a seguito della pandemia e, di conseguenza, fonte significativa di distrazione per i partiti che guidano l’esecutivo”. In base alle previsioni, “il centro destra dovrebbe mantenere il controllo delle regioni del Nord del Veneto e della Liguria, spodestando il centro-sinistra nelle Marche e in Puglia.
Ma oltre al centro destra e al centro sinistra c’è il fattore Draghi, con l’ipotesi di un governo italiano da lui guidato: ipotesi tornata alla ribalta con il sondaggio Quorum/YouTrend per SkyTg24.
Dal sondaggio, è emerso che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte è secondo tra i leader in cui gli italiani ripongono maggior fiducia, col 57,1% dei consensi. E che prima di lui c’è l’ex presidente della Bce Mario Draghi, col 59,3%.
Una “ipotetica Lista Conte”, in questo momento, raccoglierebbe inoltre 14,3% delle preferenze. Ma quel nome di Mario Draghi che continua periodicamente a rimbalzare sulle prime pagine di giornali non è sicuramente di buon auspicio per Conte. E molti sono già pronti a scrivere la fine del suo governo bis.