Notizie Notizie Mondo Germania: via libera al bazooka tedesco, nuovo governo con “potenza di fuoco” fiscale

Germania: via libera al bazooka tedesco, nuovo governo con “potenza di fuoco” fiscale

21 Marzo 2025 17:54

Via libera al bazooka tedesco che ha superato l’ultimo ostacolo. Dopo l’OK di martedì scorso da parte del Bundestag tedesco alla riforma del “freno del debito”, ecco che oggi è arrivato anche l’approvazione da parte del Bundesrat, la camera bassa del Parlamento tedesco, al maxi piano che permetterà di finanziare l’aumento della spesa per la difesa e le infrastrutture.

Gli investitori hanno seguito da vicino l’approvazione delle misure, che pongono fine alle politiche di austerithy e inaugurano una nuova stagione per dare impulso alla più grande economia europea e modernizzare le infrastrutture. Sui mercati il Dax ha chiuso in calo di circa mezzo punto percentuale (dopo il recente rally), mentre il decennale tedesco è in discesa al 2,76% (minimi da due settimane).

Ora che il corposo pacchetto di riforma fiscale tedesco è stato approvato (fondo da 500 miliardi di euro per il rilancio della più grande economia europea), il focus si sposta nuovamente sul processo di formazione del governo. Entro luglio potrebbe essere presentato il bilancio per il 2025, nel quale sarà definito nel dettaglio come verrà effettivamente utilizzato l’ampliamento delle possibilità di spesa finanziate dal debito.

Arriva anche il voto del Bundesrat: il prossimo governo tedesco avrà una notevole “potenza di fuoco” fiscale

Il Bundesrat, ovvero la camera dei Länder (delle regioni tedesche), ha approvato il disegno di legge con 53 voti favorevoli su 69 dopo il voto del Bundestag di alcuni giorni fa. L’ingente pacchetto fiscale della Germania è stato ora approvato dai legislatori. La forte espansione della spesa finanziata con debito era stata annunciata all’inizio del mese. Vediamo in sintesi sono tre i pilastri su cui si basa il pacchetto:

  • Creazione di un fondo infrastrutturale da 500 miliardi di euro al di fuori del bilancio ordinario per investimenti aggiuntivi. Di questi, 100 miliardi saranno destinati al Fondo per la transizione climatica. I restanti 300 miliardi andranno al governo federale e 100 miliardi ai governi statali.
  • Esenzione della spesa per la difesa sopra l’1% del Pil dal freno costituzionale al debito, che limita il deficit strutturale allo 0,35% del Pil. In pratica, la difesa potrà essere finanziata tramite debito senza un tetto legale sul rapporto spesa/Pil, attualmente pari a circa il 2%.
  • Riforma della regola sul debito regionale.

Sebbene l’espansione fiscale sia ora definita, i dettagli verranno determinati nel prossimo parlamento. L’attenzione si concentra ora sui negoziati di formazione del governo tra CDU/CSU e SPD. Restano alcuni punti critici, specialmente su immigrazione, welfare e riforma fiscale, ma i partiti hanno indicato l’obiettivo di raggiungere un accordo entro Pasqua (metà aprile) – segnala Henry Cook, senior europe economist di MUFG Bank -. L’auspicio è che il bilancio 2025 possa essere approvato entro l’inizio di luglio, prima della pausa estiva del Bundestag. Sebbene la modifica del freno costituzionale al debito abbia richiesto una maggioranza qualificata, le decisioni di spesa specifiche potranno essere approvate con una maggioranza semplice. Finora, CDU/CSU e SPD hanno indicato solo un generico intento di investire in trasporti, energia, infrastrutture sanitarie, ricerca e sviluppo e digitalizzazione. Non vi è alcun dettaglio su tempistiche e allocazioni”.

Un sostegno immediato alla fiducia

Gli economisti di Goldman Sachs rimarcano come le proposte post-elettorali in Germania rappresentano un cambiamento radicale per la politica fiscale, che potrebbe avere implicazioni significative anche per le prospettive economiche e di mercato europee in generale.

Una ripartenza della locomotiva europea, come era definita fino a qualche anno fa la Germania, potrebbe trainare anche l’economia della zona euro. L’economia tedesca è stagnante da due anni e Friedrich Merz, cancelliere designato e leader della Cdu, si è impegnato ad affrontare i problemi strutturali, tra cui gli elevati costi energetici e la burocrazia. I mercati hanno generalmente reagito positivamente alle novità in tema fiscale, che, secondo gli economisti di Bloomberg, dovrebbero aiutare a sostenere la crescita in tutta l’area dell’euro.

E in attesa dei dettagli si guarda alla componente fiducia che potrebbe registrare un significativo e immediato. “Si tratta di un cambiamento epocale nella politica fiscale tedesca, che rappresenta un forte shock positivo della domanda“, sottolinea l’esperto di MUFG Bank, secondo il quale anche le imprese potrebbero reagire favorevolmente alle dichiarazioni del prossimo governo in merito a riforme strutturali volte a ridurre la burocrazia, così come al generale aumento di stabilità che appare probabile dopo l’esperienza della precedente, complessa coalizione a tre partiti. Già si osservano segnali di un miglioramento del sentiment: a marzo, l’indice ZEW sulle aspettative è balzato al livello più alto degli ultimi tre anni.

Secondo l’economista, sul fronte della crescita, il focus sugli investimenti infrastrutturali – invece che sulla spesa corrente – è positivo sia per gli effetti nel breve periodo (i fondi vanno spesi a livello domestico e non possono essere risparmiati), sia per il potenziale di crescita nel lungo termine.

Detto ciò, MUFG sta rivedendo leggermente al ribasso le proprie stime iniziali – indicativamente un impatto di +0,8 punti percentuali sulla crescita del 2026 – alla luce di alcune modifiche rispetto all’annuncio originario. Il fondo infrastrutturale da 500 miliardi di euro sarà distribuito su 12 anni, non su 10 come inizialmente previsto. Inoltre, il disegno di legge specifica che il periodo riguarda l’approvazione degli investimenti, il che implica che i fondi potranno essere erogati anche oltre il termine dei 12 anni. Tutto ciò suggerisce una distribuzione della spesa più graduale.

Come previsione indicativa, MUFG stima ora una crescita dell’1,7% nel 2026, in rialzo rispetto all’1,1% delle previsioni pubblicate a gennaio.

Rischi dazi all’orizzonte

Bisogna fare i conti con la guerra commerciale tra Usa e Ue e gli impatti sull’economia. Un avvertimento è arrivato qualche giorno fa dalla presidente della Bce, Christine Lagarde. Al Parlamento Ue ha portato alcuni numeri. “L’analisi della Bce suggerisce che dazi statunitensi del 25% sulle importazioni dall’Europa ridurrebbe la crescita dell’area dell’euro di circa 0,3 punti percentuali nel primo anno

Ragione per cui i rischi sulle stime di MUFG restano sbilanciati verso il basso. L’annuncio imminente da parte dell’amministrazione statunitense di nuovi dazi “reciproci” (atteso per il 2 aprile) pesa sull’economia europea. Il rischio è che le tariffe riflettano un’ampia gamma di misure – forse includendo anche l’IVA, che l’amministrazione USA sembrerebbe considerare simile a un dazio – imposte da altri Paesi, caso per caso. L’UE, con il suo consistente surplus commerciale di beni verso gli Stati Uniti, appare come uno dei bersagli più probabili.

James Smith, developed markets economist di ING, invita a guardare con attenzione alle prospettive dell’Europa in vista dell’arrivo di aprile. “L’Europa si è crogiolata al sole, letteralmente e metaforicamente. Ma le fastidiose piogge di aprile continuano a venire da ovest”, scrive l’esperto che si avvale del linguaggio utilizzato nel meteo per indicare che potrebbero arrivare delle nubi. Insomma, nonostante l’ondata di attivismo fiscale scatenata dalla spesa della Germania potrebbe non essere sufficiente per risollevare la zona euro. Perché? “L’imminente guerra commerciale sembra ancora un problema molto più grande per l’economia dell’eurozona di qualsiasi spinta ai bilanci governativi”, segnalano ancora dalla banca olandese.