Germania al voto: Dax non tentenna e frantuma record prima delle elezioni. Focus su impatti su bund ed euro

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La Germania andrà alle urne domenica 23 febbraio in un ambiente di nervosa prevedibilità. L’esito molto probabile delle elezioni, se si giudicano attendibili i sondaggi e le dichiarazioni dei leader di partiti, sarà infatti un nuovo governo di Große Koalition, di cui le principali componenti saranno la CDU/CSU cristiano-democratica di Friedrich Merz e i socialdemocratici dell’ SPD, guidati da Olaf Scholz.
Tuttavia è chiaro a tutti che, indipendentemente da chi governerà, molte delle questioni con cui la Germania dovrà confrontarsi nei prossimi anni non saranno determinate a Berlino ma a Washington. Dalla spesa militare alla produzione industriale, all’approvvigionamento energetico, alla gestione del debito: su tutti temi questi l’amministrazione Trump spingerà verosimilmente in direzioni che i governi tedeschi sono stati fin qui riluttanti a percorrere.
E mentre si avvicina l’appuntamento con le urne per la Germania, il clima di attesa non mette sotto pressione il Dax. Anzi, proprio oggi l’indice principale tedesco ha messo a segno un nuovo record (8.155 punti raggiunti oggi dal Dax40 in intraday) La Borsa di Francoforte si avvia a chiudere la settimana con un saldo positivo di oltre il 3%, tra le migliori del Vecchio continente.
Vediamo ora cosa si attendono gli investitori da questo appuntamento cruciale per la Germania, da sempre considerata il motore della zona euro.
Merz mantiene il Brandmauer contro Afd ma formare un governo potrebbe essere difficile
Al momento i sondaggi danno il partito di centro-destra di Merz al primo posto con il 30%, seguito dalla destra di Afd al 20%, mentre SPD e Verdi entrambi viaggiano attorno al 15%. Merz ha sempre detto di voler mantenere un “Brandmauer” contro l’Afd per escludere il partito guidato da Alice Weidel da qualsiasi coalizione, e dovrà quindi cercare di formare un governo con gli altri partiti che passeranno lo sbarramento del 5% in parlamento. La preferenza di Merz sarebbe quella di un governo solo con il partito di Scholz, facendo a meno di Verdi. Un fattore potrebbero essere anche partiti più piccoli come i liberali dell’FDP e la sinistra di BSW: se questi dovessero entrare in parlamento ed eventualmente entrare in un gioco di coalizione le trattative per formare un governo potrebbero durare settimane se non mesi.
Secondo Annalisa Piazza, Fixed Income Research Analyst di MFS Investment Management, “le possibilità di ripetere le elezioni potrebbero aumentare marginalmente nel caso in cui l’esito fosse inconcludente (ad esempio, la CDU e la SPD si ritrovano con una maggioranza molto limitata), poiché una coalizione con i Verdi è improbabile a causa delle significative divergenze di veduta sull’immigrazione.”
I dati raccolti da Morgan Stanley in un recente sondaggio tra 150 investitori istituzionali riflettono in parte questi temi. Il 51% degli intervistati prevede che CDU/CSU ed SPD raggiungano la maggioranza dei seggi in coalizione mentre un 22% ritiene che sarà necessaria anche la collaborazione di un terzo partito per formare un governo.
Impatto sui Bund delle elezioni dovrebbe essere limitato, euro resterà sotto pressione
Da notare che nonostante l’incertezza e la debolezza economica della Germania, i titoli azionari sulla borsa di Francoforte vanno a gonfie vele da diverso tempo. Il Dax è cresciuto del 12% negli ultimi 12 mesi.
In agenda per il prossimo governo saranno maggiori spese militari e freno al debito
Secondo Dowding, nonostante si sia prossimi alle elezioni in Germania, l’impressione è che “gli eventi a Berlino siano messi in ombra da ciò che sta accadendo oltreoceano.”
La telefonata di Trump a Vladimir Putin, che prelude ad una conclusione delle ostilità in Ucraina, le ripetute esortazioni ad un maggior coinvolgimento militare e finanziario dell’Europa nella Nato, effettuate sia da Trump stesso che da membri della sua amministrazione come il suo ministro della difesa Pete Hegseth e lo stesso vicepresidente JD Vance, e l’annuncio di dazi “reciproci” che coinvolgerebbero anche paesi dell’Unione Europea, illustrano chiaramente le sfide che aspettano Berlino nei prossimi anni.
Tra i temi caldi del prossimo governo tedesco sarà certamente la riforma del freno al debito (Schuldenbremse) che impone costituzionalmente stringenti regole al governo tedesco per contrarre nuovo debito. Il 58% degli investitori intervistati da Morgan Stanley prevede una riforma di questa regola dopo le elezioni, e il 45% si attende una moderata crescita del Pil come conseguenza.
A mettere quasi tutti d’accordo è la spesa per la difesa: secondo il 70% degli intervistatati dovrà aumentare, ed arrivare ad un range tra il 2% e 3% del Pil nei prossimi anni.