Gas, ribassi protagonisti. L’inverno mite mette al sicuro gli stoccaggi, ma attenzione a volatilità
Continuano a restare sotto pressione i beni energetici e se da una parte il petrolio sta risentendo degli inattesi tagli ai prezzi praticati dall’Arabia Saudita, il prezzo del gas continua ormai da fine 2022 la sua tendenza ribassista. In particolare, i prezzi dei future per il mese di febbraio del Ttf, il riferimento del gas europeo, con le recenti vendite è sceso addirittura sotto quota 31 euro al megawattora, riportandosi così sui livelli di novembre 2021.
Ma cosa sta succedendo alle quotazioni del gas e perché questo calo non viene prezzato anche nelle bollette energetiche degli italiani?
Gas torna sui livelli pre-crisi energetica
Da inizio anno, il prezzo del gas europeo ha già perso oltre il 3% e al momento si trova poco sopra a quota 31 euro al megawattora, un prezzo lontano ben oltre l’80% dai massimi raggiunti nell’agosto del 2022.
Come vediamo infatti dal grafico di lungo periodo (dal 2015 ad oggi), dopo la fiammata rialzista che ha contraddistinto il biennio 2021-22, il prezzo del gas da fine 2022 ha invertito bruscamente la direzione, passando così da oltre 300 euro al megawatttora agli attuali 31 euro al megawatttora.
La recente debolezza del gas è dovuta principalmente dalle miti previsioni meteorologiche per l’Europa, dove è prevista solo un’ondata di freddo temporanea che non dovrebbe quindi peggiorare la situazione degli stoccaggi. Proprio in tema stoccaggi, le ultime analisi evidenziano come le scorte attuali e le importazioni di Gnl in Europa siano oltre la media stagionale.
Nel dettaglio, secondo i dati riportati da Gas Infrastructure Europe, al momento i siti di stoccaggio in Europa sono pieni all’84% a 967 terawattora, una percentuale ben al di sopra della media storica del periodo invernale. Mostrano una situazione del tutto sotto controllo anche gli stoccaggi italiani di gas che sono ora pieni al 78%, così come quelli di Germania (89%), Francia (79%) e Spagna (89%).
Il Paese europeo che gode dei maggiori stoccaggi è al momento il portogallo che ha i siti di immagazzinamento pieni al 99%, mentre al contrario la Nazione che ne ha di “meno” è la Croazia dove sono pieni al 72%.
Teniamo presente che al momento la situazione degli stoccaggi di gas è meno rosea per i Paesi non UE, come l’Ucraina e la Serbia che hanno i siti di stoccaggi pieni solo al 26% e al 28%.
Se da una parte come abbiamo visto l’offerta di gas continua a restare alta (favorita dal clima mite che ha indotto ad un minor consumo di gas per i riscaldamenti), sull’altro fronte gli analisti stanno segnalando una domanda di gas sottotono, così come sono deboli le stime sulla domanda per i prossimi mesi.
Dato quindi che l‘offerta di gas continua a mostrarsi resiliente e la domanda è stimata in calo, ecco che questa situazione (elevata offerta e domanda debole) sta alimentando la pressione al ribasso sui prezzi del gas. L’offerta di gas continua a mostrare resilienza anche grazie al contributo apportato dalle energie rinnovabili, con il solare, l’idrico e l’eolico che stanno via via riducendo la necessità di gas.
In ogni caso, gli analisti di Bloomberg segnalano che il mercato del gas rimane comunque incline alla volatilità intraday e questo perché le forniture globali sono state rese più scarse dopo l’interruzione delle esportazioni russe verso l’Europa. Per questo motivo sarà importante monitorare la situazione anche nei prossimi mesi dato che un cambiamento considerevole nella disponibilità o un aumento a sorpresa dei consumi possono innescare un repentino incremento della volatilità.
Anche se da questo punto di vista, ci viene difficile immaginare bruschi shock sul prezzo, dato che ci troviamo già quasi a metà della stagione invernale in cui si utilizza maggiormente il gas per il riscaldamento. Ma non solo, secondo alcuni analisti, anche se si dovesse abbattere sull’Europa un’ondata di freddo superiore alle attese, le stime vedrebbero comunque un consumo di gas inferiore rispetto a quello richiesto in una normale stagione invernale.
La fine del mercato tutelato
Intanto, domani (10 gennaio) terminerà il tanto discusso mercato tutelato del gas per gli utenti non vulnerabili, mentre quello dell’elettricità proseguirà fino a luglio di quest’anno. Ecco che da domani chi non avrà optato per il mercato libero, rimarrà con il proprio operatore del mercato protetto, ma con la tariffa Placet che è ancora in parte ancora fissata dall’Arera, l’autorità pubblica dell’energia.
Ricordiamo che nel mercato tutelato le condizioni economiche e contrattuali sono regolate trimestralmente dall’Arera, in base alle variazioni sul mercato del prezzo della materia prima. Al contrario, nel mercato libero le condizioni economiche e contrattuali sono stabilite dalle compagnie energetiche che propongono prezzi differenti e in concorrenza tra loro.
Nonostante, come abbiamo visto, il prezzo del gas sia tornato sui livelli di fine 2021, nello stesso periodo non abbiamo visto lo stesso decremento della bolletta. Il legame infatti tra il prezzo del gas Ttf (Title Transfer Facility) e quello della bolletta energetica è piuttosto complesso e dipende da molti fattori che spiegano il motivo per cui un calo della quotazione del gas TTF non si traduce direttamente in una diminuzione della bolletta energetica.
In primo luogo dobbiamo considerare che una parte significativa del costo della bolletta non è strettamente legata al prezzo del gas, ma dipende dai costi di trasporto, di distribuzione, ma anche in larga parte da tasse e imposte.