Notizie Notizie Mondo Gas, l’impennata dei prezzi continua. È già panic buying?

Gas, l’impennata dei prezzi continua. È già panic buying?

10 Ottobre 2023 18:00

Non si arresta la corsa dei prezzi del gas in Europa a causa delle preoccupazioni sull’offerta scatenate dal conflitto nel Medio Oriente tra Israele e Hamas e dalle aspettative di temperature più basse del previsto nei prossimi mesi. Il prezzo dei contratti futures di gas naturale quotato in Olanda (Ttf) relativi al mese di novembre salgono del 11% a 49 euro/Mwh, ma anche il prezzo del contratto di dicembre gira attorno ai 48 euro/Mwh.

“Nel quadro geopolitico attuale è difficile immaginare una crisi dalle conseguenze peggiori per la sicurezza energetica italiana ed europea di quella che potrebbe nascere da un conflitto nel Medio Oriente. Scrive in una nota Francesco Sassi, Rie-Ricerche Industriali ed Energetiche. “L’Italia e l’Europa sono divenute massivamente dipendenti dalle importazioni di greggio, prodotti raffinati dal Medio Oriente. A causa delle sanzioni imposte alla Federazione Russa, spiega Sassi, anche le importazioni di gas naturale da paesi come Qatar, Egitto e Oman sono divenute ancor più importanti.”

Inoltre, l’impennata dei prezzi del benchmark europeo, il Ttf, è stata causata anche dalla recente chiusura del giacimento Tamar, richiesta direttamente dal governo del Israele per motivi di sicurezza. A questo si aggiunge anche l’indagine sulle perdita del gasdotto sottomarino tra la Finlandia e l’Estonia.

Chevron chiude il giacimento Tamar

Le esportazioni di gas da Israele verso l’Egitto sono diminuite del 20% nelle ultime 48 ore in seguito alla chiusura del giacimento Tamar, richiesto dal governo Israeliano per motivi di sicurezza. L’arresto del giacimento Tamar nel Mediterraneo ha ridotto le importazioni egiziane di gas israeliano a circa 650 milioni di metri cubi al giorno, secondo quanto hanno dichiarato fonti anonime di Bloomberg.

“Oggi, la minaccia di interruzioni all’esportazione, sanzioni incrociate, restrizioni alla produzione dell’alleanza OPEC+ o addirittura attacchi ad infrastrutture Oil&Gas in tutta la regione sono da considerarsi fattori primari di destabilizzazione dei mercati e non a caso stiamo assistendo ad un “panic buying” sui mercati come non si vedeva dal settembre del 2022, scrive Sassi, all’indomani delle vicende relative al gasdotto Nord Stream. In soli due giorni abbiamo assistito ad un +25% sulle quotazioni front-month all’indice TTF.”

Nel dettaglio Israele ha ordinato la chiusura del giacimento di gas Tamar gestito appunto dal colosso USA Chevron, citando problemi di sicurezza mentre gli scontri tra le forze militari dello Stato di Israele e Hamas si stanno intensificando. Per il momento il governo israeliano non ha informato l’Egitto di alcun blocco previsto del più grande giacimento di gas, Leviathan.

I due giacimenti Tamar e Leviathan sono le più grandi scoperte al largo di Israele negli ultimi due decenni. I due giacimenti aiutano a soddisfare le esigenze interne dello stato di Israele e consentono le esportazioni verso i paesi vicini, Giordania ed Egitto.

Perdita di gas da un gasdotto in Finlandia

Nel frattempo, Finlandia ha aperto un indagine relativa alle perdite dal gasdotto sottomarino tra la Finlandia e l’Estonia per sospetti di un atto di distruzione deliberato.

Per il momento non ci sono conclusioni definitive sull’inchiesta. Si prevede che le autorità forniranno maggiori dettagli sulle indagini nel tardo pomeriggio. Secondo quanto riferito l’incidente ha causato un “insolito” calo di pressione nel gasdotto, che ha costretto gli operatori a interrompere i flussi verso i paesi vicini la scorsa domenica, l’8 ottobre.

“È probabile che il danno al gasdotto ed al cavo di comunicazione sia il risultato di un’attività esterna”, scrive su X (precedentemente Twitter) il presidente finlandese Sauli Niinistö. Intanto secondo quanto riferito dai media finlandesi, il governo di Helsinky sospetta che dietro il sabotaggio ci sia proprio la Russia.

La Russia ha interrotto la fornitura di gas alla Finlandia nel maggio 2022, circa una settimana dopo che il paese del nord Europa aveva dichiarato che avrebbe presentato domanda di adesione alla NATO in risposta all’invasione russa dell’Ucraina. Il Vecchio continente, ora più che mai, dipende dai flussi di gas naturale liquefatto provenienti dagli Stati Uniti.

Secondo Sassi “sui mercati i principali problemi alla produzione e all’esportazione sono oggi ravvisabili fuori dall’area mediorientale. Da una parte la conferma che le tensioni tra sindacati e Chevron in Australia potrebbero colpire la produzione di GNL già a partire dalla prossima settimana. Dall’altra invece sono emerse voci sempre più insistenti che le autorità finlandesi che indagano sulla perdita di pressione e successiva fuoriuscita di metano dal gasdotto Balticonnector, che collega Finlandia ed Estonia, stanno indirizzando le indagini verso un “deliberato atto di distruzione”. Tirando le somme, siamo tutt’altro che fuori dalla crisi energetica e giusto alle porte di un turbolento inverno”, ha concluso Sassi.