Fuga da Wall Street, ceo e dg si disfano di azioni al ritmo maggiore da bolla dotcom
I dirigenti delle aziende di Wall Street stanno vendendo le azioni delle proprie società al ritmo più veloce degli ultimi due decenni. E’ il Financial Times che riporta i dati forniti da Smart Insider, gruppo inglese con sede nel Regno Unito, secondo cui i corporate insider – amministratori delegati, direttori finanziari e membri del consiglio di amministrazione – fino a metà settembre hanno venduto un totale di 19 miliardi di dollari di azioni delle loro società, una cifra che li mette sulla buona strada per raggiungere circa 26 miliardi di dollari per quest’anno, che passerà alla storia come quello più attivo dal 2000, quando i dirigenti hanno venduto 37 miliardi di dollari di azioni tra i vertiginosi picchi della bolla delle dotcom.
Le mosse della famiglia Walton (Walmart)
Secondo i dati di Smart Insider, il totale di azioni vendute per l’anno in questione toccherà un altro record nel periodo post-crisi, eclissando i 25 miliardi di dollari di azioni vendute nel 2017. Tra i dirigenti Usa che stanno vendendo le proprie azioni troviamo membri della famiglia Walton, che hanno venduto un totale di 2,2 miliardi di dollari di azioni dell’impero al dettaglio Walmart. Anche i dirigenti di Estée Lauder, gigante della cosmesi, e del gruppo di abbigliamento Lululemon Athletica sono tra i venditori più attivi. Un portavoce di Walmart ha dichiarato al FT che la famiglia Walton ha venduto azioni dell’azienda per compensare ulteriori aumenti della quota di proprietà, salita a circa il 50% a causa dei programmi di riacquisto di azioni Walmart, e per finanziare in parte progetti di beneficenza.
Perché questa vendita di azioni così veloce?
Agli occhi degli investitori cosa significa questo aumento record delle vendite di azioni proprie? E’ senza dubbio un termometro approssimativo della fiducia dei dirigenti nelle prospettive delle proprie aziende. I picchi nelle vendite indicano che i più alti dirigenti che siedono nel board delle aziende a stelle e strisce stanno approfittando delle elevate valutazioni del mercato azionario statunitense, che quest’anno ha infranto i record, ma che deve affrontare le pressioni derivanti dal rallentamento della crescita globale e dalla lunga disputa commerciale di Washington con Pechino. Mike Mullaney, direttore della ricerca sui mercati globali per Boston Partners, sottolinea come l’aumento delle vendite di azioni privilegiate è stato alimentato “dall’incertezza sulla crescita globale e sulla guerra commerciale e anche perché le valutazioni delle azioni sono elevate”. “Semplicemente non sappiamo dove siamo in questo momento, quindi perché non giocare sulla difensiva?” sottolinea l’esperto indicando il pensiero dei dirigenti. Secondo Troy Gayeski, co-responsabile degli investimenti di SkyBridge Capital, le recenti mosse delle banche centrali per facilitare la politica monetaria, in risposta al deterioramento dei dati economici, sono un segnale per cui le aziende si aspettano che i profitti svaniscano. Da lì la massiccia vendita delle azioni. “Si sa che i tempi del boom in termini di redditività record sono finiti. Perché non togliere i soldi dal tavolo?” ha precisato Gayeski.