Notizie Notizie Italia Ftse Mib, i migliori e i peggiori di ottobre: banche in vetta, giù Tim

Ftse Mib, i migliori e i peggiori di ottobre: banche in vetta, giù Tim

2 Novembre 2023 16:32

Ottobre negativo e all’insegna della volatilità per i listini a livello globale, con il sentiment di avversione al rischio sui mercati finanziari che è stato alimentato da diversi fattori. In primis, il ritorno delle tensioni in Medio Oriente, ma anche alcuni dati macroeconomici e alcune trimestrali in chiaroscuro.

Le vendite hanno colpito anche Milano che ad ottobre si è tinta di rosso per il terzo mese consecutivo. In ogni caso, all’interno del paniere principale di Piazza Affari alcuni titoli si sono contraddistinti facendo meglio del mese precedente, mentre altri hanno sottoperformato l’indice di riferimento.

In questo articolo facciamo il punto sul mese di ottobre, analizzando il contesto macroeconomico e i titoli migliori e peggiori del mese.

Occhi puntati su Banche Centrali, dati macro e trimestrali

Il mese di ottobre è partito con nuove tensioni geopolitiche. Il 7 di ottobre Hamas ha attaccato Israele scatenando un’escalation del conflitto che continua a preoccupare gli investitori. Oltre alle potenziali conseguenze della guerra sulla crescita dell’economia globale, gli operatori ad ottobre si sono concentrati su diversi e importanti dati macroeconomici (Pil e inflazione), sulla stagione delle trimestrali, ma anche sulle attese decisioni delle Banche centrali.

Per quanto riguarda i dati macroeconomici, si è assistito ad una notevole accelerazione della crescita americana, con il Pil Usa (preliminare) del terzo trimestre che si è attestato in aumento del 4,9%, oltre le stime ferme al +4,7% e in deciso aumento rispetto alla crescita messa a segno nel trimestre precedente (+2,1%).

Positivi anche i dati macroeconomici in Cina che mostrano una ripresa dell’attività economica nella Terra del Dragone.

Banche centrali lasciano invariati i tassi

Come da attese, anche a ottobre la Fed ha lasciato invariati i tassi di interesse, con quello principale fermo così al 5,5%. Negli Stati Uniti ora l’attenzione si è spostata sull’attesa pubblicazione dei dati del mercato del lavoro. In particolare, i non-farm payroll in uscita questo venerdì sono stimati dagli analisti a circa 175mila, un dato che sarebbe molto inferiore ai 336mila del mese scorso.

In Eurozona la BCE ha lasciato invariata la sua politica monetaria e dopo dieci rialzi consecutivi ha deciso di mantenere i tassi di interesse al 4,5%. Intanto, grazie al deciso calo dell’energia (-11%), è sceso sotto il 3% il livello di inflazione nel Vecchio Continente. Teniamo presente che a settembre tale dato era al 4,3% (+5,2% ad agosto).

Stesso discorso anche per la Bank of England che nella riunione di oggi ha mantenuto i tassi di interesse al 5,25%.

Trimestrali rispecchiano le divergenze macro

Occhi puntati anche sulla stagione dei conti trimestrali che al momento ha evidenziato un sostanziale peggioramento delle prospettive economiche. “In generale, i risultati pubblicati dalle società europee sono peggiori di quelli delle controparti statunitensi a causa del deterioramento del quadro macroeconomico dell’Eurozona”, commentano gli analisti di Algebris Investments. “A livello settoriale, i maggiori allarmi sui profitti sono stati lanciati da industriali e beni di consumo discrezionali, soprattutto in Regno Unito”.

Secondo J.P.Morgan, nel terzo trimestre la crescita dell’utile per azione è scesa dell’8% su base annua in Europa, mentre al contrario è aumentata del 12% su base annua negli Stati Uniti.

Le performance degli indici a ottobre

L’indice Ftse mib ad ottobre arretra dell’1,8%, meglio del Dax di Francoforte (-3,7%), del Ftse 100 inglese (-3,7%) e dell’Ibex35 che chiude ottobre giù di oltre il 4%. Nonostante le vendite degli ultimi tre mesi, il paniere principale di Piazza Affari mantiene da inizio anno un’intonazione positiva (+18% Ytd).

In rosso anche Wall Street. L’indice S&P 500 chiude il terzo mese consecutivo in perdita del 2,2%, mentre il Nasdaq 100 cede il 2%. 

In questo contesto, torna a brillare l’oro con le quotazioni del metallo giallo che dal giorno dello scoppio del conflitto (7 ottobre) sono balzate del +8%. Il bene rifugio per eccellenza chiude così il mese di ottobre con un rialzo del +6,8%, portando così il bilancio da inizio anno al +8,7%.

Titoli migliori: banche in cima al listino

All’interno del Ftse Mib hanno sovraperformato i titoli bancari, che hanno messo a segno le performance più interessanti. In tal senso, in cima al listino principale si posizionano tre banche: Banco Bpm che chiude ottobre con un rialzo di oltre il 6%, seguita da Bper Banca (+5,9%) e Banca Monte dei Paschi di Siena in profitto di oltre il 5,5%.

Banco Bpm presenterà il prossimo 7 novembre i suoi conti del terzo trimestre. Stando alle attese degli analisti raccolte da Bloomberg, il Banco dovrebbe archiviare il trimestre con ricavi a 1,341 miliardi di euro. L’utile operativo è previsto invece in crescita a 686,4 milioni di euro.

Ricordiamo che il Banco a inizio agosto ha annunciato “il miglior semestre di sempre”, riportando un utile, nei primi sei mesi del 2023, pari a 624 milioni di euro, con un sorprendente incremento del 77,9% su base annua.

Chiudono la cinquina dei titoli migliori A2a (+5%) e Leonardo con quest’ultimo che chiude con un progresso di oltre il 4% dopo aver beneficiato del ritorno delle tensioni in Medio Oriente.

In luce anche Unicredit (+4%) dopo i conti trimestrali.

Titoli migliori di ottobre del Ftse Mib. Fonte Bloomberg, elaborazione Ufficio Studi FOL

Titoli peggiori: vendite sugli industriali e Tim

Al contrario, è stato un mese pesante per il comparto industriale. In tal senso, vendite su Stmicroelectronics che chiude ottobre con un rosso di oltre il 12%, penalizzato sul finale come tutto il comparto dei microchip anche dai conti e dall’outlook del produttore americano On Semiconductor. Questo nonostante la società abbia presentato conti trimestrali sopra le attese degli analisti.

In particolare, il gruppo italofrancese ha chiuso il 3° trimestre con ricavi per 4,4 miliardi di dollari, in aumento del 2,5% rispetto al medesimo trimestre del 2022. Per l’intero 2023 il management di STM prevede ora ricavi netti per circa 17,3 miliardi di dollari, corrispondenti ad un incremento del 7,3% rispetto all’anno precedente.

Profondo rosso per Tim, che chiude ottobre con un rosso di oltre il 17%. Sulla società pesano le continue discussioni per il futuro della Rete, mentre il mercato aspetta con ansia le riunioni del consiglio di ammirazione (domani 3 novembre e domenica 5 novembre) per pronunciarsi sull’offerta vincolante presentata lo scorso ottobre dal fondo americano KKR.

Vendite anche su Moncler (-11%), Iveco Group (-10,2%) e Mediobanca (-10,1%).

Titoli peggiori di ottobre del Ftse Mib. Fonte Bloomberg, elaborazione Ufficio Studi FOL