Notizie Notizie Italia Fondo Salva-stati, Gualtieri spiega al Senato la riforma Mes. Da Twitter Borghi lo smentisce su tutto

Fondo Salva-stati, Gualtieri spiega al Senato la riforma Mes. Da Twitter Borghi lo smentisce su tutto

27 Novembre 2019 16:22

Sulla riforma del MES Fondo Salva-stati “preoccupazioni infondate”, dice il ministro Roberto Gualtieri che, nel corso di un’audizione al Senato, cerca di fare chiarezza sul contenuto delle presunte modifiche letali per l’Italia relative al Meccanismo europeo di stabilità: ESM (European Stability Mechanism in inglese, Mes in Italia).

La riforma del Mes “è un successo per l’Italia e per tutti quei Paesi che chiedevano da tempo un tassello aggiuntivo”, precisa il titolare del Tesoro.

“Ma cose da pazzi”, lo contraddice via Twitter l’economista leghista Claudio Borghi, presidente della Commissione bilancio della Camera, padre dei minibot, messo spesso sul banco degli imputati per alcune sue dichiarazioni che, ai tempi del governo M5S-Lega, molti avevano accusato di essere responsabili delle fiammate dello spread BTP-Bund.

Il dibattito sul Mes va avanti ormai da settimane: un tema a dir poco cavalcato soprattutto dalla nutrita schiera dei sovranisti.

Ma non solo, visto che alcune presunte modifiche alla normativa sul Fondo salva-stati hanno fatto drizzare le antenne anche ad alcuni eminenti economisti del calibro di Giampaolo Galli, esponente dell’Osservatorio dei conti pubblici diretto dall’ex Commissario alla Spending Review Carlo Cottarelli.

La perplessità di Galli è stata ricordata di recente da un articolo dell’Huffington Post: Perché la riforma del Mes è una potenziale pistola alla tempia dell’Italia.

Non è passato d’altronde tanto tempo da quando Galli ha detto che “la riforma (del Fondo Salva-stati) in itinere sposta decisamente l’asse del potere economico nell’Eurozona dalla Commissione al Mes”. Aggiungendo che: “il punto fondamentale è che nella riforma emerge l’idea che un Paese che chiede aiuto al Mes debba ristrutturare preventivamente il proprio debito, se questo non è giudicato sostenibile dallo stesso Mes. Si noti che la novità non sta tanto nella possibilità che un debito sovrano venga ristrutturato ma nell’idea che che la ristrutturazione diventi una precondizione pressoché automatica per ottenere i finanziamenti”. In sintesi, aveva detto l’economista, la precondizionalità della ristrutturazione del debito è la vera ‘pistola’ alla tempia dell’Italia:

“Una ristrutturazione preventiva – aveva avvertito Galli, stando all’articolo dell’Huffington Post – sarebbe un colpo di pistola a sangue freddo alla tempia dei risparmiatori, una sorta di bail-in applicato a milioni di persone che hanno dato fiducia allo Stato comprando titoli del debito pubblico. Sarebbe un evento di gran lunga peggiore di ciò l’Italia ha vissuto negli ultimi anni a causa dei fallimenti di alcune banche”.

Un assunto, quello della ristrutturazione preventiva, che aveva provocato una sorta di attacco di panico corredato da minaccia di non acquistare più BTP firmato Antonio Patuelli, numero uno dell’Abi, Associazione bancaria italiana, e che era stato seguito da diverse smentite: da parte del ministro Gualtieri in primis, che si era affrettato a rassicurare: Nessuna ristrutturazione del debito. Da parte del commissario Ue agli Affari economici, Pierre Moscovici, con, in sottofondo, l’eterna promessa di fedeltà verso i BTP da parte del banchiere numero uno di Intesa SanPaolo, Carlo Messina.   Invito a non gridare al lupo anche da parte di alcune fonti di Bankitalia. Ed era intervenuto anche il numero uno della Consob, ex ministro per gli Affari europei del governo M5S-Lega, Paolo Savona , con toni decisamente più diplomatici di quelli del leader della Lega Matteo Salvini, che dopo aver accusato Giuseppe Conte di firmare accordi di nascosto, aveva auspicato per il premier anche la galera, definendo il Mes non un Fondo salva stati, ma un Fondo salva Deutsche Bank. A niente è valsa la testimonianza di Giovanni Tria, ministro del Tesoro proprio quando al governo c’era lui, Matteo Salvini.

Oggi va di scena il n-esimo atto. Gualtieri cerca di spiegare come stanno le cose dal Senato. Da Twitter, Claudio Borghi attacca e/o ridicolizza praticamente tutto quello che dice:

I toni di Claudio Borghi, mentre Gualtieri parla, si fanno sempre più allarmistici, improntati allo sconcerto:

Dal canto suo, Gualtieri torna a rassicurare l’Italia e gli italiani: Intanto, il ministro si esprime con le seguenti parole:

“Non vorrei dire sconcertato ma sono sorpreso e stupito di alcune cose che ho letto e ho sentito” a partire dal fatto che la riforma del Meccanismo europeo di stabilità sposta il potere dalla Commissione al Mes. “Questa riforma non sposta il potere dalla Commissione al Mes – ripete Gualtieri – Chi decide sono gli stati membri azionisti del Mes, non cambia una virgola: questo era prima ed è dopo”.

Insomma, “il trattato non riduce i poteri della Commissione, semmai non li aumenta come alcuni di noi avremmo voluto”. Il numero uno del Mef arriva a dire addirittura che la riforma del Fondo salva-stati “è un successo per l’Italia e per tutti quei Paesi che chiedevano da tempo un tassello aggiuntivo”.

C’è il riferimento al “piccolo passo avanti” rappresentato dall’introduzione del backstop che “è meglio che non averlo”, visto “che è una cosa comune in più”. Il backstop, spiega, “raddoppia i soldi per il fondo di risoluzione”. Insomma, per Gualtieri “se tutto ciò rappresenta una terribile innovazione e mette l’Italia sotto osservazione, lo trovo comico: stiamo parlando di una cosa che non cambia e che, se cambia un pò, cambia in meglio”.

Negato, di nuovo, il pericolo che la riforma implicherebbe una ristrutturazione preventiva del debito:

“Il dibattito era: lo teniamo come adesso, dove la ristrutturazione del debito è richiesta in casi eccezionali e va gestita con grande attenzione, o deve diventare condizione automatica? Ha vinto la posizione numero uno, cioè è rimasto come prima, quindi chi dice o scrive che con la riforma si introduce la ristrutturazione del debito automatica dice una cosa falsa”, ha spiegato ancora il ministro.

Borghi spiega i pericoli riforma Fondo Salva-stati

Ma Claudio Borghi non cede e da Twitter continua a smentire tutto quanto Gualtieri dice. D’altronde, con la tabella shock di qualche giorno fa pubblicata dal suo profilo Twitter, l’economista leghista aveva già fatto capire come la pensava: “La vedete questa tabella – aveva scritto-. Indica quanto capitale del MES abbiamo già versato (14.33 mld) e quanto è il capitale sottoscritto (125,40 mld). La differenza tra i due (111 miliardi) è quanto ci siamo impegnati a versare a semplice richiesta entro sette giorni”. O meglio, quanto Giuseppe Conte avrebbe assicurato nei vertici di Bruxelles. “Quello che manca lo Stato lo può tranquillamente prendere con un click dai nostri conti bancari. Lo ha già fato Amato nel 1992″. Insomma, roba da prelievo forzoso.