I fondamentali dei Paesi Emergenti, soprattutto del sud-est asiatico, sono più solidi di quanto si pensi. Faro puntato sulla sulla Grecia
Dopo esserne rimasti alla larga per i molti mesi, l’interesse dei gestori torna a rivolgersi ai Mercati Emergenti. le cui dinamiche in corso vengono giudicate favorevoli. “Molti Paesi registrano un tasso di crescita ragionevole, abbinato a un sano livello inflazionistico – spiega Kirstie Spence, gestore di Capital Group – E anche sul fronte delle riforme sono stati realizzati alcuni passi in avanti“.
Scongiurata la crisi dei deficit gemelli
Secondo Spence, nelle precedenti fasi di crisi degli Emergenti si sono spesso generate pressioni sul sistema, che hanno provocato un inasprimento degli ancoraggi valutari e di altri regimi di cambio fissi. Questa volta, dinanzi alla flessione dei prezzi delle materie prime, la crescita ha rallentato il suo ritmo e i tassi di cambio si sono svalutati. “Se da un lato la debolezza dei tassi d’interesse ha rappresentato un problema per i detentori esteri di obbligazioni EM in valuta locale, dall’altro ha svolto la funzione di riequilibrio per i Paesi Emergenti, soprattutto per quelli che esportano materie prime“, commenta Spence. Una valuta debole sostiene infatti la crescita e può anche favorire il gettito fiscale. “Questo dovrebbe consentire alle economie emergenti di evitare una crisi correlata dovuta al rallentamento della crescita“, dice ancora Spence. Che aggiunge: “Inoltre, molti governi hanno affrontato la difficile situazione agendo in maniera responsabile sul versante fiscale, intervenendo sulle imposte e riducendo la spesa. Alcuni governi, inoltre, hanno sfruttato la debolezza dei prezzi delle materie prime per ridurre le sovvenzioni fiscali”. Così facendo, quindi, molti Paesi hanno evitato di cadere in una spirale di indebitamento e nella trappola dei deficit gemelli. Alcune Banche centrali, dal canto loro, sono state in grado di attuare misure anticicliche di allentamento per sostenere la crescita economica. “Questa reazione proattiva è un ottimo segnale e dimostra che i Mercati Emergenti stanno maturando“, dice il gestore.
Occasioni di medio termine
Considerando lo stato dei fondamentali e le valutazioni correnti, Capital Group ritiene che il debito EM offra opportunità interessanti in un orizzonte di 2-3 anni. “Credo che le prospettive siano buone per quei mercati che possono fare affidamento su fondamentali migliori. E a mio avviso le migliori opportunità sono ora nel sud-est asiatico: i Paesi dell’area vantano infatti prospettive di crescita più interessanti e mercati più stabili, e hanno anche fatto progressi sul versante delle riforme“. Oltretutto, la regione non è penalizzata dai rischi di default che gravano sull’America Latina o dai problemi di indebitamento che riguardano invece l’Europa. “Questi fattori hanno conferito al debito EM del sud-est asiatico una capacità di tenuta maggiore rispetto a molti altri – dice Spence – Per quanto riguarda la nostra esposizione, preferiamo il debito in valuta locale piuttosto che in dollari Usa”. La tesi di Capital Group è che in genere le obbligazioni in dollari USA sono maggiormente legate al credito (sostenibilità del debito) e, poiché la regione ha tendenzialmente una qualità più elevata, gli spread possono essere meno allettanti. In confronto, il debito in valuta locale è più dinamico, essendo influenzato da fattori quali inflazione, tassi e crescita. “Considerando che i Mercati Emergenti sono in una fase storica di evoluzione, caratterizzata da un calo dell’inflazione e dal progredire delle riforme, tendiamo a considerare più interessanti i rendimenti delle obbligazioni in valuta locale, anche perché molte di esse hanno ormai curve dei rendimenti completamente formate“, dice Spence.
Torna l’interesse sulla Grecia
Oltre ai mercati asiatici, Capital Group individua opportunità anche tra i periferici europei. “In controtendenza, alcune valutazioni stanno diventando tanto interessanti da riuscire a controbilanciare i fondamentali negativi – dice Spence – Per esempio, pur avendo una situazione ancora traballante a livello di fondamentali, la Grecia appare un investimento proficuo alle valutazioni correnti, poiché sono prevedibili finanziamenti a breve termine da parte dell’Eurogruppo e del Fondo monetario internazionale“.