Notizie Notizie Italia Fine dei giochi per governo M5S-Lega. Premier Conte attacca Salvini e annuncia dimissioni

Fine dei giochi per governo M5S-Lega. Premier Conte attacca Salvini e annuncia dimissioni

Pubblicato 20 Agosto 2019 Aggiornato 21 Agosto 2019 08:59

Si chiude oggi, martedì 20 agosto, l’esperienza del governo M5S-Lega, con un divorzio che fin dall’avvento di questo esecutivo era stato dato per scontato:  dopo aver pronunciato il suo discorso al Senato, il premier Giuseppe Conte ha annunciato l’intenzione di rassegnare le dimissioni. “Ascolterò con estrema attenzione tutti gli interventi che seguiranno, ma intendo completare questo passaggio istituzionale preannunciando che mi recherò alla fine del dibattito dal presidente della Repubblica per rassegnare le mie dimissioni nelle sue mani”.

Poco prima aveva detto: “La crisi in atto compromette inevitabilmente l’azione di governo che qui si arresta“.

Tutta colpa – e Conte lo ha ribadito a più riprese – della crisi aperta dalla Lega, che tra l’altro, ha fatto notare il premier, si è contraddetta, decidendo di aprire la crisi e, al contempo, di non ritirare i ministri.

“E’ difficile oggettivamente conciliare la presentazione della mozione di sfiducia con la permanenza in carica dei ministri”.

C’è da dire che l’atto finale del governo M5S-Lega che si è consumato in Senato, non senza alti momenti di tensione – esplosi soprattutto quando a prendere la parola dopo Conte è stato Salvini – è stato soprattutto una resa dei conti tra il premier e il vicepremier leghista.

Oltre ad accusare la Lega di aver macchiato 14 mesi di attività di governo, e di non aver rispettato le stesse misure di protezione sociale che sono state varate dall’esecutivo, come il reddito di cittadinanza e quota 100, Conte ha colpito Salvini sulla questione russa:

“Se tu avessi accettato di riferire qui in Senato sulla vicenda russa, vicenda che oggettivamente merita di essere chiarita anche per i riflessi sul piano internazionale, avresti evitato al tuo presidente del Consiglio di presentarsi al suo posto rifiutandoti per giunta di condividere con lui le informazioni di cui sei in possesso”.

Ancora, Salvini è stato ammonito per aver accostato in più di un’occasione, “accanto agli slogan politici, i simboli religiosi”.  L’esibizione nei comizi di simboli religiosi, ha detto il premier ormai ex (anche se fino a oggi i rumor non escludevano un Conte bis) “nulla ha a che vedere con la libertà di coscienza religiosa, ma più con una incoscienza religiosa” e rischia “di offendere il sentimento dei credenti e di oscurare il principio di laicità, tratto fondamentale dello Stato moderno”. Parole sprecate, quelle di Conte, visto che Salvini ha ribattuto baciando il rosario.

Conte ha criticato il leader della Lega anche per aver invocato pieni poteri appellandosi alla volontà degli italiani:

Caro ministro del’Interno, caro Matteo ti sei assunto una grande responsabilità di fronte al paese, hai chiesto pieni poteri per governare e ti ho sentito convocare le piazze. Questa tua concezione mi preoccupa”.

Alla fine del suo discorso, nell’annunciare le sue dimissioni, Conte ha ringraziato il sostegno di cui lo ha “onorato” il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, “supremo garante che guiderà il paese in questo delicato passaggio istituzionale”. E ha detto: “Viva la Patria, viva l’Italia”.

Un discorso duro, quello del presidente del Consiglio: una carrellata di moniti non tanto contro il politico, quanto contro la persona di Matteo Salvini. Una mossa, allo stesso tempo, forse azzardata, visto che il vicepremier leghista ha colto la palla al balzo presentandosi agli occhi degli italiani come una sorta di vittima fino a oggi inconsapevole. Vittima della falsità di Conte, ha lasciato intendere, laddove ha esordito con stupore, nel prendere la parola subito dopo il discorso del premier:

Pericoloso, autoritario? Bastava il Saviano di turno per questa sequela di insulti, non il premier. Un Saviano, un Travaglio, un Renzi, non il premier. Mi dispiace – ha fatto notare ironicamente – che mi abbia dovuto mal sopportare per un anno, non me ne ero accorto, me ne dolgo”.

Per non parlare della frase proferita verso la fine, quando ha detto: “Sono contento di aver cominciato a lavorare con lei l’anno scorso e non coltiverò mai la rabbia e il rancore che sento da parte di qualcuno: omnia vincit amor, l’amore vince sempre, non ho paura. Avete scelto il bersaglio, eccomi, avete scelto il nemico dell’Italia e dell’Europa, eccomi, sono pronto a sacrificarmi. Non ho paura”.

Subito al voto, ha chiesto Salvini:

“La via maestra è chiedere ai nostri datori di lavoro, che sono i cittadini italiani. L’Iva non aumenta se si vota a ottobre”.  “La via maestra è quella delle elezioni – ha ribadito – ma se volete andare avanti noi ci siamo: tagliamo i parlamentari e poi andiamo a votare. Se poi uno volesse metterci una manovra economica coraggiosa, ci siamo. Se invece volete governare con Renzi, Boschi e Lotti, auguri e auguri agli italiani”.

Salvini non si è smentito e ha rivendicato anche il proprio orgoglio di cattolico: “Presidente Conte, lei fa torto ai cattolici e agli elettori italiani quando pensa che votino in base a un rosario. Gli italiani votano con la testa. Io credo e non ho mai chiesto protezione per me, ma la protezione del cuore immacolato di Maria per il popolo italiano la chiedo finché campo. Non me ne vergogno, anzi. Ne sono ultimo e umile testimone, state facendo un torto al buon senso prima ancora che alla fede del popolo italiano”.

Al Transatlantico del Senato, Salvini si è tolto poi più di un sassolino dalla scarpa:

“Più che da avvocato del popolo oggi Conte ha parlato da pubblica accusa... Mi aspettavo che disegnasse l’Italia da qui a 30 anni, non che dipingesse il ministro dell’Interno come il più pericoloso avversario della democrazia…Oggi ha detto che autonomia, flat tax, erano quasi fatte.. Capperi, nessuno se ne era accorto…”.Poco prima il vicepremier aveva parlato dell’ipotesi di un governo giallorosso:

Se Conte si dimetterà e si ‘auto-staccherà’ la spina, confermerà che da settimane, da mesi, c’era un accordo col Pd. Se qualcuno domani si siede al tavolo con Renzi, il dubbio che da mesi qualcuno lavorava col Pd è legittimo. Io l’ho detto una settimana fa: Di Maio ha chiesto di votare il taglio dei parlamentari e poi andare al voto? Bene, facciamolo, ci sto. Se non lo fanno, vuol dire che non era una loro priorità”.

Il mondo continua a guardare all’Italia, e per qualcuno il vero pericolo è proprio un governo a guida Lega, che rinnovi la retorica no-euro, come ha fatto notare un articolo dell’emittente tedesca Deutsche Welle.