Notizie Valute e materie prime La Fed mette mano al tasso di sconto. Sorprende il timing, dollaro in spolvero

La Fed mette mano al tasso di sconto. Sorprende il timing, dollaro in spolvero

19 Febbraio 2010 10:36

La Fed coglie di sorpresa i mercati, soprattutto per il timing della mossa. Dopo la chiusura di Wall Street, la banca centrale americana ha annunciato l’aumento del tasso di sconto di 25 punti base, portati allo 0,75%, aumentando così allo 0,50% lo spread rispetto ai fed funds (fermi ai minimi storici nel range 0-0,25%). Si tratta del primo rialzo dei tassi di sconto da oltre 3 anni. La Fed ha rimarcato come tale decisione non sia un passo verso una politica monetaria più restrittiva. Rimane pertanto invariato l’outlook di politica monetaria reiterato nella riunione dello scorso 26-27 gennaio quando il comitato di politica monetaria della Fed rimarcò nuovamente come il livello dei tassi di interesse rimarrà a livelli eccezionalmente bassi ancora a lungo. Il rialzo dei tassi di sconto, si legge nella nota della Fed, va inteso come un’ulteriore normalizzazione delle lending facilities della Fed.

 

“Questa decisione non è da leggersi come l’avvio di una restrizione monetaria cui seguirà nell’immediato anche un rialzo dei Fed funds – spiegano gli analisti dell’ufficio studi di Intesa Sanpaolo -. Come la stessa Fed ha tenuto a precisare è da interpretarsi come una mossa di normalizzazione, e non rappresenta un segnale di modifica del sentiero di politica monetaria”. Secondo gli esperti la combinazione dell’ultime mosse della Fed e la cautela che ha espresso nel valutare la ripresa degli Stati Uniti dovrebbe sostenere la stabilizzazione del dollaro e un modesto graduale consolidamento. “La decisione a sorpresa della Fed ha fortemente penalizzato l’euro, non tanto per la mossa in sé, attesa dai mercati, quanto per il timing”, hanno precisato gli analisti di Intesa Sanpaolo.

Quali i prossimi passaggi per la Fed? Secondo gli esperti di Société Générale la banca centrale americana potrebbe abbandonare a partire dal prossimo meeting del Fomc (in agenda il 16 marzo) l’impegno di mantenere tassi di interesse a livelli molto bassi per un esteso periodo di tempo. “Saremmo molto sorpresi se nella prossima riunione non arrivasse alcun segnale di cambiamento significativo”, precisano da SocGen.

La prima reazione dei mercati è stata alquanto negativa con Tokyo in calo di oltre il 2% nell’ultima seduta dell’ottava, così come la Borsa di Hong Kong. Meno emotiva la reazione delle Borse europee che viaggiano in calo di meno di 1 punto percentuale. Mossa della Fed che ha provocato soprattutto una forte accelerazione al rialzo del dollaro con cross dollaro/yen schizzato in area 92 ed euro/dollaro sui minimi a 9 mesi sotto quota 1,35 (toccato minimo a 1,3444). La moneta unica europea ha poi progressivamente recuperato parte del terreno perso sfruttando anche le buone indicazioni arrivate dagli indici Pmi dell’Eurozona. In particolare l’indice Pmi manifatturiero è salito a  54,1 punti a febbraio. Si tratta della lettura preliminare. Le attese erano ferme 52,7 punti dai 52,4 del mese precedente. Lievemente sotto le attese invece l’indice Pmi servizi sceso a 52 punti dai 52,5 del mese precedente.