Fed lancia (finalmente?) alert bolla. Mentre Dogecoin +12.000% YTD avverte anche su rischio criptovalute, meme stock, SPAC e Ipo
E alla fine (per qualcuno finalmente?) la Fed lancia l’allarme bolla. O quasi. Ammettendo pure di aver paura di quell’euforia che ha per oggetto il mondo delle criptovalute, delle SPAC e delle stesse Ipo in generale, delle meme stock. Come potrebbe essere diversamente, se si considera che la valuta parodia Dogecoin, fresca dei recenti rialzi, è volata dall’inizio del 2021 di ben il 12.000%?
Nel suo rapporto di metà anno Financial Stability Report, la banca centrale americana guidata da Jerome Powell avverte così che l’aumento dei prezzi degli asset del mercato azionario, e anche di altri mercati, è sempre più una minaccia per il sistema finanziario: sistema che, ha puntualizzato l’istituzione, è rimasto ampiamente stabile anche durante la pandemia Covid-19.
Ora, però, il rischio che questa stabilità venga intaccata c’è, e sta anche crescendo.
“In parte i prezzi elevati degli asset riflettono il continuo basso livello dei rendimenti dei Treasuries – si legge nel rapporto – Tuttavia, le valutazioni di alcuni asset sono alte rispetto ai valori storici, anche utilizzando parametri che tengono in considerazione i tassi dei Treasuries”.
Di conseguenza, “i prezzi degli asset potrebbero essere vulnerabili a ribassi significativi, nel caso in cui l’appetito per il rischio si smorzasse”.
Con un comunicato che ha accompagnato l’analisi, la governatrice della Fed Lael Brainard ha sottolineato inoltre l’importanza di monitorare la situazione, rimarcando la necessità di assicurarsi che il sistema sia fornito di dispositivi di protezione appropriati: nei momenti di espansione dell’attività economica, per esempio, si potrebbe chiedere alle banche americane di raccogliere maggiori quantità di capitale, per disporre prontamente di cuscinetti nel caso in cui dovesse presentarsi una nuova crisi.
Il rapporto ha parlato anche del rischio che gli hedge fund e altre istituzioni finanziarie non bancarie si trasformino in potenziali minacce al sistema finanziario.
“Le vulnerabilità associate all’elevato appetito per il rischio stanno aumentando – ha detto Brainard – In diverse asset class le valutazioni hanno continuano a salire rispetto a livelli che, già lo scorso anno, erano elevati”. Di conseguenza “la combinazione di valutazioni tirate e di livelli di debiti corporate molto alti merita di essere osservata, per il potenziale che ha di amplificare gli effetti di un evento di re-pricing“.
Nello specifico, il rapporto fa riferimento a settori particolari come l’energia, il turismo e l’alberghiero, che presentano vulnerabilità particolarmente elevate, a causa della sensibilità alle notizie che riguardano la pandemia.
Altre minacce potenziali citate sono state quelle che arrivano dal mercato monetario e dai fondi aperti.
Fed avverte su criptovalute, euforia criptovalute, SPAC e IPO
Di fatto, motivi per mettere in allerta la Fed ce ne sono eccome.
Grazie agli assist che sono arrivati in realtà dalla stessa Fed per blindare l’economia – e i mercati – dagli effetti della pandemia Covid-19, così come dagli aiuti senza precedenti lanciati da Capitol Hill, lo S&P è schizzato dell’88% dai minimi testati nel marzo del 2020, inanellando record continui.
Il debito a margine, utilizzato per finanziare le speculazioni sulle azioni, ha testato anch’esso valori record, mentre i tassi sui corporate bond con rating junk sono scesi ai minimi storici.
La più alta espressione della speculazione ha visto protagoniste soprattutto le criptovalute, con il Bitcoin che è schizzato dai minimi del 2020 del 600%, da $7000 a $54.000, senza considerare il record di sempre testato alla metà di aprile attorno a $65.000.
E che dire del dogecoin, volato del 12.000% dall’inizio del 2021?
Dal rapporto della Fed emerge che la banca centrale ha identificato il rischio di bolle – senza proferire mai la parola ‘bubble’ – anche nei mercati delle Ipo, delle SPAC e in alcuni meme-stocks, quelle azioni su cui esplodono boom di trading dopo che i nomi delle rispettive società sono diventati per qualche motivo virali sui social media (vedi caso GameStop):
“Contrariamente ai segnali contrastati che arrivano dai parametri basati sui prezzi, alcuni parametri non basati sui prezzi suggeriscono che l’appetito degli investitori verso il rischio azionario è elevato rispetto alla storia”, si legge nel report -D’altronde, la crescita delle Ipo è ai livelli record dagli anni ’90. In più, una fetta crescente di Ipo avviene attraverso le SPAC, che sono società non attive create specificamente per emettere azioni e per acquisire successivamente una società esistente operativa”.
Un articolo di Bloomberg fa notare come la Fed, con la pubblicazione del report di ieri, sia stata a un passo dal proferire la parola bolla: “la Federal Reserve non può dire ‘bolla’, ma lo ha quasi fatto, e avrebbe potuto forse farlo, proprio nel report sulla stabilità finanziaria pubblicato giovedì pomeriggio, in cui ha usato l’espressione meme stock non una volta, non due volte, ma per ben tre volte”.
Sempre l’articolo di Bloomberg segnala che una ricerca veloce del termine “crypto” nel rapporto della Fed fa apparire sullo schermo una tabella che mostra che le criptovalute vengono considerate alla stregua del nono shock potenziale,nel corso dei prossimi 12-18 mesi, più citato.
La Fed parla anche del fondo Archegos che, con la sua liquidazione shock, ha fatto ritornare l’incubo della finanza da roulette, mettendo nei guai anche un bel po’ di banche, del calibro di Credit Suisse e Nomura.
Di fondo, rimane la spiacevole sensazione che la Fed sia stata complice, se non principale responsabile, della bolla speculativa che essa stessa teme. Sarà per questo che, per Jerome Powell & Co, il termine bolla rimane ancora un tabù.