Fed in scena stasera, i temi sul tavolo di Powell: tagli 2025, dati chiave e Trump

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La prima riunione di politica monetaria della Fed nel 2025, che si concluderà questa sera, lascerà i tassi fermi, ma non per questo mancheranno spunti interessanti per gli investitori. Focus in particolare sui toni del comunicato stampa e del presidente Powell, nella consueta conferenza stampa post-meeting. Tra gli argomenti da monitorare, le osservazioni su inflazione, crescita e mercato del lavoro, eventuali indicazioni sul tasso neutrale e la risposta alle incursioni di Trump nel campo della politica monetaria.
Fed propensa a lasciare fermi i tassi
La decisione di stasera è più che mai scontata, almeno secondo i trader che assegnano una probabilità del 99,5% al mantenimento dei tassi sui livelli attuali. Il costo del denaro dovrebbe dunque rimanere nel range 425-450 punti base, dopo i tre tagli effettuati negli ultimi mesi dell’anno scorso, che lo hanno complessivamente ridotto di 100 punti base.
Alla luce degli ultimi dati e dell’incertezza legata alle prossime mosse di Trump, la Fed ha spazio per mantenere i tassi su livelli ancora restrittivi, nel tentativo di riportare l’inflazione verso il target del 2% senza frenare eccessivamente l’economia a stelle e strisce.
I prossimi dati da monitorare per la Fed
Gli operatori presteranno particolare attenzione ai commenti di Powell sul quadro macroeconomico. L’inflazione è ancora significativamente superiore all’obiettivo della banca centrale, ma il mercato del lavoro rimane solido e l’economia continua a crescere ad un tasso sostenuto, lasciando un discreto margine di manovra ai funzionari nel perseguire il loro doppio mandato di stabilità dei prezzi e piena occupazione.
I prossimi indicatori nel radar saranno il Pil, in uscita domani, e il core Pce, la misura di inflazione preferita dalla Fed, in calendario venerdì. Per quanto riguarda la crescita del quarto trimestre 2024 è attesa un’espansione annualizzata del 2,7%, contro il 3,1% registrato dal Pil nei tre mesi precedenti. L’indice dei prezzi per la spesa dei consumatori, al netto delle componenti più volatili, dovrebbe essere rimasto stabile al 2,8% a dicembre. Focus poi sul job report di venerdì prossimo (7 febbraio), in vista del prossimo meeting di politica monetaria, in programma il 19 marzo.
Le prospettive sui tagli nel 2025
Le ultime letture hanno spinto diversi responsabili di politica monetaria a rivedere le loro prospettive sui tagli dei tassi, prevedendo meno mosse nel corso dell’anno. Tuttavia, è improbabile che i membri del Fomc si impegnino su un sentiero predefinito, in attesa di valutare i prossimi dati e l’influenza sull’economia delle politiche di Trump in tema di commercio, immigrazione, tasse e deregulation.
Per Gregory Daco, capo economista di EY, la Fed “sta saltando un taglio dei tassi, ma vuole mantenere il più possibile la possibilità di modificarli ulteriormente nel corso dell’anno”.
Secondo David Pascucci, analista dei mercati per XTB, i numeri chiave per capire se il prossimo taglio sia rimandato a marzo o a maggio saranno quelli sul mercato del lavoro, che “saranno oggetto di modifiche da parte del Bls” in termini di rilevazione dei nonfarm payrolls e disoccupazione.
Al momento, il mercato sconta pienamente un’altra riduzione entro fine anno, per un allentamento complessivo di 50 punti base nel 2025.
Attenzione al comunicato Fed
Il primo elemento da monitorare stasera sarà il comunicato stampa in uscita al termine dell’incontro del Fomc. Gli osservatori non si aspettano grandi modifiche rispetto all’ultimo appuntamento di dicembre.
Secondo il capoeconomista di EY, l’attuale formulazione (“nel considerare l’entità e la tempistica di ulteriori modifiche, il comitato valuterà attentamente i dati in arrivo, le prospettive in evoluzione e l’equilibrio dei rischi”) offre già una flessibilità sufficiente per modificare l’approccio in base ai cambiamenti dello scenario economico, se necessario.
Dai verbali dell’ultimo meeting è emerso che “un certo numero” di funzionari ha incluso nelle proiezioni economiche ipotesi provvisorie sui piani di Trump e “quasi tutti i partecipanti” hanno riscontrato un aumento dei rischi al rialzo per l’inflazione. In ogni caso, è improbabile che vengano fornite previsioni aggiuntive prima della riunione di marzo.
Tasso neutrale, quanti tagli prima di raggiungerlo?
Un altro tema caro agli investitori è il cosiddetto “tasso neutrale”, il livello dei costi di finanziamento che non stimola né frena l’economia.
Nell’ultimo anno, i responsabili hanno rivisto al rialzo le loro aspettative sul tasso neutrale, ipotizzando dunque un livello terminale più elevato rispetto al passato. È dunque interessante cercare di individuare il range entro cui potrebbe collocarsi, per capire quanto e a che ritmo possano ancora diminuire i tassi.
Secondo lo strumento di CME Group che monitora le aspettative sui tassi della Fed, a fine 2026 il costo del denaro dovrebbe collocarsi al 3,5-3,75%, 75 bp più in basso rispetto ad oggi.
Powell chiamato a rispondere a Trump
Infine, alcune domande a Powell verteranno presumibilmente sulle ultime frecciatine di Trump verso la banca centrale. Il presidente statunitense, infatti, ha chiesto di abbassare rapidamente i tassi, aggiungendo che si aspetta un approccio simile da parte delle altre banche centrali nel mondo.
“Penso di conoscere i tassi di interesse molto meglio di loro, sicuramente molto meglio di chi è principalmente responsabile per queste decisioni”, ha affermato Trump il 23 gennaio, in un apparente riferimento a Powell. In passato il chairman della Fed ha spesso deviato o ignorato i commenti del tycoon, ma ha anche ribadito la propria indipendenza e quella dell’istituto di cui è a capo.
“La Fed dovrà probabilmente fare i conti con gli sforzi di Trump per influenzare la politica monetaria, sia tramite nomine sia per mezzo di altre iniziative”, ha affermato Michael Feroli, capo economista Usa per JPMorgan.