Fed, il ciclo dei rialzi dei tassi è terminato, per ora
Nessuna sorpresa dalla Fed, la banca centrale americana ha lasciato i tassi invariati nel range 5,25-5,5% sui massimi da 22 anni. Il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell ha lasciato intendere che il ciclo dei rialzi dei tassi di interesse potrebbe essere finito, per ora, ma non ha escluso del tutto altri aumenti dei tassi di interesse.
Gli indici azionari hanno colto positivamente le parole di Powell, il Nasdaq ha chiuso in rialzo dell’1,6% a 13,061 punti anche l0 S&P 500 ha chiuso la seduta in rialzo dell’1,05% a 4,237 punti. Più moderate le mosse del rendimento dei Treasury a 10 anni, che hanno segnato un calo dello 0,3% a quota 4,7%.
Fed, il ciclo di inasprimento è finito
Al meeting di settembre la maggior parte dei funzionari della Fed prevedeva un ulteriore aumento dei tassi nel 2023, ma la linea di alcuni di loro è cambiata nelle ultime settimane grazie al calo dei prezzi. Mercoledì Powell ha fatto eco a questo sentiment sottolineando ripetutamente quanto l’inflazione sia diminuita, piuttosto che enfatizzare la forza dell’economia americana.
“Sembra che questa sia una Fed che davvero non vuole alzare più i tassi”, ha affermato Mark Cabana, Analista di Bank of America.
“La Fed ha comunque ancora un orientamento restrittivo – è molto più probabile che nei prossimi mesi proceda a rialzi piuttosto che a tagli – ma non mi aspetto che ciò accada e non è sembrato che nemmeno Powell li preveda. Scrive in una nota Eric Winograd, Senior VP e US Economist, AllianceBernstein. Mi sembra, infatti, che la Fed non ritenga necessario alzare ancora i tassi e sono d’accordo con loro: il ciclo di inasprimento è finito. Con le aspettative di inflazione ben ancorate, il FOMC può permettersi di mantenere i tassi stabili a un livello elevato per un periodo prolungato, piuttosto che doverli alzare ulteriormente nel breve termine. I tassi sono quindi destinati a rimanere alti più a lungo, ma la durata è più importante dell’aumento.”
La decisione della Fed di mercoledì arriva in un momento delicato per i mercati finanziari perché il rendimento del T-Note a 10 anni è aumentato rapidamente – di quasi 1 punto percentuale – a luglio dopo l’ultimo rialzo dei tassi di 25pb della Fed.
“Ritengo probabile che i tassi rimangano fermi almeno fino alla seconda metà del prossimo anno, quasi un anno dopo l’ultimo rialzo. Afferma Winograd. Ciò significa che la politica sarà probabilmente restrittiva, con una conseguente crescita inferiore al trend, fino al 2024 e al 2025.”
Usa, il quadro macroeconomico
La Fed ha cercato di bilanciare due rischi. Da un lato non volevano esagerare con gli aumenti dei tassi per evitare di causare una recessione pesante. Dall’altro non volevano consentire all’inflazione di riaccelerare o di stabilizzarsi su livelli ben al di sopra del loro obiettivo del 2%. “Questi due rischi ora sono più vicini all’equilibrio”, ha detto Powell.
Incalzato sulla questione se la Fed avesse alzato i tassi a un livello sufficientemente alto per ridurre l’inflazione, Powell ha affermato: “Non siamo sicuri di non averlo fatto, ma non siamo sicuri di averlo fatto”.
Sul lato dati macro l’inflazione negli Stati Uniti ha continuato a raffreddarsi. Secondo il Dipartimento del Commercio, l’inflazione core, depurata dai beni volatili come alimentari ed energetici, che ha raggiunto il picco del 5,6% lo scorso anno, è scesa ad un tasso su base annuale al +2,8% nel periodo aprile-settembre. Mentre l’inflazione headline (CPI) si è attestata al +3,7% su base annuale e dello +0,4% nel mese di settembre. Ha sorpreso positivamente la crescita del Pil degli Stati Uniti nel terzo trimestre dell’anno con un +4,9% e un +2,9% su base annuale. Anche il mercato del lavoro statunitense è piuttosto solido. Nel mese di settembre i non-farm payrolls ovvero le nuove busta paga escluso il settore agricolo sono aumentate di 336.ooo unità con un tasso di disoccupazione al 3,8%.