Fed alza tassi: dot plot da falchi, più strette in 2018-19. E da Bank of Japan tapering bond record
Fed più ottimista e dunque più aggressiva sul fronte dei tassi; idem la Bank of Japan, che lancia il più grande tapering di sempre, mentre la Bce di Mario Draghi pronta a dare l’addio (accadrà oggi?) al programma di Quantitative easing. In attesa che l’Eurotower scopra le sue carte, indicazioni su come la politica monetaria globale sta cambiando volto sono arrivate nelle ultime ore dalla Federal Reserve di Jerome Powell e dalla Bank of Japan di Haruhiko Kuroda.
Come da attese, la Federal Reserve ha alzato i tassi di riferimento a breve termine di un quarto di punto percentuale, al nuovo range compreso tra l’1,75% e il 2%. La banca centrale ha indicato che altre due ulteriori strette monetarie sono probabili entro la fine dell’anno: il conto finale degli interventi previsti per il 2018 sale così a quattro, rispetto ai tre precedentemente attesi dalla stessa Fed, come indicato nei mesi precedenti dal dot plot.
Per il 2019 Powell & Co. puntano ad altre tre strette monetarie: i tassi di lungo termine sono stimati al 2,9%, dopo il picco del 3,4% previsto per il 2020.
In tutto, dunque, ben sette rialzi dei tassi previsti per il biennio 2018-2019, che porteranno il costo del denaro Usa a superare il livello “neutrale” nel 2019, un po’ in anticipo rispetto a quanto atteso.
Diverse le variazioni apportate sia al comunicato che ha accompagnato l’annuncio sui tassi, sia all’outlook che la Fed diffonde su base trimestrale.
Nell’aggiornamento dell’outlook il Fomc – braccio di politica monetaria della Fed – ha scritto di prevedere che l’inflazione core raggiungerà il target del 2% fissato dalla stessa banca centrale entro la fine dell’anno, e che sempre entro il 2018, la crescita del Pil Usa sarà, per l’anno intero, del 2,8%.
In entrambi i casi – inflazione ed espansione economica – le previsioni sono state riviste al rialzo rispetto alle precedenti stime di marzo dello 0,1%, avallando un dot plot (outlook su aumento tassi stilato dalla stessa banca centrale) più aggressivo rispetto a quelli precedenti.
Il Fomc ha anche tagliato le previsioni sul tasso di disoccupazione al 3,6% entro la fine dell’anno, rispetto all’attuale 3,8%, che era stato stimato a marzo.
Nel comunicato, la Commissione ha affermato che l’economia degli Stati Uniti continua a crescere a un ritmo solido, rispetto al ritmo moderato del comunicato di maggio.
Le spese delle famiglie, inoltre, “hanno accelerato il passo”: anche questa è una asserzione che presenta uno scenario migliore rispetto a quello del comunicato precedente, in cui si parlava di crescita moderata; sul tasso di disoccupazione, si legge che “è sceso”, rispetto alla frase precedente “è rimasto basso”.
La frase che meglio riassume la nuova view della Fed è la seguente:
“La Commissione prevede che ulteriori rialzi graduali del target range per i tassi sui fed funds saranno coerenti con l’espansione sostenuta dell’attività economica, con le condizioni solide del mercato del lavoro e una inflazione vicina all’obiettivo simmetrico del 2% nel medio termine”.
Il dot plot più aggressivo si traduce, per la fine del 2018, in una mediana dei tassi attesa dalla Fed più alta al 2,375%, rispetto al 2,125% di marzo; per il 2019 la mediana sale al 3,125% rispetto al 2,875% di marzo; per il 2020 e più in avanti, le mediane sono rimaste invece invariate rispettivamente al 3,375% e al 2,875%.
Arrotondando le cifre, la Fed prevede che i tassi sui fed funds saliranno dal 2,1% (precedentemente atteso) al 2,4% alla fine del 2018; dal 2,9% al 3,1% nel 2019; per il 2020, le stime sono state lasciate invariate al 3,4%, mentre nel più lungo periodo le previsioni sono di tassi al 2,9%.
Detto questo, alcune dichiarazioni rilasciate dal numero uno della Federal Reserve Jerome Powell, nel corso della conferenza stampa successiva alla pubblicazione del comunicato, invitano a non cantare vittoria troppo presto:
“Iniziamo a ricevere indiscrezioni su aziende che sarebbero riluttanti a fare nuovi investimenti e ad assumere. In questo momento, non intravediamo però affatto una situazione del genere nei numeri, visto che l’economia è molto forte, così come sono solidi il mercato del lavoro e la crescita”. Di conseguenza, Powell definisce quelle indiscrezioni più un rischio che non la fotografia della realtà attuale.
Rischio legato, così come ha detto lo stesso Powell, alle preoccupazioni delle aziende per i dazi che Donald Trump ha lanciato contro il mondo intero e dunque ai timori di un commercio orientato al protezionismo.
Occhio a mossa Bank of Japan nel Bce Day
Tornando alle prossime mosse delle banche centrali in generale, nel Bce Day, un’altra importante svolta arriva dalla Bank of Japan di Haruhiko Kuroda.
La Banca centrale del Giappone, di fatto, ha lanciato il tapering più grande di sempre, andando avanti in quel percorso che va avanti da almeno lo scorso luglio.
Il tapering ha colpito i bond a tre e cinque anni, che sono stati acquistati per un valore complessivo di 300 miliardi di yen, meno dei 330 miliardi acquistati lo scorso 6 giugno.
Gli altri acquisti di titoli di stato giapponesi non sono stati interessati da variazioni: la Bank of Japan ha acquistato oggi anche bond a 10-25 anni per 190 miliardi, come lo scorso 8 giugno; bond con scadenza superiore ai 25 anni per 70 miliardi di yen, come lo scorso 8 giugno; bond a 1-3 anni per 250 miliardi come lo scorso 6 giugno.
In attesa della Bce, la sensazione è che tutta quella marea di liquidità che le banche centrali hanno iniettato nei vari sistemi finanziari a livello globale, si stia ritirando; e che, prima che torni a ingrossarsi, passerà del tempo.