Notizie Notizie Mondo Facebook peggio di Lehman, nuovi minimi storici. Ma Zuckerberg non vende

Facebook peggio di Lehman, nuovi minimi storici. Ma Zuckerberg non vende

5 Settembre 2012 07:39
Il calo dei prezzi di Facebook non sta creando problemi agli investitori, ma “crea dubbi anche all’interno della società sulla sua capacità di mantenere e attrarre ingegneri capaci, linfa vitale di qualsiasi società tecnologica”. Sono le parole con cui il New York Times commenta l’ennesima debacle del titolo legato al social network, che ieri è crollato sotto i 18 dollari per azione e ha toccato il nuovo record negativo dei 17,55 dollari, scontando il taglio di target price da parte di Jp Morgan – da 45 a 30 dollari – per poi risalire nell’afterhours a 18,02 dollari.
La parziale ripresa del titolo è dovuta all’iniezione di fiducia che Mark Zuckerberg ha cercato di dare al mercato, comunicando di non avere intenzione di vendere le proprie azioni della società per 12 mesi almeno, e di aver predisposto un buyback di 101 milioni di azioni per quando queste verranno rimesse sul mercato dai dipendenti. Lo staff di Facebook infatti vedrà cadere le restrizioni alla vendita di azioni proprie sei giorni dopo la presentazione dei dati trimestrali del 23 ottobre, con due settimane di anticipo rispetto alla data del 14 novembre inizialmente prevista per l’inizio della vendita delle quote dei dipendenti.
In 90 giorni di scambi, nota il quotidiano statunitense, Facebook ha bruciato oltre la metà del proprio valore, calando di 50 miliardi di dollari: peggio, cioè, di quanto abbia fatto Lehman Brothers nell’intero anno precedente alla sua bancarotta. Gli investitori guardano con preoccupazione alla gestione manageriale della società di Menlo Park: oltre al Ceo Mark Zuckerberg, che a suo dire non ha mai messo il lucro tra i primi obbiettivi della sua creatura, anche il direttore finanziario David Ebersman suscita qualche dubbio nella comunità economica internazionale. Il peccato originale di Facebook, fa notare il New York Times, viene proprio dal Cfo, il quale al momento della quotazione ha autorizzato un prezzo di 38 dollari quando la forchetta individuata inizialmente dalla società spaziava dai 29 ai 34 dollari, e che ha messo sul mercato 25 milioni di azioni in più del previsto negli ultimi giorni prima dell’Ipo.