Fabi: ‘per banche italiane 44 mld utili in quattro anni con tagli personale’. Il sindacato dice basta
Buone notizie per la redditività delle banche italiane, meno per il personale delle banche stesse, colpito da pesanti tagli: dai numeri elaborati dalla Fabi (Federazione autonoma bancari italiani) sulla base dei dati della Bce, di Bankitalia e dei bilanci dei gruppi bancari -dati anticipati dall’Agi – emerge infatti che, nel periodo compreso tra il 2017 e il 2020, le banche italiane incasseranno utili per un valore di 44 miliardi di euro. Merito, si legge nel rapporto del sindacato, di un taglio delle spese del personale e di un cost-income (il rapporto tra costi operativi e margine di intermediazione) fra i migliori di Europa.
Non manca nell’analisi della Fabi, che è stata ripresa dai principali quotidiani italiani, il tono polemico, che è stato rinfocolato tra l’altro di recente dallo shock sui numeri dei tagli al personale che UniCredit si starebbe apprestando a varare.
Il titolo del rapporto dice tutto: “Per le banche 44 miliardi di utili in quattro anni con tagli al costo del personale”. Tanto che il segretario generale della federazione, Lando Maria Sileoni, non la manda certo a dire:
“Se non ci saranno più assunzioni, la Fabi non firmerà più accordi sui piani industriali. Alcuni gruppi, con espedienti e furberie, aggirano il contratto nazionale”.
Nel dettaglio, “nel 2017 e nel 2018, sono già stati realizzati 10 miliardi di utili l’anno, con il miglior risultato dal 2009. Nel 2019, secondo stime Abi si arriverà a 10,9 miliardi e a 14,3 miliardi nel 2020. Anche i costi operativi, che comprendono spese generali e spese per il personale, sono diminuiti passando dai 60,6 miliardi del 2016 (32,2 miliardi per il personale), a 55,8 del 2017 (30,2 miliardi per il personale) e 54,8 del 2018 (28,5 miliardi per il personale). E secondo stime Abi questi costi continueranno a scendere nel 2019 e 2020 rispettivamente del 2,9% e del 2%”.
La Fabi ha certificato in particolare il miglioramento del rapporto cost-to-income, dovuto – si fa notare – soprattutto ai tagli al personale:
“Il cost-income è migliorato negli ultimi anni (63,6% nel 2018, media europea 64,1%) per due motivazioni principali: le minori spese amministrative e il costo del personale che nel 2018 è calato quasi dell’8%, soprattutto per i tagli. Tutti gli altri costi (amministravi, spese varie e consulenze) sono scesi del 4%. I costi operativi (personale e amministrativi) in Italia sono diminuiti anche rispetto ai ricavi (incidenza del 66,2% sul margine di intermediazione). Questi valori sono in linea con la media europea“.
Nello specifico, “per i primi 5 grandi gruppi bancari (Intesa, Unicredit, Ubi, Mps, BancoBpm) il costo del lavoro è stato tagliato del 7,6% contro i ricavi dei 5 gruppi scesi solo del 4%”.
Le banche italiane hanno assistito a un miglioramento, anche, dei “coefficienti patrimoniali grazie agli aumenti di capitale e alle pulizie di bilancio (svendita crediti in sofferenza) imposti dalla vigilanza bancaria (europea e italiana). Facendo un confronto con l’Europa, in Italia in 10 anni (dal 2008 al 2018) ci sono sempre meno sportelli (-25,5% contro il -27,7% dell’Ue) e calano anche i dipendenti -63.979 (-18,95) contro i 470.000 in meno dell’Ue (-17%).