L’export italiano torna ai livelli pre-crisi, dal made in Italy lavoro per 4,6 mln di addetti
Nei primi nove mesi del 2013 l’export italiano ha superato i livelli pre-crisi. Lo annuncia oggi l’Ufficio studi della CGIA di Mestre che ha calcolato come, rispetto al 2008, l’incremento medio nazionale è stato del 2,6 per cento. Nei primi nove mesi di sei anni fa l’Italia aveva esportato merci e servizi per un valore di 282,2 miliardi di euro; nello stesso periodo del 2013 il volume complessivo delle vendite all’estero ha toccato i 289,5 miliardi.
Il saldo commerciale, ovvero la differenza tra export e import, vede l’Italia segnare un +19,6 miliardi di euro nei primi 9 mesi del 2013. A livello regionale spiccano i risultati conseguiti in Emilia Romagna (+16,48 miliardi di euro), in Veneto (+10,87 miliardi) e in Piemonte (+10,18 miliardi).
Poche imprese che danno lavoro a più di un quarto degli italiani
Una piccola porzione dell’intera industria italiana che garantisce però un’ampia fetta dell’intera occupazione del Paese. Infatti le imprese italiane che operano direttamente nei mercati esteri sono quasi 191.000, pari al 4,3 per cento del totale delle aziende presenti nel nostro Paese. Gli addetti che trovano lavoro in queste realtà produttive, invece, sono quasi 4.615.000, pari al 27,5 per cento del totale.
Una piccola porzione dell’intera industria italiana che garantisce però un’ampia fetta dell’intera occupazione del Paese. Infatti le imprese italiane che operano direttamente nei mercati esteri sono quasi 191.000, pari al 4,3 per cento del totale delle aziende presenti nel nostro Paese. Gli addetti che trovano lavoro in queste realtà produttive, invece, sono quasi 4.615.000, pari al 27,5 per cento del totale.
Ponendo pari a 100 il valore complessivo delle esportazioni, le Pmi (quelle con meno di 250 addetti) rappresentano il 53,9 per cento del totale: le grandi imprese, invece, “solo” il 45,7 per cento.
“Questi risultati – segnala il segretario della CGIA, Giuseppe Bortolussi – dimostrano che le nostre produzioni, in particolar modo quelle riconducibili al cosiddetto made in Italy, sono costituite da prodotti di alta qualità ed innovazione che riescono ad imporsi soprattutto nei Paesi extra Ue; tale fenomeno avviene nonostante l’elevata quotazione dell’Euro contribuisca a penalizzare la vendita delle nostre merci nei Paesi che non adottano la nostra moneta”.
Export avanti tutta in Liguria, Toscana e Lazio
A livello territoriale, rimarca l’Ufficio Studi della Cgia di Mestre, gli aumenti percentuali più importanti tra il 2008 e il 2013 si sono verificati in Liguria (+23,4%), in Toscana (+21,3%) e nel Lazio (+20,6%). Le Regioni che, invece, hanno subìto una riduzione delle vendite all’estero sono state, in particolar modo, quelle del Sud: la Basilicata (-51,3%), il Molise (-50,5%), l’Abruzzo (-15,3%) e la Sardegna (-14,9%). In difficoltà anche la Valle d’Aosta (-23,7%) e il Friuli-Venezia Giulia (-13,1%).
A livello territoriale, rimarca l’Ufficio Studi della Cgia di Mestre, gli aumenti percentuali più importanti tra il 2008 e il 2013 si sono verificati in Liguria (+23,4%), in Toscana (+21,3%) e nel Lazio (+20,6%). Le Regioni che, invece, hanno subìto una riduzione delle vendite all’estero sono state, in particolar modo, quelle del Sud: la Basilicata (-51,3%), il Molise (-50,5%), l’Abruzzo (-15,3%) e la Sardegna (-14,9%). In difficoltà anche la Valle d’Aosta (-23,7%) e il Friuli-Venezia Giulia (-13,1%).