Notizie Notizie Mondo Eurozona: l’inflazione core resta alta, grattacapo per la Bce

Eurozona: l’inflazione core resta alta, grattacapo per la Bce

31 Marzo 2023 12:59

A marzo l’inflazione nella zona euro è scesa al ritmo più rapido mai registrato, ma la crescita dei prezzi core ha subito un’accelerazione, rafforzando probabilmente la prospettiva di ulteriori aumenti dei tassi di interesse da parte della Bce.

Inflazione headline cala al 6,9% a marzo

La prima lettura di marzo relativa all’indice dei prezzi al consumo della zona euro mostra una crescita annua del 6,9%, in rallentamento rispetto all’8,5% di febbraio. Si tratta della riduzione più rapida da quando Eurostat ha iniziato a raccogliere dati, nel 1991. La mediana delle stime raccolte da Bloomberg indicava un valore pari al 7,1%.

Il calo è quasi esclusivamente dovuto ad una riduzione dei prezzi energetici rispetto al mese di marzo 2022 (da +13,7% a -0,9%), quando erano aumentati a seguito dell’invasione russa in Ucraina. L’inflazione alimentare, che ha contribuito maggiormente all’inflazione complessiva negli ultimi mesi, è invece aumentata dal 15% al 15,4%.

Su base mensile, i prezzi al consumo evidenziano un incremento dello 0,9%, meno dell’1,1% previsto dagli analisti, ma più dello 0,8% del mese precedente.

Inflazione core in accelerazione al 5,7%

Il dato core, depurato dalle componenti più volatili (ossia i prezzi degli alimentari e dell’energia) ha registrato un’accelerazione dal 5,6% al 5,7%, in linea con le attese degli analisti, a dimostrazione del fatto che le pressioni inflazionistiche rimangono forti e persistenti.

L’aumento dell’inflazione core non sarà piaciuto alla Bce, che tiene conto in maniera particolare di questo indicatore per monitorare l’andamento dei prezzi, sebbene i funzionari abbiano chiarito che non valutano un singolo Kpi ma i dati nel loro insieme.

La persistenza dell’inflazione di fondo sottolinea come lo shock dovuto all’aumento dei costi energetici e di riscaldamento abbia portato a una fase di inflazione alimentata a livello nazionale, con le aziende intente ad alzare i prezzi mentre i lavoratori aumenti salariali per compensare la perdita del potere d’acquisto.

Bce verso nuovi rialzi dei tassi

Nell’ultima riunione della Bce, la presidente Christine Lagarde ha dichiarato che i funzionari restano alla ricerca di una “svolta al ribasso sostenuta nelle misure di inflazione sottostanti per essere fiduciosi che l’inflazione converga verso l’obiettivo a medio termine”, fissato intorno al 2%.

Il raggiungimento di questo target è diventato più complesso nelle ultime settimane a causa delle turbolenze nel settore finanziario culminate con l’acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS. Questo sconvolgimento potrebbe determinare un ulteriore inasprimento delle condizioni nel mercato del credito, sebbene la portata di questo effetto sia ancora incerta, come sottolineato anche da Isabel Schnabel, membro del comitato esecutivo della Bce.

Al momento lo stress bancario sembra in corso di attenuazione e gli indicatori economi, tra cui gli ultimi indici Pmi, segnalano un’economia resiliente. Elementi che potrebbero spingere i funzionari a mantenere un approccio di politica monetaria più aggressivo. Nell’ultima riunione la Bce si è astenuta dal fornire anticipazioni sulle mosse future, ma diversi responsabili politici, tra cui il capo economista Philip Lane, si sono espressi in favore di nuove strette sui tassi.

La view di ING

Per quanto riguarda le proiezioni, “i dati previsionali stanno diventando meno preoccupanti dal punto di vista dell’inflazione”, secondo gli analisti di ING. “I prezzi dei future per l’energia sembrano gestibili e i prezzi alla produzione alimentari si stanno allontanando dai picchi. I costi di trasporto e i problemi della catena di approvvigionamento si sono notevolmente attenuati, il che ha portato i produttori a vedere un calo delle aspettative sui prezzi di vendita.”

La questione più spinosa, invece, sembra essere legata prevalentemente ai salari. “La crescita dei salari è in aumento e con la disoccupazione ancora sui minimi – al 6,6% secondo il dato odierno di Eurostat -permangono le possibilità di pressioni al rialzo sui salari. Questo potrebbe tradursi in un’inflazione un po’ più vischiosa, soprattutto dal lato dei servizi”.

L’inflazione core “rimane una preoccupazione per la Bce”, pertanto ING prevede che i tassi salgano ancora nel breve termine. “Prevediamo un altro aumento di 25 punti base a maggio e un altro a giugno. Poiché le prospettive dell’inflazione cominciano a sembrare più favorevoli e le recenti turbolenze bancarie dimostrano che gli aumenti aggressivi non sono privi di costi, ci aspettiamo che in seguito venga raggiunto il picco.”